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Andrea Vianello lascia la Rai dopo 35 anni. Un “accordo consensuale”, dicono. Ma la verità è più amara: un altro professionista di valore messo da parte, emarginato per motivi che hanno poco a che fare con la competenza e molto con il clima politico che soffoca l’azienda.

È stato un collega brillante, un amico, il mio direttore a Rai 3 durante anni complicati. Con lui ci siamo scontrati, anche duramente, ma sempre parlando di idee, di visione editoriale, di come fare bene il nostro lavoro. E so che per uno come lui, questo addio non è una scelta libera. È il risultato di un clima che respinge chi non si adegua, chi non si piega, chi pensa che il servizio pubblico non debba essere una filiale del potere di turno.

Il comunicato del Cdr del Tg3 dice la verità che molti dentro la Rai fanno finta di non vedere: Vianello, come altri prima di lui, è stato messo ai margini per ragioni politiche. Si chiama epurazione, anche se la si maschera da riorganizzazione. Si chiama svuotamento, anche se si finge rilancio. E mentre i migliori vengono accompagnati gentilmente alla porta, la Rai perde un altro pezzo della propria anima.

Con lui esce un’idea alta di televisione, un modo onesto di fare informazione. E a restare, purtroppo, è solo il vuoto.

di Domenico Iannacone – fb