“In Molise non c’è un c***o, e come istituzione va cancellata”
di Domenico Germano –
Un commento su queste esternazioni di Cruciani durante la diretta de la “La Zanzara – Radio 24”
Oggi mi è capitato tra le mani questo spezzone di video: non so da chi sia stato realizzato, né quando la trasmissione sia andata in onda. In ogni caso, contiene le solite esternazioni di Cruciani durante la diretta de la La Zanzara – Radio 24, che questa volta colpiscono il Molise.
Una trasmissione che un tempo seguivo, ma che oggi trovo volgare e offensiva, soprattutto per via degli atteggiamenti di bullismo gratuito che spesso colpiscono le minoranze, senza concedere diritto di replica. Essa rappresenta bene quella linea culturale e imprenditoriale che, in nome della libertà, cavalca ogni occasione pur di fare soldi, grazie a una platea superficiale, attenta solo all’esteriorità del “ce l’ho grosso e duro”, anche se poi si sgonfia nel momento clou delle prestazioni.
Anche se, come tutti i commenti di Cruciani, queste parole lasciano a desiderare perché mirano solo a fare audience, e come ogni bullo che si rispetti se la prende con chi ha più difficoltà di altri, ciò dovrebbe spingerci a riflettere meglio sulla condizione delle aree interne.
Oggi tocca al Molise, domani toccherà alla Basilicata, poi alla Valle d’Aosta, alla Calabria e, via via, a tutte le aree montane.
Perché dobbiamo riflettere?
Cruciani afferma, commenta e sentenzia senza conoscere il Molise, ma ne parla dall’alto della sua posizione di indubbio vantaggio, senza che nessuno possa contraddirlo o dimostrargli che ha torto. Forse la realtà sarebbe ben diversa, se solo venisse trattata con le dovute conoscenze e accortezze, certamente non con quelle di un maldestro clown.
A suo dire, la regione Molise dovrebbe sparire amministrativamente.
Forse dovrebbero sparire gli amministratori attuali e coloro che l’hanno portata al disastro, ma non la regione. Cruciani parla senza conoscere: fa riferimento solo ai numeri, dimenticando che dietro quei numeri ci sono persone.
È facile dire agli altri cosa dovrebbero fare, come dovrebbero sparire. Dire che in una regione “non c’è nulla” senza esserci mai stati, o che “deve sparire perché troppo piccola”, è un atto, l’ennesimo, di puro divertimento e di ricerca di audience.
Ma la realtà sulla quale dovremmo riflettere è un’altra.
Le aree interne sono territori di cui la maggior parte delle persone parla senza conoscerne neanche la posizione. Spesso non solo non ci è mai stata, ma ignora completamente le cause storiche del loro declino e le possibili soluzioni.
Ancora di più, molti non si rendono conto che, se fossero “curate” con attenzione, queste aree potrebbero rappresentare la soluzione a numerosi grandi problemi che affliggono i mega-poli urbani e chi li abita.
Ovviamente nessuno chiede a costoro che “cianciano” di stare zitti, perché questi sì che “cianciano” davvero; ma almeno chiediamo loro di imparare ad ascoltare, di porre le domande giuste, di calarsi nei territori prima di esprimere un giudizio.
Il risultato dell’atteggiamento di chi “ciancia” è proprio quello che vediamo: l’esternazione di Cruciani. O peggio ancora, quanto si legge a pagina 45 del nuovo Piano Strategico Nazionale delle Aree Interne 2021-2027 (PSNAI), dove all’obiettivo 4 si riporta:
“Accompagnamento in un percorso di spopolamento irreversibile… queste aree non possono porsi alcun obiettivo di inversione di tendenza, ma nemmeno essere abbandonate a se stesse. Hanno bisogno di un piano mirato che le accompagni in un percorso di cronicizzato declino e invecchiamento”.
Ma non solo: questi atteggiamenti si riflettono anche nella politica di bilancio dell’Unione Europea, che nel prossimo settennato 2028-2034 prevede non solo un taglio di circa il 30% delle risorse destinate alle politiche di sviluppo, la così detta rubrica 1, ma anche che tutte le politiche legate alla gestione dei fondi vengano portate avanti direttamente dai governi nazionali, senza interpellare regioni ed enti locali, togliendo così a questi ultimi ogni possibilità di segnalazione e indirizzo delle politiche sui temi specifici del territorio.
Ecco, queste sono le direzioni verso cui stiamo andando. Su questo si deve riflettere.
Le esternazioni di soggetti come Cruciani sono solo tentativi di lanciare temi in pasto al pubblico che fa audience, per testare le reazioni, preparare il terreno, abituare le orecchie al frastuono delle stupidaggini, fino a farle diventare abitudine. Così poi non si riconoscono più i giochi d’affari e i calcoli che preludono all’ennesimo furto ai danni della popolazione.
L’ultimo esempio?
L’annessione della provincia di Isernia all’Abruzzo, senza considerare la condizione già disastrosa in cui versa quest’ultimo. Un’operazione che servirebbe solo a portare soldi in cassa, ma che condannerebbe tutto il territorio annesso a essere trattato come area ultraperiferica, aggravandone ulteriormente i problemi.
Ecco: dietro le esternazioni e i numeri, dietro le sigle e le “ciance”, bisogna sempre ricordarsi che ci sono le PERSONE.
di Domenico Germano
lì 4 Novembre 2025

