L’attentato terroristico di Mosca

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Interrogativi sulla impreparazione della Federazione Russa rispetto all’attacco

di Umberto Berardo

26 marzo 2024

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Un commando di assalitori ha fatto irruzione venerdì 22 marzo intorno alle ore 21,00 locali nella sala da concerti Crocus City Hall di Krasnogorsk, uno dei più grandi centri commerciali nella zona periferica occidentale di Mosca.
Un concerto della band rock Picnic aveva richiamato oltre seimila persone.
L’azione è stata condotta da cinque uomini di cui quattro armati di mitra e uno con uno zaino presumibilmente pieno di esplosivo.
Le scene dei filmati girati da persone in fuga ci mostrano i terroristi uccidere i vigilantes e sparare poi senza pietà sulla folla che tentava di proteggersi o di fuggire mentre al contempo veniva posizionato l’esplosivo che poi farà saltare in aria il soffitto dell’immenso teatro affollato appunto da migliaia di persone mentre gli attentatori riuscivano a dileguarsi.
L’episodio criminoso è stato condotto intanto con accuratezza militare e ciò lascia chiaramente pensare a persone ben addestrate.
Mentre scrivo si parla di circa 143 morti e più di 100 feriti gravi tra cui la metà in pericolo di vita.
Le immagini registrate dai telefonini mostrano intanto la profonda disumanità degli uomini che hanno condotto il blitz.
Già ai primi di marzo l’ambasciata americana a Mosca aveva attenzionato sulla possibilità di attentati nelle sale concerto della capitale russa.
Appresa la notizia, il pensiero non poteva se non andare ai morti, ai feriti, al dolore delle famiglie e ai tanti episodi criminali che il terrorismo di diversa matrice ha sparso nel mondo nel corso degli anni.
La memoria è andata subito agli attacchi a Parigi e al Bataclan.
Subito dopo la tristezza che ti prende davanti a simili episodi non puoi non porti le domande su chi siano stati i killer, quali i mandanti e quale il fine di un’azione terroristica così cruenta.
Tante le ipotesi avanzate inizialmente.
Il Cremlino nel clima di sospetti reciproci ha parlato dell’avvertimento USA come una minaccia e una provocazione dell’Occidente mentre attraverso i suoi portavoce ha lasciato immaginare una matrice ucraina, ma Kiev ha negato subito qualsiasi responsabilità in merito parlando al contrario di un atto di sabotaggio da parte di Putin.
Alcuni analisti hanno pensato alla possibilità che nell’azione siano coinvolti gli oppositori russi interni alla guerra in Ucraina, le formazioni bielorusse contrarie al regime di Lukashenko, i disingannati del gruppo Wagner, formazioni cecene sconfitte dalla Russia, oppositori di Putin.
Anche il momento in cui l’azione terroristica si è scatenata subito dopo la rielezione farsa del teocrate russo ha lasciato pensare a gruppi politici di opposizione che certo in Russia non mancano anche se i più non arrivano allo scoperto.
Mentre correvano queste voci è arrivata sul canale Telegram la rivendicazione di Isis-K come ritorsione agli attacchi indiscriminati della Russia contro questa organizzazione nel Caucaso e in Siria e per il sostegno dato da Putin a Bashar al-Assad.
Si tratta di una cellula afghana dell'Isis che si pone l’obiettivo della creazione di un califfato comprendente parti dell’Iran, dell’Afghanistan e del Pakistan ma anche di Turkmenistan, Tagikistan e l’Uzbekistan accusando pesantemente la Russia non solo per il suo appoggio al dittatore siriano ma soprattutto per la sua politica imperialista in Medio Oriente e in Africa.
Lascia qualche dubbio il seguente testo equivoco e allucinante della rivendicazione pubblicata su account Telegram “I combattenti dello Stato Islamico hanno attaccato un grande raduno di cristiani nella città di Krasnogorsk, alla periferia della capitale russa, Mosca, uccidendo e ferendo centinaia di persone e causando grande distruzione nel luogo prima che si ritirassero sani e salvi nelle loro basi”
Il servizio di sicurezza federale russo (FSB) ha comunicato di aver fermato finora undici persone far cui quattro potrebbero essere dei terroristi arrestati nella regione di Bryansk mentre cercavano di uscire dalla Russia con passaporti del Tajikistan e un’auto con targa bielorussa, dunque pare verso Minsk più che in direzione dell’Ucraina come sostiene Putin.
L’Isis intanto ha diffuso anche una foto dei terroristi incappucciati.
Non nascondo che dopo l’ammonimento degli Stati Uniti su un possibile attentato a Mosca lascia molto perplessi che un grande centro commerciale come il Crocus City Hall non abbia avuto un rafforzamento nei controlli.
La Russia dall’otto settembre 1999 ha avuto una lunga scia di terribili attentati prevalentemente di matrice islamista cecena, ma legati anche all’indipendentismo delle varie repubbliche a maggioranza mussulmana della regione caucasica che hanno provocato centinaia di morti.
La risposta del Cremlino è stata sempre e solo la violenza della repressione.
Com’è possibile allora che la Federazione Russa sia stata così impreparata rispetto a questo attacco pure preannunciato dai servizi segreti occidentali?
Ferma ovunque nel mondo la condanna dell’attentato per un attacco così violento contro civili inermi e incolpevoli.
Questo episodio certamente rinsalda il legame della popolazione con Putin, ma indebolisce quest’ultimo politicamente ed è difficile immaginare quali possano essere le sue reazioni come anche quelle dei Paesi indirettamente coinvolti.
Medvedev, vicepresidente del Consiglio di Sicurezza Russo dichiara “Se fosse accertato il coinvolgimento di terroristi del regime di Kiev, saranno trovati e uccisi senza pietà. Compresi i leader dello Stato colpevole di tali atrocità”.
Sono parole che potrebbero lasciar pensare a un incremento di attacchi verso l’Ucraina che comunque al momento appare del tutto estranea all’attentato.
Credo che di fronte a episodi così gravi come quello avvenuto a Krasnogorsk occorra riflettere sulle vie che possono allontanarci dalla violenza e portarci verso una società in cui a prevalere non sia più la voglia di potere ma il buon senso della ricerca della pace e della giustizia sociale garantendo a tutti i popoli i diritti fondamentali di ogni persona.
Tollerare ancora il comportamento di personaggi come Putin, Erdogan o Netanyahu mi sembra davvero inaccettabile non solo per la loro negazione del diritto dei popoli all’autodeterminazione, ma soprattutto per i massacri compiuti contro chi l’ha reclamata oppure oggi la difende.
L’Europa può avere un grande ruolo nel superamento dei blocchi di Paesi contrapposti nati nel 1945 che oggi sono più numerosi di quelli iniziali.
Certo non lo farà restando succube del potere finanziario, pensando unicamente a un suo riarmo sia pure difensivo e rimanendo sul piano di un’integrazione economica che non rappresentano certo lo scopo sognato dai padri fondatori.
Occorre immaginare finalmente la creazione degli Stati Uniti d’Europa che sappiano guardare alla cooperazione economica ma soprattutto alla convivenza pacifica e alla garanzia dei diritti per tutti.
Tutto ciò si può raggiungere solamente uscendo dalle logiche dell’immobilismo e della contrapposizione che ci hanno portato a un clima di violenza senza precedenti e lavorando per rendere gli Stati all’interno dell’Unione Europea e nel mondo sempre più democratici e non violenti.
Possiamo condannare guerre e atti terroristici come vogliamo in tutte le forme, ma non li elimineremo dalla storia se non ne cancelliamo le cause che vanno individuate anzitutto nei poteri dittatoriali di ogni risma, nella discriminazione delle popolazioni nei diritti, nel nazionalismo e nell’imperialismo.
Più che cercare allora in maniera folle nuovi armamenti, abbiamo invece bisogno di ridare centralità all’azione politica e alla creazione di un internazionalismo per una convivenza pacifica tra i popoli.
Io credo che il primo passo in tale direzione è che molti Stati escano dalla finzione mistificatoria di dichiararsi contrari alla guerra e al terrorismo solo a parole permettendo ad esempio il massacro dei civili con bombardamenti indiscriminati e decidano finalmente di cercare le azioni politiche in grado di portare chi vi ricorre nel primo caso obbligando a un cessato il fuoco immediato e nel secondo all’eliminazione dei radicalismi ideologistici che rendono possibili attentati contro civili innocenti. 

di Umberto Berardo

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