Autunno caldo?
di Antonio Di Lalla (da lafonte.tv)) –
Lettera aperta a quanti vogliono ribellarsi
Settembre dovremmo caratterizzarlo come autunno caldo, non meteorologicamente o per gli incendi, che continuano ad essere appiccati, spesso impunemente. A settembre dovrebbero riaprire le fabbriche che invece continuano a chiudere o a trascinarsi, vedi Stellantis a Termoli; dovrebbero riaprire le scuole, sempre più trascurate perché la cultura è nociva per qualsiasi potere che non vuole persone che pensano; la sanità, sempre più a corto di personale e di mezzi, andrebbe potenziata. I piccoli paesi, dopo la scorpacciata estiva di vacanzieri e iniziative varie, si avviano inesorabilmente verso un lungo letargo, sempre più drammatico, visto che neppure la politica nazionale intende più scommettervi, tanto da decretarne la progressiva eutanasia, come già ci ragguagliava il prof. Rossano Pazzagli sul numero scorso della rivista.
I nostri politicanti regionali di maggioranza sono totalmente inconsistenti. Avranno ricevuto l’ordine di scuderia di essere evanescenti, così almeno passano in sordina i danni che stanno provocando. Quelli di minoranza non vanno oltre la custodia del loro orto, preoccupati di rafforzare i loro comitati elettorali per continuare a sopravvivere. Possibile che in una regione così allo sfascio i governanti riescano addirittura a fare peggio della precedente legislatura? E ci vuole veramente impegno per battere in negativo l’era del disastroso Toma! Le grandi questioni regionali, dalla sanità inefficiente all’ambiente deturpato, dalla viabilità penosa alla ferrovia in abbandono, dall’acqua, contesa dalle regioni vicine, all’eolico e fotovoltaico, sempre più invasivo delle terre coltivabili, possibile che non suscitino nessun moto di protesta? Non lasciamoci anestetizzare. È tempo di ribellione, perché solo di questa hanno ancora qualche timore, basti vedere le continue leggi repressive e liberticide che il governo nazionale sforna a ogni piè sospinto. Sgovernano brillantemente, perché incapaci ma anche, anzi soprattutto, per i demeriti di una opposizione che partecipa indecorosamente al loro balletto mortale.
A livello internazionale si continua, mi si lasci passare l’espressione che riporto solo perché l’ha usata il presidente degli Stati Uniti, a leccare il culo di Trump che, tra una partita e l’altra di golf nei suoi 18 campi, vuole tenere sotto scacco il mondo intero con i dazi e con le guerre. Sì, Trump non è affatto pacifista. Se pretende che l’Europa acquisti dalla sua nazione 750 miliardi di dollari di prodotti energetici e 600 miliardi per armamenti come può volere che veramente ci sia pace in Ucraina? E il piano di Riarmo Europeo di 800 miliardi, voluto dalla von der Leyen come si giustificherebbe se la Russia non fosse più il nemico da sconfiggere? Mentre gli ucraini continuano a morire, trascinati in una guerra che poteva essere evitata, il teatrino messo su ad arte continua ad attribuire tutte le colpe alle mire espansionistiche di Putin che, dicono, vorrebbe arrivare fino in Portogallo. Non è certamente uno stinco di santo, anzi è un criminale incallito, ma quella infame guerra è stata voluta da chi pretendeva “abbaiare alla porta della Russia” come ebbe a dire, con il coraggio della verità, papa Francesco.
Un’altra vergogna che ci impone di ribellarci, per non essere complici, è l’assassinio mirato e perseguito del popolo palestinese. Si sta compiendo una vera carneficina, senza neppure il pretesto di una guerra in corso, che ha un nome preciso: genocidio; e questo con il beneplacito del pacifista Trump e dei suoi sguatteri europei. Non siamo antisemiti, né come cristiani potremmo esserlo, in quanto Cristo, fondamento della nostra fede, era ebreo ed ebrei erano la Madonna, gli apostoli, Paolo e i primi seguaci, ma siamo contro il governo israeliano. Lo siamo con tutte le nostre forze. Perché il sacrificio di diverse decine di migliaia di persone non cada nel dimenticatoio, chiediamo che il 15 maggio, data in cui i palestinesi ricordano la Nakba, a causa dell’invasione della loro terra da parte degli israeliani nel 1948 e mai cessato, diventi la giornata della memoria da celebrarsi ogni anno in Italia e nel mondo. È solo un atto dovuto.
di Antonio Di Lalla (da lafonte.tv)
li 9 Settembre 2025

