8.000 chilometri di vie dei pellegrini

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I cammini storici fenomeno del 2016 . La Francigena e la altre: la riscoperta delle strade devozionali nasce dal basso e ora gli enti locali vedono un’opportunità di riscoperta e di sviluppo economico del territorio 

di Alessandro Cannavò

12 luglio 2016

I cammini storici fenomeno del 2016 . La Francigena e la altre: la riscoperta delle strade devozionali nasce dal basso e ora gli enti locali vedono un’opportunità di riscoperta e di sviluppo economico del territorio 

Una spinta l’ha data anche don Matteo. In un episodio della serie tv risalente al 2011 (replicato qualche giorno fa) il prete-investigatore interpretato da Terence Hill doveva risolvere il caso di una pellegrina della via Francigena trovata strangolata dopo essere stata ospite nella sua parrocchia. Non si tratta del miglior biglietto da visita per il percorso, ma l’omicidio diede modo al prelato di spiegare ai 7,5 milioni di telespettatori di quell’episodio, la storia, il senso e il valore del cammino che sin dall’alto Medioevo conduce a Roma, alla tomba di Pietro. 

Di certo nel 2016 il successo dei percorsi storici che segnano l’Italia in lungo e in largo non è una fiction. Il Paese scopre il piacere di camminare sulle orme dei pellegrini del passato, in tracciati che riprendono gli spostamenti dei santi o collegano i luoghi delle loro azioni. Ma la suggestione religiosa (che ha determinato in Spagna il successo clamoroso del Cammino di Santiago, 300 mila i pellegrini previsti quest’anno) si intreccia con motivazioni culturali e la scelta, in forte crescita, di un turismo lento e sostenibile. Secondo un sondaggio del Touring Club sarebbero queste le prime due ragioni che spingono i camminatori a intraprendere, zaino in spalla, la Francigena. Seguono la voglia di staccare dalla routine e la sfida personale. La fede arriva solo al quinto posto (10% degli intervistati) anche se il cammino non è certo una passeggiata e la fatica favorisce un’apertura spirituale. 

L’esempio di Monteriggioni 

Il fenomeno nasce dal basso; ha prodotto negli ultimi 15 anni la creazione dei percorsi mappati, la pubblicazione di guide dettagliate, la nascita di posti di accoglienza o di ospitalità. Ora c’è l’interesse degli enti locali che cominciano a capire le opportunità di una nuova forma di turismo. Ma quanti sono i camminatori? «Non esistono ancora numeri certificati — spiega Massimo Tedeschi, presidente dell’Associazione delle vie francigene che riunisce 110 realtà istituzionali non solo italiane ma anche svizzere e francesi oltre al comune di Canterbury, l’altro estremo del percorso —. Ma partendo dagli studi realizzati dalla regione Toscana, la più attiva nella valorizzazione della via, stimiamo che nel 2014 circa 40 mila persone si sono messe in cammino per una media di 6 giorni, il che vuol dire 240 mila pernottamenti in parrocchie, ostelli, affittacamere, agriturismo, b&b e alberghi. Se aggiungiamo gli accompagnatori, quelli che si fanno trovare alla fine di ogni tappa e che magari trasportano il bagaglio, possiamo arrivare a 300 mila pernottamenti». Da un calcolo veloce, il beneficio economico è intorno ai 20 milioni di euro. E tutti gli indicatori danno un aumento consistente (superiore al 20%) della presenze sia nel 2015 che quest’anno. 

Un esempio è Monteriggioni, nel Senese, che ingloba lo spirito del cammino ogni estate nella Festa medievale (in programma anche il prossimo weekend, quest’anno incentrato sul periodo di Dante). «Un’occasione per far capire ai pellegrini e agli altri turisti come si animano i luoghi della via dando visibilità all’arte presente sul percorso. Nonostante che molti camminatori vadano in strutture a donativo e dunque non sono registrati, né pagano la tassa di soggiorno, abbiano riscontrato nel 2015 diecimila pernottamenti in più su 1600 posti letto disponibili». 

Al di là della Francigena, che gode del titolo di itinerario culturale europeo, la rete dei cammini ha portato al successo la casa editrice Terre di Mezzo che con i suoi autori ha monitorato finora quasi 8000 km di sentieri: non solo la cartografia e la descrizione dettagliata ma anche i luoghi dove dormire con una spesa massima di 30 euro a notte. «Partendo spesso dal nulla, sulla base di documenti storici, di felici intuizioni e di effettive accessibilità i nostri autori hanno ridisegnato nel tempo uno stradario del movimento lento — spiega il direttore editoriale Miriam Giovanzana —. La traduzione di molte guide in tedesco e in inglese ha poi favorito l’afflusso dei camminatori stranieri». 

Appare naturale che con questo bagaglio di esperienze il ministero abbia decretato il 2016 l’anno nazionale dei cammini. «L’impegno è di creare una regia nazionale — spiega Paolo Piacentini che il ministro Franceschini ha voluto come esperto del settore —. Se vogliamo favorire la promozione di questo turismo, dobbiamo pensare a un atlante delle vie, un portale che sia una vetrina internazionale. Ma la cosa più importante è che i cammini entrano nel nuovo piano strategico del turismo, presentato a fine luglio». Del miliardo per la cultura inserito nel fondo di sviluppo e coesione, 60 milioni sono destinati al miglioramento dei cammini, equamente tripartiti tra la Francigena, l’insieme dei cammini francescani, lauretani, benedettini e micaelici e la via Appia antica. «C’è la possibilità di una nuova gestione del territorio, l’idea di una mobilità dolce che favorisca le vie verdi e il recupero delle ferrovie dismesse, l’opportunità di una microeconomia che eviti lo spopolamento delle aree rurali e non stimoli grossi appetiti speculativi. — dice Piacentini —. Con il meccanismo dell’art bonus si mettono a disposizione immobili demaniali in comodato d’uso gratuito». 

Un esempio di sistema è il progetto Italian Wonder Ways, lanciato lo scorso mese: cinque percorsi (via di Francesco, Cammino Francescano della Marca/via Lauretana, Cammino di san Benedetto, via Francigena e via Amerina) che coinvolgono Umbria, Lazio, Toscana e Marche. In settembre verranno invitati a percorrerli decine di giornalisti e blogger di tutto il mondo per far scoprire le bellezze dei borghi e le delizie eno-gastronomiche del territorio. «Vogliamo creare un prodotto turistico personalizzabile per chi va a piedi, in bici, a cavallo». 

Dunque un’offerta di un livello superiore a quella abitualmente richiesta dal pellegrino. «In alcuni casi anche di lusso. Che va incontro a un nuovo mercato già presente in Italia e in mano per il 70% agli stranieri — spiega Alberto Conte, artefice della mappatura e della segnaletica della via Francigena che ha lanciato la start up SloWays per fornire ogni tipo di assistenza, dal trasporto dei bagagli alla riparazione delle biciclette —. Tra i tour operator un colosso americano come Butterfield and Robinson organizza vacanze a piedi in Italia da 50 anni, la Vermont Bike Tours fattura solo nel nostro Paese per viaggi in bicicletta, prezzo medio di mille dollari a settimana, circa 20 milioni di euro all’anno».

La gratuità da difendere 

Ma più del business è per ora un nuovo orgoglio diffuso a fiorire sui vari cammini. Angela Seracchioli, pioniera delle vie francescane con la guida «Di qui passò Francesco» (10 mila i pellegrini stimati nel 2015, i frati di Assisi hanno accolto la sua proposta di rilasciare un attestato anche agli animali che li accompagnano) testimonia il fermento sulla via verso Monte Sant’Angelo del Gargano, da lei tracciata in «Con le ali ai piedi». «A Pescocostanzo, in Abruzzo, è stata rimessa a posto la grotta di san Michele; a Siponto, sito originario dell’odierna Manfredonia, un architetto ha ricreato con una struttura metallica illuminata i profili dell’antica basilica paleocristiana». 

Simone Frignani, creatore nel 2012 del cammino di San Benedetto e ora della via Romea Germanica sulla base di un documento del 1236 di Alberto di Stade, (è appena uscita la guida) afferma che al di là dell’accoglienza nei conventi e in altre strutture religiose, «la cosa sorprendente è la crescita dell’ospitalità laica. Molte famiglie mettono a disposizione una cameretta e un bagno, spesso solo in cambio di un donativo». Francesco Pelliccia, sindaco di Subiaco (in tre anni i pellegrini registrati sono diventati 7 mila) spiega: «Abbiamo creato con Norcia e Cassino un marchio comune: grazie a Benedetto, santo europeo, organizziamo incontri in molte nazioni per far scoprire una parte dell’Italia ancora inedita». 

In Sardegna il geologo Giampiero Pinna, tra coloro che protestarono sottoterra per i minatori del Sulcis, è tra i fautori del nascente cammino di Santa Barbara, 395 km nelle vie minerarie tra sant’Antioco, Carbonia, Iglesias. «La sfida ora è nel turismo sostenibile. La guida uscirà a novembre ma già in centinaia, molti stranieri, sono venuti a esplorare». 

Insomma il cammino, lo fanno prima di tutto i pellegrini. Come ribadisce lo studioso Paolo Caucci von Saucken, fondatore della Confraternita di san Jacopo. «In tutto questo fermento bisogna comunque difendere l’accoglienza disinteressata, quella degli spedali. Noi ne abbiamo tre lungo il percorso, a Badia Isola, a Radicofani e a Roma». 

In uno di questi presta servizio Monica D’Atti, avvocatessa bolognese, pellegrina attiva: con il marito Franco Cinti è camminatrice, autrice di guide e volontaria nell’assistenza degli altri pellegrini. «Temo l’imbrigliamento del fenomeno, se si comincia a far pagare le tasse a chi apre le porte per una semplice ospitalità si rischia di far sopravvivere solo le strutture commerciali. Ma il mio appello è rivolto anche ai pellegrini. Ne ho visti tanti passare e sostare da noi in questi anni. Eppure si fa fatica a trovare chi è disposto a impiegare una settimana delle sue vacanze per un po’ di volontariato sulla via. Ragazzi, cerchiamo di restituire qualcosa di quanto il cammino ci ha dato». 

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© RIPRODUZIONE RISERVATA 

di Alessandro Cannavò (da il corriere.it)