• 05/28/2025

Oggi più che mai

di Matteo Cardia – Toc Toc Sardegna (da italiachecambia.org)

Lettera aperta a quanti lottano per i diritti di tutti

 

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Stiamo diventando sempre più vittime della assuefazione. L’impotenza di fronte alle grandi e piccole questioni sta addormentando le nostre coscienze per cui ci sentiamo spettatori predestinati di un sistema che ci sta schiacciando irreparabilmente. È estremamente attuale quanto Simone Weil affermava in tempi tragici e bui: “l’attesa di ciò che verrà non è più speranza ma angoscia”. Ora è il tempo della ribellione prima che sia definitivamente tardi. E non è vero che non possiamo fare nulla, grazie al principio che anche le formiche nel loro piccolo si incazzano, come titolava un libretto di aforismi degli anni ‘90. Dobbiamo riscoprire il valore dell’impegno, “dell’agire insieme” (Hanna Arendt) per una società più equa dove ci sia un posto dignitoso per tutti.

Ribelliamoci ai cacicchi, ai capibastone molisani presenti a dritta e a manca. Lasciamoci trasportare dalle passioni forti. Non è possibile che non ci siano prospettive per Stellantis come per lo sviluppo, per il lavoro, soprattutto dei giovani, e per la salvaguardia dell’ambiente, per la sanità, come tutela dei cittadini fragili, e per dare un futuro ai piccoli paesi sempre più spopolati, per la gestione dell’acqua, perché diventi un capitale di cui fruire, e la litania potrebbe continuare a lungo. Assistiamo all’inconsistenza, se non proprio all’inesistenza, della politica molisana, incapace di indicare obiettivi validi e strategie di sviluppo, mentre continua il controllo serrato del territorio, perché non accada nulla senza lo zampino di qualcuno di loro. Tutto diviene incredibilmente clientelare e intanto la regione muore. Ha cominciato la provincia di Isernia a raccogliere firme per fuggire, anche se non è la strada giusta, perché è necessario liberare il Molise non sognare nuovi possibili approdi. Un caso per tutti: la sudditanza ai capibastone ha prodotto la crisi al Comune di Campobasso. Un’amministrazione che non sarebbe mai dovuta nascere, perché frutto di inciucio tra le tre forze antagoniste in campagna elettorale, ora si ritrova con il culo per terra. Lo stratega occulto di un’operazione fatta a tavolino è il sempiterno Roberto Ruta, tanto abile negli accordi sottobanco o nel manovrare le persone quanto incapace di una visione lungimirante sul nostro futuro. Non sappiamo che si inventerà il puparo, ora, e se l’amministrazione, suo malgrado, si risolleverà con nuove alchimie di sopravvivenza ma è certo che qualora si tornasse alle elezioni, dopo la pessima prova, la sedicente sinistra ne uscirà con numeri da prefisso telefonico.

Un altro capitolo tristissimo è l’assenza di lavoro che costringe le persone più valide a fare le valigie e tentare la fortuna altrove. Per quelli che restano le prospettive sono sempre più dure. Caporalato e condizioni precarie di lavoro la fanno da padrone in tutta l’Italia. Molti, sempre troppi, escono di casa per andare a lavorare e non fanno più ritorno. Nel primo trimestre di quest’anno le vittime erano già 210 (oltre tre morti al giorno). Sono persone non numeri! Mentre gli infortuni rasentano i centomila (oltre 400.000 nel 2024). L’assurda alternanza scuola-lavoro spesso non è formazione al lavoro ma semplicemente manovalanza gratuita. Ora si tende ad abbassare ulteriormente l’età per avviare al macello. Il primo trimestre di quest’ anno registra circa 600 incidenti tra gli studenti, alcuni purtroppo mortali. In pratica dovremmo cominciare a parlare di alternanza scuola-ospedale se non di scuola-cimitero. La scuola è e deve continuare ad essere luogo di formazione culturale, deve dare gli strumenti per affrontare la vita, non essere una succursale delle aziende.

Non possiamo continuare a tollerare le guerre, vicine e lontane, dichiarate o solo fomentate. Mentre dissertiamo se è genocidio, crimine di guerra o addirittura autodifesa, Israele sta massacrando il popolo palestinese in modo vergognoso, anche con le armi fornite da noi. Il timore di essere accusati di antisemitismo nei confronti di Israele sta facendo sì che il governo criminale di Netanyahu continui imperterrito nell’eliminazione di un popolo e il fatto stesso che è sostenuto soprattutto dai governi di destra, da quello italiano a quello statunitense, la dice lunga su come si faccia passare per antisemitismo quello che invece è antisionismo, avversione all’attuale governo israeliano di cui le prime vittime sono proprio gli israeliani che non condividono. L’altro fronte, a noi vicino, è quello dell’Ucraina. È sempre più evidente che l’Unione Europea in combutta con l’Inghilterra non vuole far terminare una disastrosa guerra che va avanti da più di tre anni con la progressiva distruzione di tutto lo Stato. A Trump della guerra, dei morti e delle devastazioni interessa poco o niente. Mira unicamente a spartirsi con Putin il territorio mentre i governi europei sono interessati a riarmarsi in modo indecoroso, sacrificando lo stato sociale nelle loro nazioni. È il momento propizio di guadagnare con la proliferazione delle armi. Un giorno, forse, si saprà qualcosa di chi sta facendo affari d’oro, nascondendosi dietro la bandiera della libertà dei popoli, unicamente per favorire la distruzione che poi diventerà un nuovo affare investendo nella ricostruzione.

Per fortuna non siamo soli nel denunciare lo scandalo delle guerre. Papa Leone XIV, sulla scia di papa Francesco, continua ad alzare la voce perché finiscano tutti i conflitti. Certo un papa non potrebbe fare altrimenti, senza venir meno a un suo compito specifico, ma è meraviglioso che il nuovo papa, alla prima apparizione, per ben nove volte richiami al dovere della pace, una “pace disarmata e disarmante”. E il fatto che nel saluto iniziale, lui statunitense, alterni all’italiano non l’inglese ma lo spagnolo del Perù, dove è stato missionario e vescovo, la dice lunga sulle sue scelte. Stiamo attenti ai confronti con il predecessore perché ognuno, anche un papa, è unico e irripetibile. Siamo chiamati a cogliere lo specifico di ognuno, consapevoli che sui diritti delle persone come dei popoli, dei più fragili, soprattutto se considerati scarti umani, non si può tornare indietro. Dare la voce agli ultimi è un’istanza evangelica.

Oggi, più che mai, siamo chiamati a non guardarci l’ombelico ma a lottare per i diritti di tutti.di Antonio Di Lalla (da lafonte.tv)

 

28 Maggio 2025

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