Edizione 2002
 
 
 


Il Percorso

SANT'AGAPITO (IS) - LONGANO (IS) - GALLO MATESE (CE)

Le Caratteristiche

- lunghezza Km 21
- tempo percorrenza ore 6.30
- quota partenza 550 m. slm
- quota arrivo 870 m .slm
- quota max. 1.032 m. slm
- quota min. 450 m.slm

IL RACCONTO

(a cura di CLAUDIO DI CERBO)

ALBUM

(a cura di ALFREDO CIAMARRA e GIANFRANCO ZERBESI)

L'ITINERARIO

(a cura di ENZA SANTORO REALE)

La mattinata non poteva che iniziare ,consolidando la tradizione, con un succulento piatto di polenta annaffiato con vino offerti dalla locale Pro-loco, gustati nella piazzetta con belvedere da cui si scorge la prima parte del tracciato.

L'accoglienza è stata schietta e genuina come è il carattere del sindaco, il sen. Valletta, che ama stare fra la gente. Due giovanotti sono vestiti con l'antico e bellissimo costume di panno nero, figli un certo Morgante, vecchia conoscenza dei tempi universitari, che qui ha trovato la dolce metà.

L'impegno di Ernesto, ex alunno, non paragonabile a quello scolastico ha fatti si che ottimi sono stati i risultati nella degustazione . Si prosegue poi con la visita del centro storico e della mostra della civiltà contadina, una raccolta di attrezzi sistemati nella corte del palazzo baronale.

I Cavalieri Triventini, presenti già da tre anni alla manifestazione, tanto che Germano non fa più confusione nel nominarli mentre Michele non dimentica l' avventura trascorsa a Salcito, per la difficoltà del tracciato si avviano su altro percorso e ci attenderanno al prossimo paese.

Quest'anno mi sono avvalso di due guide esperte e soci della nostra sezione di Italia Nostra: Michele ed Enrico ai quali va anche un vero e grande elogio per l'impegno di oltre un mese di lavoro che ha reso praticabile a tutti il sentiero chiuso in buona parte da un intrigato groviglio di rovi e di arbusti.
Un lavoro completato con la perfetta marcatura, con il marchietto di Italia Nostra. dell'intero tracciato che hanno perfezionato presi dall'entusiasmo per la bellezza degli scenari che hanno appassionato anche i camminatori.
Un percorso sconosciuto, fuori città, alle porte di Isernia, la cui descrizione è presente nel libro dato in omaggio dal Presidente della Provincia ai partecipanti prima della partenza , in effetti inesistente se non ci fosse stata l'opera alacre dei due "tagliatori" sopra citati.

Il percorso extra urbano che inizia nei pressi del depuratore è certamente uno dei più belli da quando si effettua "Cammina, Molise!".

Dopo il primo tratto tra il rimboschimento di essenze resinose costituito da cipressi svettanti che indirizzano lo sguardo, si prende il sentierino ben visibile e ,adesso, ben segnato. Ad un bivio si svolta sulla destra e ci si incammina per lo stretto sentiero che in effetti ricalca la traccia di un acquedotto fra pareti sulla destra e ripidi pendii sulla sinistra.
Un semiarco di roccia costituisce un passaggio forzato e, guardando indietro, si nota che la fila si è già allungata: le ultime maglie verdi sono ancora all'inizio del sentiero, fra i tornanti. e spiccano sulla parete di roccia. Lo sguardo poi va sulla sinistra e, oltre il torrente, incontra le alte e verticali pareti sulla cui sommità c'è la cinta sannitica di Montelongo.
In basso si può scorgere lo scorrere delle acque del torrente fra scivoli e grossi massi arrotondati dal tempo .
L' energica ripulitura di Michele e di Enrico ha dato i suoi effetti ed il sentiero è diventato praticabile anche dalla massa dei partecipanti. Dopo oltre un'ora e quasi alla metà del percorso per Longano si oltrepassa per la prima volta il fiume su un'abbozzata passerella, e, una volta raggiunta l'altra sponda, inizia una ripida salita verso le rosse pareti, che si stagliano al di sopra della intrigata vegetazione di carpini, maggiociondoli e lecci di Montelongo.
Ci si arrampica sui versanti, si passa sotto pareti rosse a strapiombo, ci si inerpica su per massi in cui sono stati segnati anche i passi dove posizionare i piedi, si continua fra la folta vegetazione e su punti in cui sono stati creati gradini per non scivolare, stretti fra pareti di roccia che lasciano appena lo spazio per inerpicarsi e cosi' si giunge poco prima di Longano .
È un momento di sosta meritato nel prato ma all'appello manca stranamente Enrico che giunge con grosso ritardo e molto accaldato. Ci informa con la solita perizia, illustrando i problemi fisici e di fisica, che qualche notevole "massa" umana crea per vincere il richiamo del terreno, nonostante i tentativi di spinta su per l'erta china.

Mancano all'appello anche due piccolette Rosaria ed Alessandra che non hanno saputo resistere al richiamo dell'acqua.

Si prosegue adesso per un sentierino che non presenta difficoltà; sul tronco di un albero , caduto di traverso, è stata segnata anche la possibilità di passare sopra o sotto, ma qualcuno tuttavia ci sbatterà contro. Si cammina ora in un bosco fra faggi e il cui sottobosco più pulito ci dà la visione del fiume dalle limpide acque.
Una sosta per una bevuta all'antica direttamente dalla sorgente dalle acque copiose, la Fonte Scintilla, che vanno ad arricchire il torrente sottostante.
Quando si giunge all'aperto, sulla brulla parete opposta appaiono le prime bianche case di Longano che si raggiunge, in compagnia dei cavalieri, superando un vecchio ponte che scavalca il corso d'acqua.
Non poteva mancare ad accoglierci, il Sindaco Monaco, pur se non in perfette condizioni fisiche, che da anni è impegnato nel cercare di valorizzare il corso d'acqua, le testimonianze storiche del territorio ed a invogliarne la frequentazione, ci riceve con un ottimo piatto di carbonara e pizza con prosciutto.
Dalla piazza del paese si può osservare la salita che ci aspetta per risalire all'Acquabona e si scende verso le limpide acque del torrente Lorda che si supera in località Mulino. Il tracciato si sviluppa poi parallelo al vallone Acquabona nel quale, in primavera, lo spettacolo delle acque che scendono rapidamente offre uno scenario incantevole.
L'impennata lungo il sentiero, da cui ci si può spingere verso il torrente per uno sguardo, è notevole (da 620 m ai 900 m slm) e permette di raggiungere rapidamente il pianoro dell'Acquabona che si percorre seguendo il tracciato del vallone.
Si attraversa il piccolo pianoro ben coltivato che produce ottime patate ,al termine del quale inizia la salita non faticosa procedendo su strada trattorabile.
Poco dopo bisogna girare sulla sinistra perché sulla destra il sentiero conduce verso Monteroduni ed anche a Gallo. Da questo momento il panorama si apre verso Monteroduni, le Mainarde e la zona di Venafro.
Si continua lungo il versante del monte e, verso la sommità del tracciato , si lascia la stradina che porta a Roccamandolfi per scendere, a destra, nel pianoro sottostante.
E' una piccola valle , frequentata dal bestiame ,dalla morfologia complessa per la presenza di inghiottitoi e rocce affioranti ai piedi del monte, i cui versanti, nelle pieghe del terreno più fertili, risultano terrazzati.
Dopo un breve tragitto, voltando verso sinistra, appaiono sullo sfondo forme originali di rocce; forme contorte in cui si può immaginare di scorgere volti di vecchie, profili ed altro.

Dopo averle raggiunte sul limitare del ripido pendio, si è gratificati, dalla splendida vista delle acque verdi del lago di Gallo Matese con piccoli isolotti, mentre il paese vi si rispecchia.

Per raggiungerlo bisogna scendere con qualche difficoltà il ripido pendio attraverso una traccia che si snoda fra spuntoni rocciosi lungo il ripido pendio.

Che dire della accoglienza al crepuscolo a Gallo Matese, nella piazza del paese attrezzata per l'occasione e con l'offerta carne e salsicce alla brace !

Luogo di raccolta dei circa 200 Marciatori, provenienti da più parti d'Italia, è Sant'Agapito, una comunità di poco più di mille abitanti che vive in una verde zona collinare, custode di antiche tradizioni e di poche testimonianze del suo passato feudale, impiegata, oggi, nel terziario e nell'imprenditoria, ma pur sempre legata ad attività agricole.
La piazza è insolitamente movimentata; i variopinti colori dell'abbigliamento vanno uniformandosi nel verde della maglietta, simbolo ormai del 'Cammina, Molise'; la pluralità degli accenti linguistici, delle flessioni dialettali va collocandosi nell'armonia di un coro che canta la gioia del rivedersi o di incontrare volti nuovi, un coro di suoni e voci armonizzate nel piacere di raccontarsi, nell'attesa di un'esperienza da vivere insieme.
Si fa notare nella piazza una splendida coppia di quindicenni che indossano il costume tradizionale: orgogliosa la fanciulla nel mostrare 'la mappa' orlata del prezioso tombolo antico, indossata dalla bisnonna, premuroso ed attento il giovincello che l'accompagna.
Sono studenti che frequentano il Liceo classico di Isernia e che felicemente ci accompagnano a visitare il centro storico, dando spiegazioni sugli oggetti domestici e agricoli utilizzati nel passato ed esposti nell'accogliente corte del palazzo nobiliare, un apprezzabile segno di iniziative per attirare ed interessare il visitatore.
Sono essi che porgono con delicatezza il piatto tipico, la colazione del contadino, a base di 'muacc e cicur' polenta e maiale a tocchetti, preparata dalle Donne del luogo.
E' un cibo fragrante che sa d'antico e, con i gusti di un tempo, rievoca l'immagine di Donne accaldate le quali, con abilità, versano la farina di granturco nell'acqua bollente del largo paiolo di rame, la girano con la lunga cucchiaia di legno, ad evitare che si formino grumi e continuano a girare con forza e regolare cadenza la massa che si fa sempre più pesante, finché, soffice e vellutata, non giunge al giusto grado di cottura, per essere condita con il sugo precedentemente preparato.
Le parole del Sindaco Valletta sono improntate ad una pacata analisi della situazione presente, sostenuta da rassegnazione e da un moderato ottimismo sulla possibilità che il riappropriarsi delle proprie radici sia la forza per iniziative future, capaci di rivitalizzare le piccole comunità molisane.
Da Sant'Agapito inizia il cammino di quattro ore attraverso un sentiero davvero suggestivo che il Presidente di Italia Nostra, Claudio di Cerbo, ha individuato ed i soci Enrico Zanetti e Michele Gianjacovo hanno reso praticabile con un estenuante lavoro di volontariato.
Degna di grande apprezzamento l'azione di restituire alla pubblica fruizione un percorso stupendo abbandonato dagli uomini ed occupato dalla forza di una vegetazione infestante; c'è tuttavia da sperare che il sito non venga lasciato ai rovi, ma migliorato nella percorribilità e pubblicizzato come uno dei sentieri più belli del Molise, meritevole di essere attraversato da chi ama la Natura.
E' una via che ricalca un antico acquedotto e scorre tra spuntoni rocciosi ed una scarpata degradante precipitosamente verso il fiume.
Spettacolare il serpentone che si snoda nello stretto sentiero con una vitalità che si sintonizza con il vitalismo della natura: l'accattivante musicalità del torrente Lorda che scorre tortuoso nel Vallone e conquista per la limpidezza delle sue acque, il venticello che soffia tra una vegetazione fitta di carpinella, frassino, orniello, roverella danno piacevoli sensazioni che attenuano le paure trasmesse dall'impervietà del luogo. L'attraversamento del fiume, l'allontanarsi da esso, luogo ameno e riposante, per inerpicarsi in un'erta ripida, rocciosa, è un'impresa piacevole per chi ama sfidare il pericolo, è un evento da dimenticare o da ricordare con brividi da parte di chi vive l'impresa con terrore e con le oggettive difficoltà di un paesaggio selvaggio.
Il gruppo si divide: c'è chi, agile ed allenato, procede spedito ed ogni sforzo nel superare dislivelli, arrampicandosi per pareti rocciose, utilizzando malfermi spuntoni, nel vincere difficoltà sempre più imprevedibili è motivo di soddisfazione, mentre gli altri 'si salvano' grazie alla generosità di giovani valorosi disposti a rallentare il passo per porgere la mano valida e il sostegno generoso; infine, anche se in ritardo , i vari sottogruppi raggiungono la meta.
Longano, dominante sull'aspra sporgenza rocciosa sembra aerea, irraggiungibile, ma i primi ruderi di mura a secco, il ponte sul Lorda, l'ultima salita immettono in una realtà carezzevole che scioglie la tensione. Affabili le poche persone incontrate, simpatica la Nonna, che da sempre indossa il costume tradizionale, ben curate le strade e le case in pietra; incastonata nella facciata di una casa, si fa notare una preziosa croce viaria, che, tuttavia, meriterebbe una visuale più aperta, non ostruita dalle campane porta- rifiuti, per le quali sarebbe facile trovare una sistemazione diversa.
Un fumante piatto di pasta alla carbonara, la squisita focaccia con prosciutto nostrano ed il robusto vino locale, nonché il saluto cordiale del Sindaco, orgoglioso di conservare una natura incontaminata sono piacevole corollario ad una fase della giornata densa di emozioni.
L'avventura pomeridiana, presentata come percorso in forte salita, in agevole discesa, è affrontata con alacrità dalla maggior parte dei marciatori.
La forza del Matese appare in tutta la sua possanza: rocce modellate dalla forza eolica, rigate dall'attività delle acque, ardue nella loro grigia nudità, verde e rassicurante là dove l'humus ha consentito alle piante di attecchire in cespugli sparsi o in fitta vegetazione. Rocce che conservano i fossili di un mare antico, rudiste, coralli; l'appassionato Rocco Cirino le ricerca, le mostra con ammirazione, spiega la dinamica della trasformazione, ma il tempo vola e bisogna accelerare, altrimenti le ore di insolazione fuggono abbandonandoci alle tenebre.
Si riprende di lena il cammino con un saliscendi continuo, si ammirano le doline perfette nella loro circolarità, mentre il pensiero vaga sulle 'stranezze' della Natura, dove ogni elemento è inserito nella logica sistemica, nella regola che è legge incontrovertibile. Una sosta sulla sommità dell'altura faticosamente raggiunta; lo sguardo si allunga in lontananza e scorge, sorpreso, nella sua avvincente bellezza il lago di Gallo coi verdi isolotti, sommerso nel gioco di luci del tramonto. La tentazione è di rimanere in alto per disperdersi in tanta meraviglia, ma gli occhi si abbassano sulla via del ritorno: tornanti ripidi, brecciosi, sdrucciolevoli che consigliano un'immediata ripresa del cammino. Interminabile il viaggio, senza l'anelo della vetta, con la fatica dello scendere e l'attenzione vigile per non farsi travolgere in un precipizio insidioso che intimorisce, dando un saggio della natura tormentata, terribile.
Si raggiunge infine la meta; l'incontro con chi prudentemente aveva preferito il pulman è all'insegna dell'affettuosa premura e la piazza di Gallo è in festa: tutto è pronto per la musica che coinvolge nei balli, per la degustazione che gratifica il palato con il sapore di cibi tipici dai nomi strani.
E' il Sindaco ad accoglierci con un simpatico benvenuto e a dare spiegazioni sull'origine e sul modo di cucinare i cibi che ci vengono offerti - fregole, igliastra, causciun - pietanze che intendono valorizzare come nota storica dell'antica cultura contadina.
Le fregole nascono dall'esigenza di riciclare gli avanzi e dall'ingegno delle donne nel presentarli in una veste nuova e più appetibile; i resti cibari del giorno precedente, impastati con farina di mais, insaporiti da succulenti tocchetti di lardo o di salsiccia, diventano un ambito piatto per la colazione da consumare, con le mani, di buon ora, prima di iniziare la dura giornata di lavoro.
L'igliastra è la carne di capra giovane, cucinata a spezzatino con un sughetto saporito, una varietà culinaria per rendere gradevole la carne delle capre allevate in loco. Oggi la pietanza viene riproposta come una peculiarità del luogo, per attirare turisti alla ricerca di 'novità' gastronomiche; in tal modo l'allevamento di capre, precedentemente abbandonato, può essere incentivato e costituire una risorsa economica più produttiva
Oltre ai dolci di varia prelibatezza vengono serviti i 'causciun', una variante dei cauciun' o calzoni in uso in molte località del Meridione, che, tuttavia, assumono una denominazione ed un gusto particolare nelle diverse realtà, a secondo degli ingredienti e del procedimento usati.
La serata si chiude piacevolmente; molti procedono a passo di danza col rimpianto di balli che non avrebbero voluto interrompere.

S. Agapito
Il Concentramento
Il Costume Tradizionale
I Saluti del Sindaco
I Cavalieri Triventini
L'Accoglienza

La Visita al Paese
S.Agapito-Longano
Un Sentiero Bellissimo

 

Longano
I Saluti del Sindaco

I Cavalieri Triventini
L'Accoglienza

 

 

Il Riposo

 

Longano-Gallo
Il Sentiero verso Gallo Matese

 

In vista di Gallo

 

 

 


Copyright: A.C. "La Terra"

editrice de la vianova, periodico molisano di informazione, ed organizzatrice della manifestazione naturalistica e socio-culturale cammina, Molise!