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Opinionii

 

Mons. Giancarlo Bregantini:
la verità di chi?

In un articolo pubblicato oggi dalla Gazzetta del Molise, Monsignor Bregantini ha cercato di rispondere alle critiche che gli sono state mosse per un suo passaggio di un altro suo scritto sugli attentati di Parigi, in cui sosteneva che "…va fatta anche una riflessione su come utilizziamo non solo il mitra ma anche la penna e la matita"

Il Vescovo di Campobasso e Bojano esordisce ricordando la primavera di Praga del 1968 e i carrarmati sovietici che entrarono nella Repubblica Ceca per reprimere le sollevazioni popolari che chiedevano l'indipendenza dall'Unione Sovietica che esercitava un occhiuto controllo "oltre cortina". Ai tempi, Bregantini era uno studente liceale e apre il suo articolo con la domanda che il suo professore di religione, don Antonio Mazzi, pose alla classe: "la libertà è mezzo o fine?". Oggi il Vescovo ripropone la stessa domanda, sottolineando che la risposta che la sua classe andò maturando non lasciò spazio ad equivoci: "la libertà è un mezzo per la verità che è il fine". Continua Bregantini: "Certo, non vanno mai separate le due virtù. I due valori sono inscindibili… Preziosissima è la libertà ma non è tutto. A sua volta è relativa perché va finalizzata alla verità, cioè alla costruzione di una società giusta e rispettosa, capace di creare un cuore di fraternità… La libertà senza verità è un pensiero cieco che porta alla morte!". Viene spontaneo chiedersi chi è che stabilisce quale sia la verità? La fede, il dogma, lo Stato? E se la verità di una persona fosse differente da quella di un'altra, quale delle due dovrebbe prevalere?

Sostiene ancora padre Giancarlo: "L'occidente ha conquistato con fatica quest'acqua preziosa della libertà, l'ha maturata con progressività". Siamo sicuri che il moderno e civilizzato occidente abbia conquistato la libertà? Non siamo piuttosto vittime di una società schiava delle lobbies finanziarie, che a partire dalla fine della seconda guerra mondiale si è illusa di "esportare democrazia" quando in realtà si ritrova perennemente in guerre permanenti di orwelliana memoria?

Conclude poi sulla satira: "Forse ha graffiato con eccessiva libertà, senza preoccuparsi della verità. Cioè di costruire un mondo di stima reciproca, di bene comune, di crescita nella fraternità… il difficile è costruire, tutti insieme, con valori condivisi, che ci uniscano e non ci separino". La verità di chi? Perché mai un giornale satirico e dichiaratamente anarchico deve preoccuparsi di non graffiare con "eccessiva libertà"? Non è forse questa la dimostrazione che millenni di storia non ci hanno resi tanto più evoluti e liberi degli "altri"? Gli attentatori di Charlie Hebdo erano di nazionalità francese, come tanti altri cittadini delle fedi più disparate. La colpa, a nostro giudizio, ricade sullo Stato che non ha saputo renderli membri attivi e partecipanti della cittadinanza e non certo su un giornale che fa satira.

 

 

Leggi l'articolo di Mons. Bregantini

 

Lacrime e domande

Tutti noi abbiamo trepidato, vedendo e seguendo con immediatezza le vicende di Parigi, in questi giorni dal sapore natalizio già svanito. Sento nel mio cuore due sentimenti, immediati: da una parte una grande preoccupazione, ma dall'altra un'intensa riflessione. Si intrecciano, e diventano "lacrime e domande". Lacrime di sangue che macchiano la terra. Domande che si alzano fino al cielo.

Entrambe, generano non paura ma una verifica chiara del nostro modo di gestire in Occidente il grande tema della libertà. E' il tema culturale e antropologico più decisivo, oggi, anche davanti alle travolgenti sfide che ci pone l'Oriente. Pregare e riflettere sono allora le grandi risorse, per capire "che siamo argilla nella mani tue mani, o Dio e tu colui che ci da forma; tutti noi siamo lavoro delle tue mani!", come dice Isaia (64,7).

Ho ancora nel cuore, vivissima, una decisiva domanda del mio professore di religione, in terza liceo, proprio mentre i carri armati sovietici, nell'autunno del mitico '68, stavano schiacciando la promettente primavera di Praga. Quel docente acuto, cui devo molto, era don Antonio Mazzi, da tutti ben conosciuto. Ebbene, sulla lavagna aveva scritto due parole centrali per il cuore di ogni ragazzo e di ogni epoca: verità e libertà. Ci chiese appunto se la libertà fosse mezzo o fine. Ed è una domanda che pongo anch'io, oggi, a tutti voi, davanti ai  tragici ma eloquenti fatti di Parigi: La libertà è mezzo o fine? Che ne pensate: Cosa mettiamo al di sopra, su quella ideale lavagna? Ricordo ancora il vivacissimo dibattito che ne scaturì. Come sarebbe tra di noi, se potessimo incontrarci. Anzi, con i mezzi di oggi, mi piacerebbe interagire con voi, pur se distanti. La tecnologia ce lo consente. E volentieri potremmo riflettere insieme su questa domanda centrale per la nostra vita e per la nostra civiltà occidentale, così drammaticamente contestata da altre culture emergenti. La risposta che maturammo, adagio adagio, è stata chiara: la libertà è mezzo ed il fine è la verità. Certo, non vanno mai separate le due virtù. I due valori sono  inscindibili. Non si può educare, non si può costruire nulla di grande e di vero senza entrambi i valori. Mai dunque contrapporli né separarli. Ma non vanno posti sullo stesso piano. Preziosissima è la libertà, ma non è tutto. A sua volta, è relativa perché va finalizzata alla verità, cioè alla costruzione di una società giusta e rispettosa, capace di creare un cuore di fraternità. Nelle famiglie, nella aziende, nella politica, nel mondo intero.

La libertà senza verità è un sentiero cieco, che porta alla morte!

Ben analizzava il grande rischio dell'occidente, un vescovo ausiliare di Bagdad, nella marcia della pace di una decina d'anni fa a Termoli, quando prendeva in considerazione l'invasione disastrosa dell'Iraq da parte degli americani. Ci diceva, con la lacrime agli occhi, che  l'occidente era come una grande diga, che conteneva l'acqua preziosa della libertà, necessaria per gli aranceti che aspettavano una irrigazione goccia a goccia, per poter rifiorire dopo anni di dittatura. L'occidente ha conquistato con fatica quest'acqua preziosa della libertà, l'ha maturata con progressività. Ora l'invaso è colmo. Ma ecco l'errore compiuto. Invece di donare l'acqua un po' alla volta, l'occidente ha aperto tutto d'un colpo le paratie della diga e l'acqua si è riversata con violenza sulle piante sottostanti, devastando tutto! Eloquentissimo!

La libertà è preziosa. E' come il vento in poppa che fa correre la nave sulle onde. Ma non basta il vento, occorre anche il timone, altrimenti la nave girerebbe su se stessa, vanamente. Ecco fuor di metafora, la riflessione su questi giorni, che umilmente vi presento, pronto a condividerla con voi tutti: il vento è la libertà, il timone è la verità. Indispensabili entrambi. Ma con l'unica finalità unica del cammino rapido della nave. Questo è il rischio della satira. Forse ha graffiato con eccessiva libertà, senza preoccuparsi della verità. Cioè di costruire un mondo di stima reciproca, di bene comune, di crescita nella fraternità. Facile è correggere, spontaneo è rimproverare. Lo vediamo anche con i figli nostri, specie oggi. Ma il difficile è costruire, tutti insieme, con valori condivisi, che ci uniscano e non ci separino. E come un rimprovero lo si accetta se si sente che nel tono della voce c'è la amabilità e la stima e non il giudizio cattivo, così è della satira sui giornali. Perciò prego perché l'occidente possa donare la libertà di cui è ricco con quella saggezza che non distrugga ma faccia crescere le pianticelle che attendono, in altri luoghi del mondo, un sorso d'acqua vera e pura. C'è un limite in tutte le cose. Siamo argilla, fragile e feconda.

Per questo, mentre condanniamo con forza questa orribile violenza omicida, che non ha alcuna motivazione, come ha espresso papa Francesco, traggo da lui una sua frase nella esortazione Evengelii gaudium (253): "Di fronte ad episodi di fondamentalismo violento che ci preoccupano, l'affetto verso gli autentici credenti dell'Islam deve portarci ad evitare odiose generalizzazioni, perché il vero Islam e un'adeguata interpretazione del Corano si oppongono ad ogni violenza!"

Cioè puntare sull'Islam moderato, che già sta condannando questi infami atti di violenza. Ma poi, riflettere tutti insieme, come civiltà occidentale,  su come usare bene il preziosissimo valore della libertà, per la verità!

 

+ padre Giancarlo, arcivescovo

 

di Donato Porcarelli

 

 

Campobasso, lì 16 Gennaio 2015

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