Il salvataggio
di Gabriella de Lisio (da lafonte.tv) –
Il 2° posto del Premio Letterario “Sergio Zarrilli” assegnato alla classe 3A della Scuola secondaria di I grado di Mirabello Sannitico
Il 7 maggio scorso, la classe 3A della Scuola secondaria di I grado di Mirabello Sannitico ha conquistato il 2° posto nell’ambito del Premio Letterario “Sergio Zarrilli”, con un testo narrativo sul tema del coraggio. Rendiamo omaggio ai ragazzi con ammirazione per il bel lavoro svolto. Al centro dell’elaborato, il dramma e la speranza dei migranti.
“Sta suonando l’allarme, tutto l’equipaggio si sta preparando per salpare, è il mio momento. Ogni volta ci vuole coraggio. Non posso esitare un secondo, sono carica di tensione, in ogni missione di salvataggio mi sento come se fosse la mia prima volta in mare.
“Pronti a partire, tutti sulla nave!” Risuonano nel porto le parole di Domenico, il mio coraggioso capitano, è lui che dirige tutte le operazioni e che mi guida attraverso le onde. Eccoli, li sento salire, uno ad uno. Stiamo finalmente partendo, sento subito la bellissima sensazione del mare che “accarezza” l’acciaio che compone il mio corpo, devo percorrere tanti chilometri ma nulla potrà mai superare la gratificazione che mi porta un salvataggio ben riuscito.
Dopo un giorno di viaggio inizio a vedere qualcosa, una barca, una piccola barca, ci sono delle persone sopra ma non sono molte, penso sia l’imbarcazione che dobbiamo salvare, l’abbiamo trovata. Mi avvicino più che posso, poi mi fermo. Ora è il turno di Chiara, la nostra mediatrice, è una ragazza giovane e curiosa, ha viaggiato in tutto il mondo ed ha un grande cuore, se fossi umana vorrei essere proprio come lei. Dice qualcosa in arabo alle persone sulla barca, la sua voce è rassicurante. “Ho detto loro che devono stare tranquilli, che non siamo libici e che li portiamo in Italia” comunica Chiara al resto dell’equipaggio. Ora le persone in acqua, che prima erano tristi e spaventate, sono grate e felici, lo si vede dai loro occhi. Li sento salire, i loro passi pesanti, sul corridoio. Jonathan li accoglie facendo loro un sorriso e porgendo la mano.
La missione è riuscita, è un’emozione che ogni volta non si riesce a spiegare, sapere di aver salvato delle persone che erano in pericolo. Ho sentito dire al capitano che dobbiamo farne un’altra, ora che si è fatto pomeriggio. Hanno ricevuto una seconda chiamata, devo rimettermi in moto. Appena avvistiamo l’altro barchino, accogliamo le persone che vi si trovano sopra. Sul mio ponte scoperto, tutti tirano finalmente un sospiro di sollievo: c’è chi guarda il mare, chi si rilassa, chi conversa e persino chi balla o canta. Ora arriva la mia parte preferita: ascoltare le loro storie sulla strada del ritorno. C’è chi è più loquace e chi non parla molto.
La prima a rompere il silenzio è una ragazza, dice di chiamarsi Samira, dalla voce sembra abbastanza giovane, racconta di come in Siria la vita per le donne, soprattutto se cristiane come lei, sia difficile. Dice di essersi trasferita con sua madre in Iraq per poi sposarsi con un uomo in Libano, si conoscevano già da anni ma poi lui è andato in Germania, si sono incontrati in Libano per sposarsi e poi… poi lei non l’ha più rivisto, è partita per questo.
Oggi non ci sono onde, è l’ora del tramonto e il cielo sembra disegnato proprio come un quadro, le grosse pennellate di rosso incontrano l’azzurro, per poi diventare arancioni, è uno spettacolo. Sento finalmente un’altra voce, un uomo, un ragazzo. Racconta di quando ha perso suo padre in guerra, ha intrapreso questo viaggio perché vuole un futuro e non vuole più vivere con la paura delle armi. Racconta della sua passione per la medicina, dice che ripagherà l’Italia con il suo contributo, quando lavorerà.
Provo molta tristezza ascoltando queste storie, ma mi consola e mi rallegra il pensiero della loro nuova vita, in un paese dove regna la pace, dove possono stare tranquilli. Ci vuole coraggio a sognarla, una nuova vita, rischiando quella che si ha. Il coraggio di salvarsi, il coraggio di salvare. Il loro è ben più grande del mio.
Comincio finalmente a vedere il porto, sono stanca ma felice.
Attracchiamo al porto, scendono tutti dalla nave e ora mi sento più leggera. Il mio capitano, appena scende dalla nave, corre sul corridoio del porto e si dirige verso la lavagnetta dove scriviamo il numero di persone salvate: 2.293 vite.”
Benedetta Sulmona
di Gabriella de Lisio (da lafonte.tv)
li 10 Giugno 2025