• 04/16/2025

Una bizzarra rigorosa

Il ricordo della scrittrice Maria Concetta Barone di Rita Frattolillo e de “Il bene comune” 

di APS La Terra

16 Aprile 2025

 

 

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COPERTINA

Forse non tutti sanno che la scrittrice e saggista Maria Concetta Barone, scomparsa troppo presto, nel 2017, tra il cordoglio dei parenti, dei colleghi e dei tanti amici, aveva vinto nel 2005 il Premio A. Giovannitti per la sua poesia “Visioni: compianto per un campo Rom“. In quella occasione la intervistai per la rivista “Il bene comune” e parlammo della scrittura e dell’arte. Maria Concetta era convinta che la lingua, la scrittura, per esistere devono sedurre. Nel suo universo letterario entravano Calvino, Pasolini, Ortese, Kafka, Roth, Leopardi, Luzi, Landolfi, Campana. E poi musica e cinema, assolutamente. Il suo mondo era fatto di “visioni”‘, di evocazioni sonore, di narrazioni epiche. Si considerava una nomade della parola, una nomade nel profondo. Di sé diceva: “ho l’irrequietezza di chi è inseguito dalle mutazioni del tempo e delle stagioni“. La poesia, poi, era la sua passione, perché era appagante, estrema, ardita, perfetta astrazione e sintesi di musica gesto parola, forma metamorfica di contenuti che appartengono alla storia dell’uomo. Piena di interessi, impegnata anche politicamente, aveva al suo attivo molte collaborazioni, e si era occupata, tra l’altro, di G. Altobello, scavando e rovistando con passione e profondità in ogni pagina della sua opera come nessuno mai. (Rita Frattolillo – fb)

 

Una bizzarra rigorosa (Editoriale de “Il bene comune” del n. 02/2017)

Maria Concetta Barone ci ha lasciati e per tutti noi, addirittura anche per chi non la conosceva, l’orizzonte è più tetro e complicato. Il mondo, la sua prospettiva civile e auspiciosa, si alimenta senza sosta del lavoro di chi, senza chiedere nulla, coltiva il patrimonio e il sentimento del bene comune; Maria Concetta ha fatto così per l’intera sua esistenza. Ha operato in ambiti differenti, armonizzati da una sensibilità e da un impegno profusi con garbo e determinazione.

 

Di mestiere ha fatto l’insegnante, a beneficio di giovani di generazioni differenti, educate dal suo esempio e dalla sua opera formativa. Insieme all’amato Franco, compagno amorevole della sua vita e a un nutrito gruppo di cittadini di età e estrazione politica e culturale diversa, ha dato vita a “Libera contro le mafie” nella nostra regione, combattendo in prima fila battaglie per la tutela dell’integrità del nostro territorio, contro il malaffare, per l’affermazione del diritto e della legalità. Ma oltre a questo vero e proprio fronte, universalistico, sociale, politico e culturale, Maria Concetta, con gioia, era impegnata in un ambito più intimo e privato; si occupava di letteratura, con la competenza di chi ne ha studiato approfonditamente il codice e la struttura.

 

Conosceva approfonditamente la lingua che adoperava e che leggeva con una intensità evocativa fuori dal comune. Aveva il dono, il talento della narrazione Maria Concetta; ne padroneggiava il ritmo e la cadenza, ne stabiliva l’epilogo e lo preparava con perizia rasserenante. Noi, per parte nostra, abbiamo avuto il privilegio di pubblicare il suo splendido “Le stanze della luna”, che trae spunto da “Lucicabelle”, una silloge di poesie di Eugenio Cirese. Per meravigliosa e feconda intesa con suo fratello Roberto, “Le stanze della luna” è diventato un oratorio, andato in scena su diversi palcoscenici, suscitando un entusiastico e plebiscitario successo di pubblico e di critica; la nostra innanzitutto. “Le stanze della luna” seguono la raccolta di liriche “I canti della bizzarra” e raccontano del nostro passato prossimo rurale, fragrante d’odori antichi e intriso di fatiche dolorose; utilizzano una lingua profonda, importante, originaria e colta, conficcata nei riti di passaggio di quello che c’è accaduto, ma frutto distillato delle influenze più sofisticate della nostra condizione contemporanea.

 

Più ancora dei fondi per lo sviluppo per un sistema produttivo allo stremo, prima addirittura delle infrastrutture (strade e ferrovie uniformate finalmente al limite della decenza) e delle infostrutture (la mitica “banda larga” di cui sentiamo blaterare da anni), il Molise, questa nostra terra negletta e marginale, endemicamente ai confini dell’impero, ha bisogno d’identità, di uno storytelling che ne sappia raccontare le mancanze e le ansie di trasformazione, emendandosi dalla mediocrità provinciale che permea la vita pubblica, istituzionale, di chi abita fra il Trigno e il Fortore, ma soprattutto a cavallo del Biferno. Per un’operazione così indispensabile e strategica, Maria Concetta ci mancherà.

 

A noi di certo, ma anche a chi non l’ha mai conosciuta; che lo sappia oppure no.

di APS La Terra

 

16 Aprile 2025

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