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Politica

 

 

 NODO GIUNTA
Zingaretti e Maroni più rapidi di Frattura.
Il governatore rallenta sui tempi

 


Né come Zingaretti, né come Maroni. Per la prima in scena Frattura non riesce nell'intento di mettere d'accordo tutti gli alleati e varare l'esecutivo nei tempi annunciati (la giornata di ieri).

 

I suoi due colleghi governatori, il primo di centrosinistra, il secondo di centrodestra, eletti come lui, il 26 febbraio scorso hanno già da qualche giorno una giunta. Giunte assai numerose rispetto a quella che deve mettere su il presidente della Regione Molise. Dieci assessori per il governatore del Lazio e 14 per l'inquilino del Pirellone. Donne, in entrambi i casi, tante. Se Maroni ha scelto una rappresentanza perfettamente bilanciata tra i due sessi - sette a sette -, Zingaretti ha fatto ancora di più: sei donne contro quattro uomini, guadagnandosi così l'alloro per le quote rosa.

Di quote rosa, espressione brutta nell'obbligo, ma seria nei contenuti, da via Genova trapela ben poco. Come poco si sa dei quattro - appena quattro - assessori che con Frattura dovranno trovare per il Molise una strada nuova. L'impressione è che il nuovo governatore sia ad un bivio che impone scelte coraggiose, forse anche impegnative. La giunta doveva essere presentata subito. Perché non è un organo così. È l'organo di governo.

Frattura appare al momento ostaggio delle vecchie logiche spartitorie che tanto piacciono ai partiti in declino (ci sono ancora dubbi su questo?) e nulla interessano ai cittadini. A dettare la lentezza di questi giorni pare ci sia di nuovo la poco popolare dirigenza del Partito democratico. Il duo Ruta-Leva costringe allo stand by il capo dell'esecutivo che non c'è. E suggerisce nomi che segnerebbero una pesantissima battuta d'arresto per una proposta politica, e soprattutto amministrativa, premiata alle urne perché portatrice di un cambiamento invocato da tutti.

E, invece, all'orizzonte non si intravedono grandi cambiamenti. Il presidente della Regione tentenna sulle quote rosa - il solo nome che gira è, come sempre, quello di Micaela Fanelli (ma davvero il Molise può contare soltanto sulla presenza della sindachessa, che, per inciso, vanta un'unica vittoria elettorale, quella nel suo comune, poi sconfitte su sconfitte?). Il presidente della Regione tentenna a presentare una proposta nuova e moderna. Probabilmente anche di smarrimento iniziale per un Molise all'apparenza non ancora pronto. Per pregiudizio, non nei fatti. Frattura ha il dovere della rivoluzione perché l'ha promessa agli elettori. I tempi non sono maturi, dicono gli scettici: non è vero. La società è pronta più di quanto si immagini.

I malumori eventuali anche tra i partiti durerebbero un mese tutt'al più. Chi, tra i 20 eletti di Palazzo Moffa, metterebbe mai in discussione una poltrona oggi davvero difficile da conquistare? Bloccarsi sulle pretese di chi vuole rivestire incarichi in virtù del suo stemma è un peccato capitale.

E allora una "signora" nella giunta di Frattura deve esserci, ma che sia una donna forte, importante, brava. Fuori dal cerchio magico della politica, ce ne sono tantissime. Basta avere la volontà di riconoscerle. Basta fare come ha fatto Bersani: alla Camera lo scranno più alto è andato alla Boldrini. L'Italia intera ha apprezzato, rimanendo stregata da questa figura speciale.

In Molise tocca a lui, al presidente Frattura, indicare i suoi collaboratori di governo. Ha sempre pensato a Nagni, Facciolla e Pietracupa-Cotugno? Vada avanti allora: li nomini. Rivendichi il suo progetto e avvii il cammino.

Per quattro assessori aver speso a vuoto una settimana di tempo - tanto è passato dalla proclamazione - non è motivo di vanto. Dunque non resta che aspettare martedì prossimo quando scadranno i tempi tecnici per nominare la nuova giunta regionale. (MT)

 

da primapaginamolise.it

Campobasso,  lì 25 Marzo 2013

 

 

 

 

 

 

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