Chi è il mio nemico?
di Franco Adducchio –
Riflessioni sulla macro realtà del mondo rapportata alla micro realtà dei nostri paesi
Chi è il mio nemico? Da chi devo difendermi? Provo a darmi una risposta. Viviamo tutti nella stessa casa, il nostro mondo. Dovremmo essere consapevoli che se la casa crollasse non ci sarebbe scampo per nessuno. Questa consapevolezza dovrebbe indurci a vivere come fossimo una famiglia, la famiglia del genere umano, tesa a conservare l’esistenza. E’ un’illusione. Questo sentimento della famiglia umana si infrange contro il desiderio di possesso. Troppi uomini arrivano nel mondo credendo di poterne avere una fetta più grossa a scapito degli altri. Il sentirsi collettività e dedicarsi ad un’esistenza laboriosa a beneficio della coesistenza, è un principio finito. E’ nato il desiderio di arrampicarsi, gli uni sugli altri. Il nemico dell’uomo è l’uomo stesso, che vive nella sua stessa casa. Sono nati così gli imperi e, dentro di essi, gli imperatori e i sudditi che gli affidano il destino della loro vita ed il destino del mondo. Gli imperatori sono il frutto della rinuncia di molti ad essere i protagonisti del proprio destino, rinuncia che li riduce a sudditi. La causa di questa rinuncia è la paura di affrontare la vita in modo consapevole e in modo costruttivo, con la volontà di usare le proprie capacità nelle vicende collettive. Nascono così i populisti, che arrivano ad esserlo per varie strade, ma in sostanza sono tutti il frutto della rinuncia di altri. Qualcuno oggi vede la crisi della democrazia, ma c’è da chiedersi se ci sia mai stata visto che i più si sono sottomessi al volere di chi gli ha imposto di essere sudditi.
La democrazia, per essere tale, deve poggiarsi sulla libertà dell’individuo e sulla sua consapevolezza. L’uomo è un essere sociale che vive nella comunità, ma deve conservare in essa la sua individualità e la sua coscienza, guidata dai principi che egli stesso si è dato. Quando il singolo non è attore della sua stessa storia, connessa a quella della sua comunità, la democrazia è inesistente. La mancanza di libertà, anche nelle forme di apparente democrazia, determina solo una lotta di potere declinata in varie forme. Questo è vero per le comunità impero, per le comunità nazionali e purtroppo anche per le comunità dei piccoli paesi. La lotta per il potere non è altro che il desiderio di prevaricare ed è quello che minaccia il destino del mondo e l’esistenza dell’uomo. Seguendo i dibattiti spesso si può prevedere come alcuni argomenteranno i fatti. Accade quando si conosce lo schieramento cui essi appartengano. Questo è un segnale della mancanza di libertà, dell’assenza di individualità, della mortificazione dell’individuo che rinuncia al proprio giudizio e alla possibilità di compiere scelte da uomo libero. Il collocarsi in uno schieramento, senza la libertà di giudizio, produce i populisti e gli imperatori ed è qui che finisce la democrazia. Tutti apparteniamo alla comunità umana, alla comunità degli imperi, alla comunità delle nazioni ed alle comunità delle piccole realtà. Se non si esercita la libertà nelle piccole comunità, non la si riverbera neppure in quelle più grandi. Questo significa che occorre essere liberi nei fatti vicini per poi proiettarsi in quelli lontani. Questa libertà non è un’astrazione intellettuale, non è un concetto filosofico, ma è una concreta attività quotidiana da mettere in atto dovunque si poggiano i piedi.
Accantonando i grandi temi, richiamati in modo banale, rivolgo l’attenzione ai fatti di Duronia che tutti conosciamo. Nel Paese è evidente che la mancanza di libertà individuale ha prodotto la traiettoria di morte. Mi domando se esiste la libertà della persona quando si accetta che il proprio ordinamento amministrativo sia condizionato dal voto proveniente dalle residenze fittizie. Mi domando se esiste la libertà dell’individuo quando si accetta il ricatto di queste residenze fittizie. Mi domando se esiste la libertà dell’individuo quando si accetta il voto di scambio per favori ricevuti o in attesa di essere ricevuti. Mi domando se esiste la libertà dell’individuo quando si impone ai figli ed ai parenti di sostenere il voto di clan per una finalità di interesse personale. Mi domando se esiste la libertà dell’individuo quando non si esprime il proprio dissenso per paura di ritorsioni, cosa purtroppo molto frequente a Duronia. Mi domando se esiste la libertà quando c’è il controllo del voto, cosa molto semplice nei piccoli comuni. Mi domando se esiste la libertà quando le istituzioni, il Prefetto, fanno finta di non vedere questi fenomeni e nessuno si ribella. Mi domando se esiste la libertà per coloro che fanno finta di non vedere la protezione riservata a chi vive di espedienti. Mi domando se chi vive di espedienti, per sottrarsi al peso del vivere onesto, può considerarsi libero, insieme a chi lo asseconda, o risulta solo un delinquente in azione con la sua banda, nell’indifferenza di tutti. Mi domando se esiste la libertà per chi accetta di frequentare chi delinque. Mi domando se esiste la libertà per chi gioca a carte con chi commette illeciti a danno della comunità. Dove sono stati coloro che si accorgono solo oggi della crisi della democrazia!!! Potrei continuare, ma è evidente che è la mancanza di libertà ad aver ridotto l’ordinamento amministrativo del Paese ad un istituto vuoto ed incapace di un qualsiasi progetto che non sia solo quello di arraffare il più possibile. La cosa non è cominciata oggi.
Questo è lo specchio, in piccolo, di una finta democrazia svuotata del suo valore, per mano di chi non pratica la libertà personale. C’è un fatto, visto di recente, che è emblematico dell’ipocrisia che mortifica la libertà e con essa il valore umano della coesistenza. Nel Paese si è svolta una manifestazione centrata sulla storia e sulla civiltà dei Sanniti, ospitata nella chiesa. Il Paese, come era prevedibile, l’ha ignorata. Pochi sono stati i presenti. Ho partecipato con piacere insieme a molti delle zone vicine che hanno riempito la chiesa. Ho applaudito all’iniziativa, ma ho registrato anche una nota stonata. La manifestazione è stata promossa nell’ambito delle attività della sezione locale di Italia Nostra. La sua attività è quella di promuovere la ricchezza storica, archeologica, paesaggistica, culturale, artistica e quant’altro del territorio. In questo elenco manca una ricchezza che credo fondamentale: la condizione umana e sociale della comunità di oggi, e non quella passata. Banalizzando mi domando che senso ha invitare i turisti a venire nel Paese per apprezzare i suoi panorami quando, nel pomeriggio, dalle 14,00 alle 16,30/17,00, come la sera, dopo le 20,00 vi troverebbe un deserto sconfortante vissuto solo da cani e da gatti. Ha senso la cultura senza vedere ciò che accade agli individui ed ai loro rapporti sociali. Qui ho visto la nota stonata. Italia Nostra ha ringraziato per l’ospitalità il prete locale. E’ l’ipocrisia di chi conosce la verità, ma non la vede. Un prete che ignora la pastorale, ma pratica l’impresa della carità cristiana e non disdegna l’amichevole frequentazione di chi delinque. Questa ipocrisia è il segno della rassegnazione ad una traiettoria di morte per le comunità. Non credo al soprannaturale, ma dentro mi me è viva la narrazione della Bibbia. Cristo ha cacciato i Farisei dal tempio ed in questo gesto leggo un significato umano ben preciso. Per percorrere la strada della vita, la strada di una comunità viva, occorre guardare in faccia la verità e rinunciare all’ipocrisia e agli infingimenti.
Ecco ora la risposta alla mia domanda iniziale. Mi devo difendere da tutti coloro che praticano la prevaricazione a danno della coesistenza umana. Le forme di questa prevaricazione purtroppo sono molte. Questa difesa è un’attività nel basso per il basso. E’ una politica fatta con chi abita nella porta accanto. Una politica che non ha l’obbiettivo del potere, che non ha un candidato da votare, ma afferma solamente ciò che vede e pensa. Una politica per coinvolgere l’amico della porta accanto a maturare insieme una coscienza critica, tale da permettere di essere protagonisti del nostro tempo. Incamminati su questa strada si può scegliere insieme cosa fare. Anche senza il potere della politica che arraffa, c’è molto da fare, basta il convincimento e la forza delle proprie scelte. Di recente ho sentito un’intervista dell’A.D. dell’Eni che ha detto una cosa semplice che faccio mia. L’Italia soffre di immobilismo e la prima cosa da fare è quella di cambiare la testa alle persone. Aggiungo che la cosa è particolarmente vera per il Paese. Percorrendo la strada che ho scelto c’è un solo orizzonte: il rispetto della LEGGE. Su questo non si possono fare le spallucce.
di Franco Adducchio