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Editoria

 

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lafonte

 

è in edicola il numero di Maggio 2013 www.lafonte2004.it

 

In questo numero:

- i due polmoni

di Rosalba Manes

- Terra luminosa  - tela

di Carla Llobeta

- il lavoro. disperatamente

di Antonio Di Lalla

- boccata d'ossigeno

di Michele Tartaglia

- in ascolto

di Dario Carlone

- scatto d'autore: "politica oggi: vivere allo stato brado"

di Guerino Trivisonno

- interpellati dai suicidi

di Sabrina Del Pozzo

- ripartire a sinistra

di Famiano Crucianelli

- il teatrino regionale

di Redazione

- rabbia e poesia

di Loredana Alberti

 lettera agli alunni

di la maestra Carolina

- colletorto: decalogo in fausto

di Redazione

- una nuova amministrazione regionale. quale discontinuità col passato?

di Michele Petraroia

- un nuovo inizio

di Giovanni Di Stasi

- la raffineria galleggiante

di Antonio De Lellis

- argentina

di Lina D'Incecco

- fiat mazziata

di Marianna Salemme - Pietro D'Adamo

- seconda descrizione in atto

di Roberto Roversi (a cura di Loredana Alberti)

- ilaria e miran

di Luciana Zingaro

- le paure e le risposte

di Erri De Luca

- la cattedrale di guardialfiera

di Gaetano Jacobucci

- la qualità della scuola

di Gabriella de Lisio

- antimafie a santa croce

di Franco Novelli

- uscire dalla mafia

di Mara Mancini

- guardare avanti

di Leo Leone

- una vita per la pace

di Franco Novelli

- ricordando Armida Miserere: così lontani, così vicini

di Domenico D'Adamo - Adielle - Redazione

- appunti di viaggio

di Z' Vassilucc'e

- lo stoppione

di Gildo Giannotti

- si torna al voto

di gruppo"il bene in comune per Ripabottoni"

- pace e meraviglia

di Silvio Malic

- un tozzo per tutti

di Domenico D’Adamo

 

 

 ricordando  Armida Miserere            a pag. 22 (Redazione)  

 

Antonio carissimo, il lavoro non mi ha concesso tregua, poi le nebbie hanno complicato la situazione. Ho deciso di scriverti per parlare un po’ con te, visto che il telefono inibisce comunicazioni sostanziose.

Ormai è inverno, ed il freddo, in qualche modo, si è insinuato in me, rendendo palese una infelicità sottile e sotterranea. Ognuno tende alla felicità, ma mi dico che la felicità non è una condizione umana; probabilmente, l’infelicità è il sentimento più naturale. Ciò che sconvolge la linearità cui vorrei tendere non è l’infelicità, quanto il perdere il senso profondo della vita che poi, quasi per magia, riesco a recuperare solo attraverso la “catastrofe”, il dolore. O forse sono solo un’anima dannata, e non alludo a simbologie religiose, che si consumerà interamente nella insoddisfazione. Mi sembra di non avere pace, mi sembra di volere sempre qualcosa che non ho, sempre di più, e di non sapere come smettere di volere .............

 

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Campobasso, lì 02 Maggio 2013

 

 

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