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Comunicato

                   

 

 

 

UILBAC Molise

COMUNICATO STAMPA

 

 

“VATICANO SEQUESTRI”

Cronaca di un vigliacco sequestro di persone a scopo ideologico

 

Siamo giunti, io e la mia ammirevole compagna, alle quindici e quindici circa del giorno 15 dicembre dell’Anno Domini 2012 davanti al meraviglioso colonnato del Bernini. Volevamo oltrepassarlo per entrare nello stato del Vaticano ed esternare pacificamente un dissenso con l’affissione di un cartello-messaggio di pace e deposizione di fiori ecologici, così come largamente preannunciato a mezzo stampa e alla digos-questura di Isernia, per far giungere al Papa il grido di dolore di tanti cittadini sensibili per il taglio immotivato di due meravigliosi e rari abeti bianchi secolari molisani e per comunicargli come tutto questo potrebbe essere facilmente evitato seguendo il più banale dei consigli, cioè quello di utilizzare alberi ecologici come ormai tanti cittadini fanno nel rispetto del verde.

 

In verità, già a trenta passi dal colonnato, due inquietanti figuri in giacca impermeabile e radio ricetrasmittenti, guardandoci (e nel goffo tentativo di non farsi notare), riferiscono via radio, immagino ad altrettanti figuri (come poi si dimostrerà): “li abbiamo individuati, sono loro” e  ci seguono con lo sguardo (poco dopo ci diranno che il controllo è stato effettuato a campione!). Incuranti e inconsapevoli dei loro veri intenti (ed anche un po’ divertiti dai maldestri tentativi di dissimulare l’interesse verso di noi), continuiamo la nostra marcia verso il colonnato, certi di essere incappati nella solita prassi che vuole agenti della digos al nostro seguito ogni qualvolta che ci apprestiamo a porre in essere iniziative pacifiche ed autorizzate, una sorta di dame di compagnia a volte fastidiose, altre utili. Appena superati i paladini (immaginiamo papali) in borghese, noto chiaramente che gli stessi si mettono in moto per seguirci, continuando a parlare con altri via radio e riferendo appunto di controllarci nei movimenti. Prima di oltrepassare il confine, chiedo a Lucia, per documentare da subito la nostra candida iniziativa, di immortalarmi con lo sfondo del colonnato e con il “nostro albero” che, in lontananza, purtroppo già capeggia senza vita in San Pietro. Contestualmente mi si avvicina, parandosi avanti un elegante signore con radio, seguito da diversi agenti della polizia italiana ed altri in borghese, che, già da subito, nonostante ostentasse educazione e tatto persino eccessivi (rivelatisi poi infatti falsi), rivela subito che il suo intervento non è la solita identificazione, più volte conosciuta in manifestazioni di questo tipo. Ovviamente riferisco subito, senza neanche mi venga chiesta (chiaramente già conosciuta) la mia identità e il motivo della mia presenza, preannunciata ed autorizzata (come poi dirò più avanti), per fare quello che ho sempre fatto, proteste civili, pacifiche e legali. Facendo finta di non sapere niente, il soggetto dai modi falsamente educati e gentili, mi chiede il documento che subito mostro.

 

 In situazioni simili, senza neanche arrivare a tutto ciò, il tutto sarebbe rientrato nei controlli e nelle verifiche del caso. Ma questa volta no. Questa volta c’entra il Vaticano. Piuttosto che lasciarci liberi di continuare il nostro cammino verso quanto autorizzato, il soggetto con fare sempre più nervoso, ci chiede di seguirlo solo per cinque minuti presso gli Uffici dell’Ispettorato Vaticano per verificare se la questura di Isernia sia realmente informata dell’iniziativa! Si tenga presente che il “comitato di accoglienza”, non è lì per grazia ricevuta, bensì proprio perché informato da Isernia sulla nostra iniziativa autorizzata. Faccio notare loro che, per togliersi ogni dubbio ,basta telefonare alla questura di Isernia lì dal mio cellulare, cosa che peraltro faccio ma, evidentemente, come poi si dimostrerà, l’intento dell’ambiguo figuro è di altra natura. Più volte riferisco anche che dalla stessa questura isernina mi hanno contattato per ben due volte intorno alle dieci del mattino dello stesso giorno per sapere se ero già a Roma, se confermavo la mia iniziativa e che tutto era regolare, esattamente come fanno di prassi gli agenti della digos di Isernia nei miei confronti in altre circostanze simili ma più volte il soggetto mi ripete che si risolverà tutto ciò in cinque minuti presso l’ispettorato (dove la trappola era pronta e studiata).

 

Nel seguire il soggetto, chiedo a Lucia di documentare con scatti le operazioni di trasferimento, cosa non avvenuta in quanto, agenti  dichiarati della digos, le vietano di fotografare luoghi e persone in borghese e contestualmente noto con vivo stupore che gli uomini al seguito tra quelli in borghese, altri in divisa ed altri più attrezzati erano arrivati ad una ventina!  Mentre tutto ciò avviene, sono in contatto telefonico con la questura di Isernia per chiarire la situazione ma il soggetto si guarda bene dal colloquiare sul posto, il suo intento è quello di “lavorare” lontano da luoghi pubblici. A nulla serve la mia civilissima richiesta di lasciarci proseguire perché identificati ed in regola e perché l’iniziativa è prevista per le 15.30; appena dico una parola in più, con “arroganza cortese” mi si ricordava che posso incappare nella resistenza a pubblico ufficiale, tutto ciò mentre continuo a seguirlo senza colpo ferire!!! Oltrepassata la porta dell’ufficio, da subito il solerte funzionario responsabile della questione “Izzo” (e di cos’altro potrebbe!), cambia radicalmente espressione ed atteggiamento assumendo un assetto da repressore e carceriere con tutti i crismi del caso.

 

Vorrei dire da adesso (che sia chiaro a tutti) che noi, ”SIAMO STATI SEQUESTRATI E PRIVATI DI OGNI POSSIBILE LIBERTA’ PER BEN CINQUE ORE”, senza conoscerne per tutto il tempo il motivo e senza che ce ne fosse uno che fosse uno, visto che siamo stati rilasciati alle 20.30 senza nessuna contestazione ufficiale!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

 

Comunque, ritorniamo alla cronaca nuda e cruda. Per non darmi alcuna soddisfazione sul contatto che avevo con le autorità isernine, il responsabile delle operazioni chiama di suo la questura di Isernia, riuscendo a contattare un funzionario o dirigente donna (lo si capisca anche da come il galletto si rapporta), con la quale dialoga sull’accaduto badando di far emergere ad alta voce quello che l’interlocutrice gli dice, mascherando a dovere altro che non avrei dovuto sentire. Fra queste ultime, poi appurate, ci sono chiaramente parole di difesa del mio operato, della mia onestà, del mio rispetto e tranquillità sociale, quindi non di pericolo. Ma questo al soggetto non va bene e continuamente ripete ad alta voce cose che dall’altro capo non vengono profferite! Insomma, tra una nostra valida motivazione e le sue distorte e non veritiere passa una mezz’oretta durante la quale, spontaneamente e senza che nessuno me lo chieda, tiro fuori dal mio zaino d’ordinanza il cartello che avrei dovuto attaccare dove mi fosse stato possibile e comunque su spazi consentiti, permettendo al soggetto di leggerlo e di riferirlo telefonicamente ad altri suoi interlocutori telefonici e a tutti dice che non c’è niente di offensivo o diffamatorio! E allora ci chiediamo di grazia cosa dobbiamo ancora aspettare per andare via. Di colpo, dopo le sue telefonate, il soggetto si alza dicendo ad alcuni dei presenti di seguirlo per stendere un verbale e, qualche minuto dopo, sentiamo e vediamo chiaramente nel corridoio un giovane agente della digos rivolgersi a lui dicendo: ”io queste cose non le faccio, se credete fatevele voi come …”! Cosa giustamente si rifiuta di fare il giovane ed onesto agente? Al momento non è dato sapere ma sicuramente ci getta in una grave preoccupazione, soprattutto dopo aver capito che questo ed altri agenti vengono licenziati. Dopo qualche minuto, sempre dal corridoio, la voce del soggetto, forse ancora a telefono, almeno così sembrava, parla con enfasi di precedenti che mi riguardano per manifestazioni non autorizzate, volendosi riferire alla questione “condanna per l’Auditorium di Isernia” che come tutti sanno, lui compreso, è stata sospesa da un nostro ricorso e da una denuncia de PCL per falso e abuso nei confronti di chi l’ha confezionata ed emanata.  

 

L’individuo sparisce per ore. E’ evidente a noi così come ai presenti che un verbale di mezza pagina lo si confeziona in cinque minuti e così, minuti dopo minuti, mezz’ore dopo mezz’ore, si capisce chiaramente che qualcosa non va per il verso giusto e questo lo capiscono increduli anche tutti gli agenti che con noi erano presenti e che cercano di rincuorarci, ricordando a noi e a loro stessi che nulla succederà perché nulla è successo. Ma loro come noi due non hanno fatto i conti con questo soggetto e con lo stato che lo sostiene (il Vaticano) con i nostri soldi (dello stato italiano). Raccontare di tutto il tempo trascorso senza avere nessuna notizia e di come è stato vissuto lo tralasciamo, per non immettere altra angoscia. Certo possiamo dire di non augurare a nessun innocente di conoscere tale esperienza. Dalle esperienze raccontateci dagli uomini in divisa ed in borghese che ci “tengono compagnia” si intuisce facilmente di come in casi analoghi il tutto si sarebbe risolto sul posto, senza nemmeno entrare in commissariato; in casi simili ma non certamente quando a sentirsi offeso è lo stato papale solerte in tutto, sì, in tutto quello che gli fa comodo. E così, quest’uomo zelantissimo, ci tiene sulla brace mentre prepara una vigliaccata. Finalmente, quando ormai gli agenti presenti con noi davano chiaramente segni di stare ad assistere ad una procedura fuori ordinanza, si materializza il figuro che, con tono cattivo e perentorio dispone che noi due veniamo accompagnati al commissariato di pubblica sicurezza “Borgo”, senza spiegazione alcuna lasciando noi due e gli agenti tutti con evidenti segni di incomprensione sul viso. Io stesso ho tentato di capire cosa accade e ricevo in risposta semplicemente che sul posto non è presente chi materialmente possa concludere quell’iter! E quindi chi è costui che si è investito dell’autorità di sequestrarci? A questo punto alla domanda stringente di Lucia : ”Sicuramente la procedura poteva terminare qui: noi saremo accompagnati altrove perché lei ritiene che siano necessari ulteriori accertamenti?”, il soggetto risponde paonazzo “” ed ordina definitivamente, loro malgrado, a due agenti di farci salire sull’auto di servizio per il trasferimento coatto. Da notare che appena varcata la soglia dell’ispettorato, l’individuo cambia di nuovo radicalmente aspetto e comportamento diventando gentile ed affabile e salutandoci a voce alta per farsi sentire dai passanti  con un entusiasta “arrivederci e grazie”! Da noi si dice “se non è faccia di corno questa, cos’altro”! Tutto ciò alle ore 17 e 20! Due ore dopo in nostro “fermo” senza motivazioni e senza contestazioni di sorta. Ci fanno accomodare (!) sul sedile posteriore della volante che come si sa (chi lo sa), è priva di ogni rivestimento, praticamente metallo nudo e così, tra il traffico romano e le luminarie natalizie siamo giunti al commissariato “Borgo” dopo circa una ventina di minuti. Qui la musica rimane la stessa, con l’unica variante di non aver trovato aguzzini ad aspettarci ma solo un funzionario il quale, ricevute le “carte” che ancora adesso non conosciamo, sale nel suo ufficio con altri lasciandoci in portineria insieme agli agenti di scorta. Aggiungere che anche in questa nuova situazione nessuno ci ha detto niente mentre il tempo troppo lentamente scorreva, ci sembra superfluo ma non altrettanto superfluo ricordare che ogni minuto passato in quel posto equivaleva a secoli e che ogni secolo era intriso di nuovi dubbi, nuove preoccupazioni e nuove angosce. E sì, perché da quando eravamo nel primo commissariato mio figlio cercava di capire che fine avessi fatto visto che in San Pietro, dove mi aspettava per vedere come si manifesta di pace, non mi aveva visto entrare! Più volte ho dovuto rispondergli di non preoccuparsi, anche con modi bruschi al fine di evitare ogni suo tentativo di raggiungermi.

 

Ma questo il solerte funzionario non lo sa, forse non ha figli o se ne ha, certamente gli ha insegnato di manifestare con violenza, visto che i modi pacifici non rientrano nella sua cultura e quella del Vaticano. Mentre le menti si surriscaldavano alla ricerca di un motivo di tutto ciò incomincio, quando posso, a telefonare a qualche amico, qualche giornalista, qualche attivista. E così, nel giro di un’oretta, Tiziano del PCL, Sergio di Telemolise, Stefano e Sabrina di TVI Molise, Romano dell’associazione Caponnetto, Italo del PRC, il Giornale del Molise, Pasquale dei Fatti, Mary ed Elisabetta del Sannio Quotidiano, Antonino dell’Osservatorio sulla Repressione ed altri che al momento mi sfuggono, si mettono in moto per veicolare la notizia. Ad un certo punto Lucia riceve una telefonata dal funzionario dal piano superiore che non si capisce bene se le chiede o le comunica che lei è lì perché ha liberamente scelto di accompagnarmi (peccato che fino a quel momento nessuno le ha detto che era libera di andarsene), magari nella speranza di dividerci lasciandomi solo. Cosa che ovviamente non è accaduta. Tiziano divulga a mezzo stampa e per primo l’accaduto ripreso da tutti ad eccezione dei soliti faziosi e di una terza rete RAI da tempo troppo distratta su fatti di una certa gravità che provengono da mondi di lotta pulita e disinteressata a favore della cosa pubblica e contro delinquenza e affaristi di ogni sorta diversamente da attenzioni molto particolari verso eletti politici spesso di una sola parte (ma questa è un’altra storia). Chi invece mi assististe in diretta è stato Antonino Checchino dell’Osservatorio sulla Repressione che, tenendosi costantemente in contatto con me, può riportare in un suo bell’articolo cosa stia accadendo a due cittadini italiani ostaggio del Vaticano. Alcuni passaggi verbali tra noi e gli agenti sono ascoltati attraverso il mio cellulare aperto tanto da raccogliere il momento in cui l’agente che fa da spola tra il piano terra e quello superiore si presenta a noi due dicendoci che è stato disposto il nostro nuovo trasferimento presso la Questura centrale! Tutto questo alle diciannove circa tra l’inquietudine più profonda e l’incredulità più palese anche degli agenti al nostro seguito. Il motivo di questo nuovo trasferimento veniva giustificato, secondo la loro nuova e nemmeno tanto versione, dalla mancanza sul posto di un funzionario responsabile che potesse chiudere il caso! Ma ci avevano trasferito la prima volta con la stessa motivazione! E’ sempre più chiaro che, in mancanza di contestazioni e di violazioni, altri sono i motivi del “sequestro”, altre sordide ragioni viaggiano nella mente di chi ha messo in atto tale vile atteggiamento! Cominciando a capire sempre più con confini netti che altro si cela dietro all’ignobile procedura, reagiamo, purtroppo sempre civilmente, affermando che in mancanza di contestazioni precise noi ci sentivamo liberi e che ogni altro minuto nelle loro mani gli sarebbe stato contestato come sequestro di persona e abuso esagerato di autorità. Ma come si sa, quando sei in quelle stanze non assistito, una parola in più ti viene amplificata e passare da innocente a colpevole  basta niente, a partire proprio dalla sempre velata e anche minacciata “resistenza a pubblico ufficiale” con quello che ne consegue. E così, ormai decisomi a chiamare un noto avvocato di fiducia del foro romano, il quale ci raggiungerà presso la questura centrale, saliamo nuovamente sull’oscura e non invidiabile autovettura degli agenti per essere trasferiti alla questura centrale, passando ancora una volta per le meravigliose architetture romane, in piazza Venezia dove campeggiava un altro gigante verde anch’esso tranciato e strappato alla natura e le scintillanti luminarie di Via del Corso solo lambite prima di approdare ad una triste traversa di via Nazionale. Mentre si fa questo tragitto la mente  ritorna più volte e con grande preoccupazione ai fatti ultimi accaduti nella capitale allorquando, in seguito ad infiltrati nelle manifestazioni pacifiche di studenti e gente comune, i manifestanti sono stati colpiti con copiosi lanci di lacrimogeni provenienti dal Ministero degli Interni (fino a prova veramente contraria) ma prontamente smentito dal questore in persona che faceva ricadere la colpa sui manifestanti, dichiarando che il lancio dei lacrimogeni era avvenuto dal basso verso le finestre del palazzo e che battendo sulle pareti ricadevano sui manifestanti sottostanti!

 

Ecco, penso, dove ci stanno portando! Giunti nel cortile della questura intorno alle 19, scendiamo sempre “assistiti” dagli agenti che ormai ci consolano senza falsità e sostiamo in una sala di attesa da dove non è possibile ancora rapportarsi con il nostro avvocato che nel frattempo ci ha raggiunto. E così, ancora una volta, lasciati in una lunga attesa, consolati dagli agenti al seguito (che tra l’altro fanno il possibile per trovare un bagno decoroso per Lucia, “proibendole” quello comune), ad attendere che qualcuno ci ascolti o ci contesti qualcosa. Dalle 19 alle 20 circa con i pensieri sempre più cattivi senza ancora garanzia alcuna e senza aver fatto niente contro cose o persone! Finalmente (ovviamente si fa per dire ma in tali circostanze anche vedere qualcuno forse non proprio amico può sembrarti uno spiraglio) si materializza davanti a noi una figura che solo in seguito sapremo essere il vice questore aggiunto, il quale una volta accertato che fossimo i “soggetti pericolosi”, ci ha invitato a seguirlo in una stanza e dopo averci fatto accomodare ci riferisce che la nostra presenza sul suolo romano finiva lì ma non nel modo sperato, bensì con un provvedimento definito “foglio di via”!!! Chiediamo perché, visto che fino ad allora nessuna contestazione ci è stata palesata ricevendone come risposta lapidaria: “ordine pubblico”! Ma è chiaro quello che sto dicendo, ORDINE PUBBLICO ALLE 20 DI SERA DOPO CIRCA 5 ORE DI SEQUESTRO!!! Mi sembra troppo e troppo folle. Alla presenza dell’avvocato che al momento non ha potuto fare nessun intervento, do vita a tutta la mia indignazione e con tono deciso dico a chi mi si pone difronte che mai accetterò di lasciare coattivamente Roma, città da noi amata dove abbiamo un pernottamento pagato e dove avrei voluto lasciare il mio messaggio al papa e passeggiare per vie e piazze millenarie. Dico anche con decisione che scatenerò una campagna mediatica senza precedenti e denuncerò tutti per sequestro di persone e abuso evidente di autorità. Per un attimo penso al peggio, vedo un lungo film passare davanti ai miei occhi e vecchi fantasmi riaffacciarsi più minacciosi che ieri. Il dirigente tra l’incredulo ed il sorpreso, rimanendo sospeso per qualche lunghissima frazione di secondo sembrata una vita, mi risponde con decisione chiedendomi qualche minuto di pazienza: “attenda”. Non so più cosa pensare, ho giocato tutto il mio possibile leale repertorio, non ho altre chance contro un volere studiato a tavolino dal soggetto del primo commissariato al servizio del Vaticano. Passano altri lunghissimi minuti, una ventina forse trenta. Ecco riapparire il dirigente sull’uscio della porta ad un passo da me che ormai seduto prefiguravo un allontanamento offensivo ed ignobile.  Una domanda, solo una domanda alla quale mi deve una risposta, solo una risposta”. Queste le parole che mi sono sentito rivolgere. “ Mi dica se qualcuno dalla questura di Isernia le ha mai notificato o comunicato un divieto alla sua iniziativa, ripeto, una risposta secca e niente altro”. NO, sono quattro ore che lo dico al vento. E ascoltata questa mia risposta scompare di nuovo! Pensieri sempre più torbidi mischiati a quelli sempre più increduli di Lucia mia ammirevole compagna. Nubi nere all’orizzonte? Ed invece, come per incanto, la tragedia volgeva al termine. L’ottimo dirigente, chiamato all’ultima ora per notificare a noi un atto assurdo da altri preparato e a lui propinato facendolo passare per logico ed inevitabile, nel giro di una quarantina di minuti ha ricostruito l’accaduto e, tra qualche difficoltà dovuta al suo ruolo ma con la consapevolezza di stare per fare l’unica cosa giusta ci dice che, sotto la sua responsabilità, non da seguito al provvedimento in quanto senza motivazioni alcuna!!!!!!!!!!!!!! Come sempre dico le istituzioni, quelle degnamente rappresentate, vanno difese con sentire e con ardire.

 

E così, con i distinguo del caso, le istituzioni ne escono malconce con sussulti dell’ultima ora ma resta chiaro che funzionari non cristallini ed uno stato, quello vaticano, vocato al bene, dovranno rispondere di cinque ore di libertà tolte a due cittadini tesi al rispetto del verde, del creato (per chi ci crede), del rispetto di chi non può difendersi come le piante e della libertà di pensiero e di opinione meravigliosamente riconosciute dalla nostra unica costituzione. Qualche istante prima di essere congedati ed in separata sede, il dirigente tiene giustamente a farmi sapere che, l’anno precedente, un albero di natale addobbato nel cortile della sua questura, dopo i festeggiamenti, era stato abbandonato e rovesciato a terra destinato a morire e lui, quasi vergognandosi di essere visto, se l’è portato a casa dandogli le cure richieste e salvandolo dalla fine riservata a tanti, troppi altri! Bello no! E così, rifiutato con garbo il gentile invito degli uomini della volante di accompagnarci in un posto desiderato, ci infiliamo senza voltarci indietro nell’auto confortevole degli amici Antonella e Riccardo per fuggire da quest’incubo!

Fin qui la nuda e cruda cronaca.

 

Venerdì 21 dicembre, presso lo studio legale dell’avvocato Fabio Albino del foro di Campobasso, al quale è stato dato mandato unitamente allo studio legale del foro romano “Avv. Ass. Studio Leo”, sito in via Principe di Piemonte,22 a Campobasso alle ore 15.30 si terrà una conferenza stampa per illustrare quanto sarà posto in essere sul piano legale e per mostrare finalmente l’oscuro messaggio che avrei dovuto lasciare ai piedi di un albero morto e finanche i fiori ecologici che non mi sono stati sequestrati. Saranno presenti, oltre a me e Lucia, l’avvocato Albino, Italo di Sabato presidente nazionale dell’Osservatorio sulla Repressione, Tiziano di Clemente del PCL, Romano De Luca dell’Ass. Caponnetto e di chiunque  altro voglia assistere.

 

 

  Emilio Izzo (Segretario Regionale UILBAC Molise)                                                                                                                                           

 

Isernia, li 19 Dicembre 2012 

                   

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