EDIZIONE 1998

IL PERCORSO

ROCCAMANDOLFI - CASTELPIZZUTO - LONGANO - ISERNIA

LE CARATTERISTICHE

- lunghezza Km 24
- tempo percorrenza ore 6
:30
- quota partenza 850 m. slm
- quota arrivo 440 m. slm
- quota max. 1230 m. slm

 

IL RACCONTO
di

Claudio Di Cerbo

Foto a cura di ALFREDO CIAMARRA

IL PERCORSO
di

Claudio Di Cerbo

3a TAPPA

ROCCAMANDOLFI - CASTELPIZZUTO- LONGANO- ISERNIA

LUNGHEZZA KM 24
TEMPO PERCORRENZA OR E6.30
QUOTA PARTENZA slm 850
QUOTA ARRIVO slm 440
QUOTA MAX slm 1230
DIFFICOLTA’per escursionisti allenati

Questatappa, dal tracciato ben evidente, è più breve delle altre e non presenta grosse difficoltà ad eccezione del primo tratto, appena fuori l’abitato del paese e di un altro nella parte centrale inforte pendenza nella discesa.La sera precedente si è giunti a Roccamandolficon il buio, ma si è fatto più tardi sia peril piacere della frescura che per i momenti di un’allegra compagnia ricomposta attorno alla tavolata.La mattinadella partenzal’ospitalità continua, prevalel’aspetto culturale, conla visita alla mostra delcostume del paese, uno dei più belli non solo del Molise ma di tutta Italia, come richiamato dalla De Filippis, una mia alunna di qualche anno fa, che ha illustrato con professionalitài gioielli e la documentazione esposta.Si riparte dal fontanile nei pressi del ponte che scavalca il torrente Callora perinerpicarsicon una stradina a strettitornanti che sale dalla quota 770 m slma1.000 m nel giro di poche centinaia di metri. Il gruppo riparte a fatica e con titubanza, allungandosi in un lungo cordone colorato che si snoda per tutto il versante roccioso. Si ripercorreil tracciato che proposi nella prima individuazione del “Sentiero Italia” e poi percorso dal successivo “Cammina Italia”.Dopo il ripido strappo ed il passaggio nei pressi della fontana del serbatoio idrico, il tracciato diventa quasi pianeggiante, costeggiando il corso del Callora, appena visibile, sporgendosi da qualche costone roccioso, che scorre molto più in bassonella stretta gola.Siamo alla stessa quota del castello che appare poco distante sul versante opposto; si può osservare e comprendere la imprendibilità della fortezza per le alte pareti perpendicolari di questo lato. Il sentiero è una pista erbosa che si snoda fra prati, nei quali nel periodo estivo svolazzano vari tipi difarfalle, a cui fa seguitouna traccia in terra battuta.Sulla destra, poco distante, la mole delMonte Miletto appare in tutta la sua bellezza con i profondi canaloni e le guglie rocciose ed isolate dei “Campanariegli”; sulla destra invecele pendici del Colle di Mezzo risultano interamente terrazzate ericordano come tutto il versante fosse coltivato sino aglianni immediatamente successivial periodo bellico.L’ambiente come quello della vallata sottostante al Monte Patalecchia, che è poco più avanti, sino a un decennio fa era intatto nella sua naturalitàe privo di viabilità che attualmente ne stravolge i versanti anche con gli effetti conseguenziali; tra questi lo scorrere delle acque raccolte in rigagnoli che sembrerebbe insignificante ma, che, come verificato in loco con la eliminazione della cotica erbosa tendono a scorrere, scavando solchi sempre più profondi e mettendone in crisi la stabilità dei versanti.Il gruppo, accompagnato da due amici di Roccamandolfi, prosegue sullastradina che conducea Serra Valle Caprara, sul versante lato Miletto, anziché sul lato opposto, verso il “Pizzuto” dove si poteva scendere, seguendo una delle piste erbose che si snodano sul versante a quote diverse, scendendo senza grossa pendenza sino alla parte alta dell’abitato di Castelpizzuto.Si scollina, invece, seguendo la linea di cresta da dove il panorama si apre sui due versanti del Callora, cheverserà le sue acquesul versante Adriatico e del Lorda che unirà le sue acquenell’affluente del Volturno, con visioni sino alle Mainarde ed alla Meta, ai monti dellaMaiella .Seguendo il tracciato si scende in modo ripido con una strada dal fondo pietroso e scivoloso, di recente realizzazione,sicuramente a servizio dell’elettrodotto.La discesa è faticosa almeno quanto la salita e si arriva stanchi e sudati, il sole batte forte, la sete si fa sentire e si arriva al fondo attraversando le acque del torrente Lorda, qui appena un rivolo, che nasce poco sopra; da quota1100 m slm. di Serra Valle Caprara siamo discesi con qualche manciata di minutia quelladi700m. Per arrivare al paese si pro per 1.5 km su una strada in salita dal fondo asfaltato. Vienepercorsacon calma per recuperare letante energie che lo scendere ha portato via, osservando con soddisfazione il tracciato percorso.A Castelpizzuto il rinfrescoè stato preparato nell’edificio scolastico,situato nella parte bassa dell’abitato e cosaveramente gradita è la degustazione dell’olio sul pane casareccio che viene prodotto ancora con il forno a legnanonchédel formaggio locale.Qualcunoha ancoraforze persalire le rampe del paesead ammirarel’architettura del piccolo paesetto che presenta ancora molti edifici ricoperti conle lastre di calcare grigio ed i paramenti in pietrame a faccia vista; il paesetto andrebbe curato con la conservazione dei caratteri dell’architettura che seppure povera, costituisce un esempio coralesempre più raro da trovare anche nella nostra regione. La strada centrale non è stata interamenteresa carrabile con lasolita eliminazione delle gradinate e percorrendola, si possonoscorgere angoletti da vero presepe. Qualcuno altro ci lascia, spinto dai doveri coniugali: Giovanni Mascioli, nonostante la sua corporatura, viene delicatamente spintodalla consorte e prole sull’auto in attesagià da tempo, indirezione delladimora di Fossalto. La giornata è calda e, per raggiungere Longano, si decide di percorrere la strada asfaltata più facile e più corta lasciando il sentiero che scendendo lungo il Lorda e proseguendo, poisull’altro versantea mezza costa, avrebbe fatto raggiungereil paese nella parte bassa, in prossimità di un mulino ad acqua ben conservato.Alla partenza, dopo il lungo rinfresco, ci si sofferma a guardare il forno a legna sulladestra, e poco oltre, sulla sinistra,non si può fare a meno di notare il mastodontico stabilimento, che procura impattoed èancora dainaugurare, per l’imbottigliamento della acqua denominata Castellina; con tale iniziativa si spera di risolverel’economia del posto con l’occupazione che potrebbederivarnesperando che non segua le sorti di qualche altra analoga iniziativa .Isoli 5 km si percorrono in fila allungata inun’orae si è ricevutinella piazza del paese dalvice sindaco Domenico. All’ingresso di questa, inun edificio sul lato destro della strada,si trova murata una croce in pietra appena visibile, una di quelle croci su cui l’A.I.I.G.ha presentato una documentazione con foto di tutta la regione. Lungo questo tracciato ne abbiamo incontratepiù di una come quelle splendide di Cercemaggiore e Roccamandolfi. Longano, Castelpizzuto e Roccamandolfi sono diventati dei capisaldi di questo tratto del “Sentiero Italia”, un tratto che viene abbondantemente frequentato e dove l’ospitalità è diventata di prassianche se rientra nella normalità.Dopo la ormai usuale e abbondante degustazione di prodotti locali, si visita,accompagnati da Domenico,Longano , le cui case si addossano alle pendici delMontelongo. Si va dalla piazza sino alla postazione del castello, con una scarpinata di circa cento metri di dislivello, passando innanzi la chiesadi S. Bartolomeo, che vale la pena di visitare, sino al belvedere da cui si dominano i tettidell’intero abitato con irecenti e nuovi manti di copertura.Siamo ormai sul tardo pomeriggio e ci rimane da fare un solo tratto di circa 10 km,tutto inleggeradiscesa, pergiungere ad Isernia. Non si farà , quindi, in tempoa percorrereil tracciato che si sviluppa trale mulattieree non si potràvisitare la chiesetta rupestre di Santa Maria de Ru Pede, uncomplesso religiosola cui cappella, ora in rovina, èricavata in una grotta; una volta meta di pellegrinaggi da parte degli Isernini che percorrevano i sentieri erbosi, appena accennati, nel bosco sostituiti attualmente da una strada che hasconquassato i versanti eha degradato l’ambientefermandosi a un centinaio di metri dalla chiesetta.Probabilmente una “marziana”, solo così si può appellare una esponente del gentile sesso che ha deciso di far, quantomeno, rispettare l’eguaglianza, decide di fare di corsail percorso sino ad Isernia in meno di un ora, la scommessa è vinta e pegno, dovuto da me, è una bottiglia di champagne.La maggioranza si avvia con tranquillità giungendo sino a metà strada, al bivio per Sant’Agapito da dove voltando sulla sinistra ,si scende ad incontrare il Lorda per proseguire, utilizzando sentieri e piste lungo il suo corso, per l’abitato di Iserniasino alla Fonte Iavennardi, al di sotto della borgata di Santa Maria delle Monache. Da qui, è oramai l’imbrunire, sulla strada brecciata si arriva al santuario dei SS Cosma e Damiano: in effetti si giunge ad Isernia, che è ormai sera senza avere incontrato l’ostacolo rappresentato dal superamento della tangenziale.In piazza San Francesco, festosamente arredata con gusto con tovaglie di colore rosa,ci attendono l’assessore Buccieri e ladott. Buccominoa cui va il merito, prettamentedi marcafemminile e squisito, nella cura dellaarredo.A tanta delicatezza non sono abituati i camminatori chesi sentono in un primo momento fuori luogo, preferendo sedersi sulle scalinate, masuperata latitubanzaed una voltasistemati a tavola è difficile rialzarsi, se non atardissima serata.

CASPELPIZZUTO

E’ uno dei meno popolosi paesetti del Molise ed è il più piccolo della provincia. Attualmente conta ufficialmente poco più di cento abitanti residenti, i presentimolto meno,raggiunse il massimo della popolazionenel passato (con oltre 700ab. nel 1881 e oltre 401 nel 1951)riducendosi,quindi, in mezzo secolo ad un solo quarto;la causa è da ricercarsi nell’isolamento geografico del paese e nel mancato adeguamento dell’economia e dell’attivitàcui ha contribuito l’indice di invecchiamento della popolazione.

L’abitato è posto a quota 835 slm, ai piedi del colle la Torre; il toponimo si riferisce con evidenza ad una fortificazionemedioevaledicui si possono scorgere i pochi resti salendo sulla cima a quota 1300. Il luogo è ottimo punto di avvistamento per la valle del Cavaliere e presidio per il passo verso Castelpetroso; di frontele boscose pareti della Selva, un fitto bosco che dal corso della Lordasi spinge sino alle cime di Colle Catarazzi e Monte Celara.

Già in epoca medioevale aveva il nome di “Castrum Piczutum”, forse per la forma acuminata del Colle la Torree di esso le prime notizie risalgono all’anno 1269 quale feudo di Tommasod’Evoli,in seguito feudo dei Gaetani e dei Pandone.

Tutto il paesetto è un centro storico che andrebbe conservato con il suo impianto urbanistico, con le stradine in parte non carrabili, con vicoli e con il patrimonio edilizio che si presenta con i paramenti delle abitazioni in pietrame ed imolti tetti delle abitazioni ancora con le “lisce”, le lastre di calcare di colore grigio.

L’edificio più curato nei caratteri è verso la parte alta con un piccolo porticato d’ingresso con due delicati archetti sorretti da colonna centrale.

Famoso in zona per avere dato i natali a Michele Romano, (1871-1948) cui è dedicata la biblioteca di Isernia. Egli fu deputato, senatore e sottosegretario integerrimo alla Pubblica Istruzione all’epoca del fascismo. La sua casa è ancora in piedi lungo il corso, anche se abbandonata. Autore di testi tra i quali ricordo per i toccanti accenti “PaginetteVesperali”, pubblicato postumonel 1950.

La chiesa di S. Agata, edificio dai caratteri semplici, posta all’ingresso sud del paese, è di origine medioevale, fu oggetto di numerosi restauri in epoche successive; sul portale è incisa la data del 1759 per l’opera effettuata da un certo Libetti.

LONGANO

Longano,poco più di 800 abitanti attuali, circa 1700 all’inizio del secolopoi, in costante declino, è postoa 700 metri di altezza ai piedi del colle Montelongo ,con esposizione sul corso del torrente Lorda.

In alto i resti di una torrecilindricache va sempre più assottigliandosi, sono quel che restacon altri segni di mura perimetrali del castelloforse di epoca angioina ;feudo della famiglia Capuano nel XIIIi secolo Verso la fine del XIV secolopassò dalla famiglia d’Isernia ai Gaetani e quindi ai D’Evoli e successivamenteai Gaetani sino al 1541,quando da Camillo fu ceduta a Fabrizio Tufo.

Nel suo territorio vi sonoantiche testimonianze risalenti anche all’epoca sannitica come la poco conosciuta cintaposta in località Civitellao Montelongo., a quota700 m. slm., che si protende verso la valle del fiume Cavaliere e della Vandra, di fronteall’abitato di S..Agapito, separata dalle gole del Lorda .

Il paesesi sviluppa sul versante del monte con visualeverso ilLorda che score poco in basso E’ un fiume che costituisce uno dei corsi fluvialicon ambiente selvaggio e conil corso scavatofra alte pareti dei monti cheseparaLongano da S. Agapito .

Lungoil fiumeè presenteun mulinoin località postaalla periferiadell’abitato, raggiungibile rapidamente con un sentiero , è un edificio ancorain parte ben conservatoe che, sino agli anni ‘ 60, era attivo così come la centralina elettrica posta nella stessa costruzione e che utilizzava la stessa acqua.

Per la tutela ed il recuperodella strutturaè ben attivala localeassociazioneche si preoccupa anche della eliminazione di situazioni didegrado ambientale presenti in territorio comunale.

Il costume femminile di Longano è uno dei più ricchi della regione con gli splendidi addobbi e monili e viene ancora indossato dalle persone più anziane...

La zonaè ricca di grossi alberi di guerce , veramente spettacolariper la loro maestositàe l’idea di robustezza che presentano, diffuseper tutto il territorio, in cui è possibile scoprire località amene comel’ “Acquabona” circondata da boschi di faggio o torrenti che scorrono impetuosi verso valle.

La chiesaparrocchiale di S. Bartolomeo apostolo, posta nella parte alta dell’abitato,recentemente restaurato, appare tra i caseggiati, di mole decisamemte minore, con antistante il piccolo piazzale con la vetustapianta di tiglio; il prospetto presenta duecampanili mentrel’interno è a tre navate

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