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L’intervento

 

Non siamo tutti Charlie

 

E’semplificazione grossolana dire “buoni da una parte e cattivi dall'altra

“Chi ha qualcosa da dire si faccia avanti e taccia" 

                                        Karl Kraus 

 

Questo articolo esce a più di settantadue ore dalla strage di Parigi, quando il dibattito sull'accaduto è ormai giunto a maturazione. Un temporeggiamento utile, tuttavia, perché una realtà così complessa non può essere affrontata con semplificazioni grossolane, né in maniera manichea, con i buoni da una parte e i cattivi dall'altra. Liberisti d'espressione contro terroristi. 

 

Bene, questo è lo schema creato per le masse e affidato alla maestria manipolatrice dei media occidentali (benedetta rete!). Il protocollo da seguire, per la stampa mainstream, in questi casi è già collaudato. 

 

Primo: la distrazione di massa. Si parla di tutto tranne che delle cause e dei termini fondamentali. Come ha affermato, con la sua consueta brillantezza intellettuale, Carlo Freccero, il paratesto diventa più importante del testo. Le carte di identità dimenticate in auto dai terroristi, le amicizie rapper, le testimonianze dei coinquilini e del droghiere sotto casa (il fatto che li si consideri come degli alieni la dice lunga sul razzismo strisciante), e poi le paranoie sulla sicurezza, gli stipendi dei poliziotti, etc, etc. E non si parla dell'ambiente in cui questi terroristi crescono, di come le periferie somiglino sempre più a ghetti, a dormitori senza servizi, di come parte della popolazione delle metropoli europee, guarda caso composte in maggioranza da immigrati, viva segregata, ai margini della società. Condizioni ideali per favorire il reclutamento di giovani disperati da parte di un'aristocrazia araba bramosa di riappropriarsi delle sue risorse e di ristabilire il suo regime reazionario in medio-oriente

 

A dirla tutta, alcuni di questi elementi, potrebbero, se indagati fino alle estreme conseguenze, condurre a verità clamorose, a responsabilità insospettabili… Peccato che certi argomenti vengano toccati solo di striscio, quanto basta per estrapolarne elementi thriller che rendano accattivante la narrazione. Peccato non si arrivi mai al secondo step: il chiedersi "perché?". Ad esempio, perché uomini così bene addestrati, che freddano le vittime con un solo colpo per non sprecare cartucce, che raggiungono l'automobile con una calma olimpica, fermandosi anche a raccogliere una scarpa perduta, poi dimentichino in macchina niente di meno che le carte d'identità! 

 

Sostenere che si tratti di un complotto non è affatto fantapolitica. Il cinismo politico degli USA e dei suoi alleati non lo scopriamo certo oggi, e neanche in occasione delle torri gemelle. È semplicimente lo spirito dell'imperialismo. È inscindibile da esso. E certo, non si può negare che un fatto del genere è significativo di quanto la libertà, per noi occidentali, sia piuttosto un libertinaggio, uno "stare sugli alberi" per dirla alla Gaber. Possiamo dire e fare tutto ciò che vogliamo, finanche bestemmiare, purché non si metta in dubbio il dogma del profitto. Tanto è vero che Alfano è sobbalzato dalla sedia quando ha sentito parlare di sospensione del trattato di Schengen, quello, per capirci, che regola la libera circolazione delle merci e delle persone tra i Paesi dell'Unione Europea. Chissà se al Ministro stiano più a cuore le merci o gli esseri umani. Noi un'idea ce la siamo fatta… 

 

Ma comunque, quella che sia la verità, in questo caso, sui mandanti della strage, quello che importa davvero, soprattutto in prospettiva, è che le contraddizioni di un mondo diviso in più parti dallo sviluppo diseguale, stanno giungendo al culmine della loro esplosività. Sono state necessarie due guerre mondiali e cento milioni di morti nel secolo appena trascorso per regolare i conti tra le maggiori potenze mondiali. Ora si tratta, per i vincitori, di mantenere il presidio militare e tecnologico sul resto del mondo. Poco importa se questo significa creare rivoluzioni ad arte per rovesciare i governi non allineati (vedi primavere arabe, Ucraina), produrre prove false per giustificare l'invasione militare (Irak, Afghanistan), foraggiare gruppi terroristici per sostituire esecutivi eletti democraticamente con fantocci al soldo delle superpotenze (Siria, Libia). 

 

Ma un ordine imposto così non può durare a lungo. La borghesia araba, ingrassata dai petrodollari, è sempre più insofferente verso l'occupazione straniera. I soldi non sono un problema; la carne da cannone, pronta. I popoli affamati dai loro governi e terrorizzati dalle civilissime bombe occidentali sono il terreno perfetto per preparare il contraccolpo. Anche perché il mondo a Ovest non solo deve guardarsi le spalle dall'esterno, gli tocca reprimere anche l'opposizione all'interno. I miliardi di euro bruciati dalla speculazione, la sovraproduzione, la crisi di valorizzazione del capitale, hanno fatto sprofondare nella povertà milioni di uomini e donne che si aggiungono a quelli già esistenti. 

 

È il popolo delle periferie. Quello che sfugge al Nuovo Ordine. Incomprensibile per i ben pensanti, imprevedibile nelle sue fiammate violente, incalcolabile per la sua portata. 

 

Non resta altro ai governi occidentali che provare a dividerlo mettendo in scena lo scontro tra civiltà. 

 

La gente in centro resterà a guardare, con i suoi cartelli "Je suis Charlie", dietro gli uomini della troika, gli stessi che vogliono trascinarci verso la soluzione finale, la guerra globale. 

 

Non basta essere Charlie, sarebbe molto più utile, se proprio volessimo sottrarre terreno al fondamentalismo, restituire identità agli emarginati, da buoni eredi della rivouzione francese. 

 

Ora più che mai: socialismo o barbarie. Stay human.

 

di Paolo Di Lella (da ilbenecomune.it)

 

Campobasso, li 14 Gennaio 2015

 

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