• 04/30/2025

La politica

Prima, rispetto ad oggi, era la cultura che sosteneva la politica

di Pasquale Di Lena

30 Aprile 2025

 

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Politico non ci s’inventa, ma ci si diventa con la passione, la cultura, le idee, la lotta per la pace, la giustizia, la libertà, l’amore per il territorio.
Solo così si ha possibilità di analizzare la realtà che viviamo, non importa se vicina o lontana.
Solo così si ha la possibilità di capire la causa degli effetti che ci piovono addosso e avere idee giuste su come affrontarli per risolvere la situazione.
Tutto questo per essere attori, anche quando non protagonisti, però in grado di animare la realtà per controllala e non subirla. Per non dare spazio all’indifferenza, che, come l’ipocrisia, non è un delitto, comunque, però, un atteggiamento che fa male alla chiarezza di una situazione, alla verità.
Ho conosciuto donne e uomini che hanno fatto e continuano a fare politica da una vita ed a vivere esperienze come un tempo, purtroppo sempre più lontano, quando a supporto della politica c’era la cultura. A proposito della cultura c’erano partiti, come quello democristiano, che aveva nell’azione cattolica e altre organizzazioni, la formazione dei quadri, o, come quello comunista, che aveva vere e proprie scuole di politica e curava nei particolari non solo la formazione, ma, anche, la selezione dei quadri dirigenti, a partire dalle sezioni. Oggi, in mancanza della politica, si è ridotto a poco anche la cultura e quel poco che ne è rimasta viene sempre più interrotta e dispersa dalla pubblicità che opera a sostegno del consumismo, l’obiettivo primo del sistema. Era la cultura che sosteneva la politica portata avanti dai rappresentanti del popolo che avevano scelto la Repubblica e data ad essa la Carta costituzionale.
L’atto che, oggi più di ieri, fa da argine al rischio di un fascismo che ha ripreso fiato e azione con i sovranismi, la globalizzazione e i suoi segnali di crisi, l’intelligenza artificiale. E questo per ribadire quanto detto all’inizio di questa mia nota che politico non ci s’inventa e, non sempre, purtroppo, ci si diventa. C’è da dire che da quando la politica è nelle mani del sistema delle banche e delle multinazionali, il neoliberismo, è diventata sempre più una fonte di reddito che non dispiace ai suoi protagonisti, e insieme, una fonte di chiacchiere che servono ad ingigantire i nani e, grazie a loro, ad alimentare il potere e non a cambiarlo.
A dimostrarlo, a livello globale e locale, è la situazione che vive la natura, con la sua biodiversità sempre più ridotta; e, nel tempo del consumismo senza limiti per appagare il dio denaro, quella ambientale e quella climatica. Il dio che distrugge e depreda la terra con i suoi apostoli fidati che, proprio in questi giorni che seguono quelli dei risultati elettorali in America, escono allo scoperto e danno lezioni di governo ai paesi che ritengono parte dell’impero. Con Trump e la voglia di dare continuità all’impero americano, sono venuti allo scoperto personaggi che, volendo dettare legge ad altri paesi, dimostrano che si sentono padroni di un mondo che, purtroppo, stenta ad ascoltare l’urlo della Terra.
Sto pensando all’aumento dell’effetto serra che, come spada di Damocle, pende sulla testa dell’umanità. Intanto la politica che si respira, nel mondo e nel nostro Paese, fa pensare a quella che respiravano gli italiani quando i treni andavano in orario, veniva punito con la galera il dissenso, vigeva il pensiero unico e si decideva di entrare in guerra. Una decisione – è bene ricordarlo – pagata con mezzo milioni di italiani morti e oltre due milioni di case distrutte. Preoccupa la crisi, come pure i poteri forti che, riuniti intorno a Trump, faranno il possibile per accentuarla e renderla definitiva, nel momento in cui la terra non ha più niente da dare. Dentro questo scenario ci sta anche il piccolo Molise, da qualche decennio nelle mani di distratti che, non sapendo del significato e valore del territorio, della preziosità di questo bene, il solo tesoro comune di ogni molisano – non importa a quale dei 136 comuni appartenga. Lo svendono.
Ecco la consegna – spesso liberatoria – di altro territorio, interamente agricolo, ai padroni delle energie “pulite”: quelli dei “parchi” eolici. Un furto di terreno fertile, cioè di agricoltura e cibo di qualità; di ambienti e paesaggi; di biodiversità, e non solo, anche di storia e di cultura di un Molise che deve alla sua “arretratezza” due primati nazionali di straordinaria attualità, la ruralità e la biodiversità. In pratica il domani della nostra amata terra, e, con esso, il volo di una farfalla colorata di arcobaleno. Brevi considerazioni che mi portano a dire che fare politica oggi, partendo da quella sfuggita al furto del neoliberismo, è un’impresa che provoca fatica, spesso fallimento e, come tale, rabbia. Quella di vedere l’amore lasciare sempre più posto all’odio e la pace soccombere alla guerra. La sola speranza che resta è quella del sogno comune che, con la partecipazione ci riporta a essere popolo che lotta perché questo domani ridia alla terra madre la serenità persa.

di Pasquale Di Lena

 

30 Aprile 2025

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