Il pasticcio sanità in Molise
di Domenico D’Adamo (da lafonte.tv) –
Il paziente che ricoverato in queste strutture è tenuto a versare un contributo mensile nella misura del 100% del suo reddito se questo è pari o inferiore alla pensione sociale
Mentre le bombe quasi ci piovono addosso mi vergogno a parlare, senza ritegno alcuno, della “politica molisana”. Quella edificata ed edificante del presidente Roberti e del presidente Pallante, rispettivamente presidente della Regione e presidente del Consiglio Regionale del Molise. È in uso ormai da tempo, in quel consesso, affidare al Governatore, scambiandolo col mago Otelma, particolari poteri, non si capisce il perché, visto che il governatore ne ha già a sufficienza. Lo hanno fatto affidando al Governatore i pieni poteri per trattare di Autonomia differenziata direttamente con il Governo, ma poi è finita come tutti sanno; lo hanno fatto ancora pochi giorni fa con un atto di indirizzo per acquistare la “Fontana di Trevi”, pardon, i muri della Cattolica, costruiti su suolo demaniale, donato con vincolo alla predetta fondazione e costruita con 70 miliardi di fondi statali, (in Via Genova non sanno a chi appartiene l’immobile né a che titolo è detenuto dall’ attuale gestore, se in comodato o in affitto, è certo invece che la società che lo gestisce è di proprietà di un fondo svizzero anonimo), eppure sarebbe bastata una semplice richiesta all’ ufficio regionale che si occupa degli accreditamenti delle strutture sanitarie per avere queste notizie; lo hanno fatto ancora quando hanno ridotto da sette a tre gli ambiti sociali sul territorio, tanto la “ciambotta” si fa allo stesso modo in tutto il Molise. Non lo fanno per cattiveria, lo fanno per eliminare le “inutili discussioni” che si sviluppano nell’aula consiliare di Palazzo D’Aimmo, dove si corre il rischio “con questa perdita di tempo” di far sapere alla gente comune quanta sapienza, quanta cultura, quanta umanità è passata e passa sotto i ponti, senza che nessuno potesse e possa abbeverarsene. Quasi sempre si tratta di atti inappropriati, sia politicamente perché in contrasto con quanto predicato sulle piazze e nelle TV, che giuridicamente in quanto sovente il potere legislativo viene strumentalizzato per non essere sanzionati dalla giustizia amministrativa.
In uno degli ultimi Consigli regionali la maggioranza di destra ha approvato, a seguito di una precisa richiesta del Commissario alla Sanità, una proposta di legge per la modifica del Regolamento applicativo della legge 30/2002 sulla Salute Mentale, in particolare l’art. 19 che regola il pagamento delle rette giornaliere percepite dalle Cooperative che gestiscono il servizio per conto della Regione, oltre all’art 16.2 che fissa a 10 il numero dei posti letto per ogni struttura residenziale CRP, (il numero è frutto di studi epidemiologici incrociati con i princìpi che hanno dato vita alla riforma Basaglia e non dal gioco della tombola).
I due promotori della legge, Roberti e Pallante, come due soldatini, non solo hanno ubbidito alla struttura commissariale, ma con enorme zelo, senza richiesta alcuna, tanto meno dei Ministeri interessati, ci hanno messo il “buon peso”: da noi quando si va al mercato del pesce si usa. In buona sostanza si vuole far quadrare i conti, oggi si dice razionalizzare, nella Sanità e si inizia dalla Salute Mentale eliminando il numero massimo dei posti letto nelle strutture territoriali (attualmente ne sono 140 in tutta la regione e non sono sufficienti) e cercando, con qualche alchimia, di contenere il costo della retta giornaliera che già adesso è molto più bassa rispetto a quella di altre regioni. I Commissari nominati dal Governo nazionale sia essi indigeni che allogeni, per oltre dieci anni non hanno mai sentito il dovere di adeguare le rette al costo della vita provocando diseconomie importanti negli Enti gestori (coop sociali) che solo grazie al sacrificio dei soci lavoratori sono riuscite a superare, a volte, rinunciando anche alla paga.
E la ciliegina, che rende tutto più dolce, sta nel paziente che ricoverato in queste strutture è tenuto a versare un contributo mensile nella misura del 100% del suo reddito se questo è pari o inferiore alla pensione sociale. Io credo che una legge siffatta dovrebbe essere dichiarata incostituzionale dai commessi della Consulta. Altro che tutela dell’art 32 della Costituzione, questi chiedono soldi anche agli indigenti. Ma i sapientoni di via IV Novembre si sono mai avvicinati a un paziente con problemi psichiatrici, alle loro fragilità, alle loro storie? Se lo avessero fatto non avrebbero scritto con tanta crudeltà un inutile provvedimento. Questa porcheria si dirà che l’ha scritta il Commissario ad acta. No! La proposta di legge con relativa relazione è stata scritta dal presidente della giunta Roberti insieme al presidente del Consiglio Pallante ed approvato dalla maggioranza di centrodestra in Consiglio Regionale. In tutta questa brutta storia non c’è solo ignoranza ma anche malafede.
Il dott. Ulisse Di Giacomo, sub Commissario, ascoltato in IV Commissione Consigliare, correttamente riporta il dato secondo il quale la mobilità passiva dei pazienti psichiatrici è frequente il che conferma che il fabbisogno assistenziale regionale relativo al comparto psichiatrico risulta sottostimato rispetto all’effettiva domanda. A questo punto la domanda sorge spontanea: se il fabbisogno del comparto psichiatrico è sottostimato e non vi sono posti letto sufficienti a far fronte alla domanda, ragione per la quale la mobilità passiva dei pazienti è in continuo aumento, per quale ragione bisogna modificare il numero dei posti letto nelle CRP e non il numero complessivo dei posti letto nell’intera regione oltre al numero delle CRP? La modifica del regolamento regionale che elimina il numero massimo dei pazienti da ospitare nelle CRP non è mica funzionale a una vecchia idea, quella di riaprire piccoli manicomi? Il regolamento applicativo della legge sulla salute mentale, privato del numero massimo degli ospiti da riabilitare all’interno delle comunità psicosociali, è quantomeno bizzarro oltre che in contrasto con l’art 9 comma 3 della legge regionale 30/2002. Che, questo si, prevede obbligatoriamente un numero massimo di 10 pazienti per ogni struttura.
È bene ricordare, a noi prima che al legislatore, che il numero degli ospiti ricoverati in una comunità di riabilitazione psicosociale non è determinato in base a scelte economiche più o meno vantaggiose e non si tratta di una variabile indipendente, ma è il risultato di anni e anni di studi sul campo. Se poi la Destra molisana insieme al commissario di governo vogliono utilizzare questo territorio per la sperimentazione di una nuova psichiatria contenitiva al fine di risolvere il problema della mobilità passiva: auguri!
di Domenico D’Adamo (da lafonte.tv)
li 3 Luglio 2025