indietro

 

La Nota

 

 

 

 NEL MOLISE SI SENTE SOLO SILENZIO



Non sappiamo quali sono i tempi entro i quali bisogna presentare il proprio governo regionale. A livello nazionale, invece, si discute, soprattutto per vedere come finire di cuocere Bersani e dare lo spazio libero a Renzi, il predestinato, e, ancor più, come disfarsi di Grillo e delle sue cinque stelle che fanno paura a tutti.

 

La rivoluzione fa paura anche a Fassina, uno che è considerato a sinistra nel Pd, che ieri, in una delle trasmissioni pallose della domenica, ha perso l’occasione per difendere, non Grillo, ma il gusto del cambiamento espresso dal recente risultato elettorale. Ha perso anche un’altra occasione, quella di non aver detto a Sallusti, ormai presente in ogni trasmissione a proporre soluzioni, che è comunque un avanzo di galera, in quanto condannato e, poi, salvato grazie a Napolitano.

Fino a quando gli italiani tollerano i Sallusti, come i Moggi, c’è poco da sperare nella una politica che non rispecchi la curva nord di qualsiasi stadio.

Ma torniamo al Molise e al governo di Di Laura Frattura che non ancora c’è. Tutto tace, con i grillini, che qui vivono in pace e nessuno teme, e la cosiddetta sinistra che dorme sonni tranquilli, salvo chi continua a sognare di poter svolgere un ruolo sulle disgrazie o le sfortune del proprio compagno di banco.

L’unico a puntare i piedi per ora è stato Pietracupa quando ha rivendicato un ruolo per il prezioso contributo dato da Venafro e dalla Provincia di Isernia che merita gratitudine.

Certo ci sono anche i silenzi di quelli che si sono messi in fila davanti alla cassa solo per riscuotere, sicuri come sono, dalla quantità di preferenze del risultato elettorale.

E, così, tra silenzi e qualche sbadiglio, il Molise perde tempo prezioso per il suo futuro, che è tale solo se cambia la politica che ha obbligato e obbliga i giovani a emigrare; ha portato alla distruzione della sanità; allo sperpero del territorio; alla crisi dell’agricoltura che, oggi ancor più di ieri, resta il settore portante dell’economia molisana; allo spopolamento dei piccoli centri, che per il Molise sono come le parole per un dialogo o un discorso; all’abbandono del suo patrimonio storico-culturale; all’invasione, in mancanza di una programmazione, di pale eoliche e pannelli solari, che hanno visto tanti sindaci protagonisti, e, nel contempo, complici di chi ha fatto, di questo sperpero di paesaggio, un affare con i profitti portati altrove; alla scarsa o nulla attenzione ad una ricchezza che non è facile da calcolare qual è quella dei molisani che vivono fuori dal Molise, in Italia e nel mondo con la loro terra nel cuore.

In politica il silenzio non è mai oro, ma trattativa che scade di livello con il passar del tempo.

Spetta, visto che qui i grillini sono felici e contenti, alle forze che meglio di altre hanno indicato il futuro e il percorso alternativo per raggiungerlo, camminando in avanti e non restando fermi o tornando indietro, come spesso succede quando il cambiamento è solo sulla carta, prendere in mano la situazione.

Penso, soprattutto, a Rivoluzione Democratica, che ha pagato il prezzo della improvvisazione in quanto a presentazione sua e del suo ottimo candidato De Lellis e non in quanto a idee e a progetti che, personalmente e, con me, gli amici di Larino Viva, abbiamo portato avanti in questi cinque anni di vita e condiviso con i movimenti, in particolare quello dell’acqua.

È ora il tempo di dissodare, seminare, sarchiare per sperare in un raccolto abbondante e di qualità domani da rendere cibo senza inquinamenti chimici, naturale o, se volete, biologico.

pasqualedilena@gmail.com

 

 

 

 

 

di Pasquale Di Lena (larinoviva.it)


Larino, lì 12  Marzo 2013

 

indietro