In poche parole e provando a essere più chiari?

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«Qualcuno in particolare era più interessato a privilegiare i propri interessi di parte e di corrente interna al partito, piuttosto che mettersi al servizio della squadra e formulare una proposta riformistica per la città. Il risultato è stato una sconfitta storica su tutti i fronti».

di  Alessandro Corroppoli

04 luglio 2016

In poche parole e provando a essere più chiari?

«Qualcuno in particolare era più interessato a privilegiare i propri interessi di parte e di corrente interna al partito, piuttosto che mettersi al servizio della squadra e formulare una proposta riformistica per la città. Il risultato è stato una sconfitta storica su tutti i fronti».

Con quel "qualcuno in particolare" si riferisce per caso all’onorevole Danilo Leva?

«La delegazione parlamentare ha delle responsabilità ben precise sull’affaire Isernia, ma è tutto il Pd che ha perso. Ha perso perchè anni di balcanizzazione e di lotte tra le sterili correnti del partito non hanno creato le condizioni per una reale e concreta unità e di conseguenza per una proposta politico amministrativa per il capoluogo pentro». 

Nell’annunciata assemblea regionale, quindi, si prevede un clima da resa dei conti totale?

«Nell’assemblea regionale, che nei prossimi giorni svolgeremo, ognuno dovrà assumersi in prima persona le proprie responsabilità a tutti i livelli. Esponendo le proprie ragioni all’interno di quella sede per confrontarsi e trovare la migliore soluzione. Ma ripeto, all’interno e non fuori da essa».

Le altre due piazze più importanti erano Agnone e Bojano. Una sconfitta e una vittoria: due facce dello stesso lato della medaglia?

«Agnone, purtroppo, è stata una sorpresa in negativo. Ammetto che non ci aspettavamo un risultato del genere anche in virtù dell’ottimo lavoro che l’amministrazione uscente ha svolto nel suo mandato. Evidentemente ha pagato lo scotto di essere "Governo" e oggetto di critiche populistiche legate più a Governi di livelli superiori che a proprie responsabilità dirette sul territorio. A Bojano, invece, c’è stata una vittoria netta, che è partita da lontano. Voglio solo ricordare che qui nei mesi scorsi erano rivolte le attenzioni interessate di tutte le opposizioni al governo regionale a al Pd. Da Bojano dovevano partire il nuovo modello e il nuovo leader del centrodestra da proporre fra due anni a tutta la regione. Ha perso, perchè da un lato non è credibile e dall’altro il centrosinistra ha messo in campo uomini e proposte concrete, e ha saputo dare risposte alle tante vertenze in atto sul territorio in tutti questi mesi».

Quindi dal suo punto di vista la vittoria di Iorio a Isernia cozza con la sconfitta di Bojano e blocca la rinascita del centrodestra su scala regionale?

«Non è tutto oro ciò che luccica o che viene spacciato per tale: la vittoria di Iorio alimenterà più divisioni che vie unitarie. Oggi i numeri ci dicono che Iorio è ancora il dominus del centrodestra, bocciando così il nuovo. Ma, all’interno del centrodestra, è in corso un regolamento di conti acceso e confuso tra le varie anime che lo compongono. Se è vero, come è vero, che a Isernia al ballottaggio sono andate due compagini di centrodestra è altrettanto vero che il centrodestra è diviso, altrimenti sarebbe andato unito alle urne. Che a Bojano è perdente, così come è perdente in basso Molise dove il centrosinistra prevale e convince con le sue proposte amministrative. Vedi Portocannone e Ururi».

Animi accese ci sono anche all’interno del Pd, però: da un lato una maggioranza che sembra totalmente appiattita sulle posizioni del governo regionale, e dall’altra, una minoranza che esulta trionfalmente ad ogni passo falso. Cos’é diventato il Partito Democratico del Molise?

«Esiste nel Pd una caotica confusione di potentati locali, un ceto politico formato da capi bastione che hanno perso il totale contatto con la società reale, e passano il tempo a farsi la guerra tra loro. Potremmo dire che il Pd è diventato la zavorra della giunta regionale. Una sorta di "Bad Company" che non riesce a fare squadra, che non esulta per i risultati ottenuti in questi tre anni di governo Frattura: penso alla sanità e alla crescita complessiva regionale. Invece ripropone perennemente l’unica cosa di cui non avrebbe bisogno: l’ennesimo dibattito ideologico fatto sul proprio ombelico. In momento storico in cui si registra la massima distanza tra cittadino e istituzione e politica, sarebbe deleterio continuare su questo percorso. Invece, ripeto, sarebbe utile farsi tutti un bel bagno di umiltà e mettersi onestamente a disposizione della comunità Pd e remare tutti dallo stesso lato a partire dagli eletti regionali e dalla delegazione parlamentare, mettendo da parte rivalse personali e inutili progetti di vendetta, aiutando a migliorare il lavoro di questa Segreteria regionale».

Passano i mesi ma tutto tace. Il Pd reclama il suo posto in giunta ma Frattura, per ora, sembra sordo. Che succede?

«Nell’Assemblea regionale, che celebreremo a breve, dovremmo fare chiarezza su tale aspetto. Ma bisogna anche segnare una linea di demarcazione con il cerchiobottismo regnante: non è pensabile che chi è stato parte integrante di questo Governo regionale, che chi è stato l’uomo forte del Pd in giunta regionale, possa nel giro di qualche settimana diventare un’anima bianca e gettare discredito sulla Segreteria regionale, e accusare la Giunta regionale di immobilismo proprio sulle deleghe da egli tenute per oltre due anni».

Sbaglio o la sua è una critica radicale alle prese di posizione dell’ex Assessore Michele Petraroia, che ha deciso di lasciare il Pd e la Giunta?

«Michele Petroroia è libero di fare le proprie scelte politiche, ci mancherebbe. Ma non può discreditare e gettare fango chi l’ha sostenuto all’interno del Pd e quelli con chi ha governato sino a qualche mese addietro. Cosa fa, rinnega tutto il suo operato amministrativo? Rinnega anche i tanti militanti e i dirigenti della minoranza Pd che lo hanno sempre sostenuto?».

Tornando alla questione quarto assessore, invece? 

«La questione dell’ assessore vacante deve essere affrontata e individuata in una figura che possa dare risposte in termini di capacità e innovazione. Il gruppo che ha vinto il congresso ha al suo interno personalità tali da ricoprire questo ruolo».

Sta sponsorizzando l’attuale segretario regionale del Pd Micaela Fanelli? Ma così facendo, secondo una norma del vostro Statuto, si aprirebbe la fase congressuale.

«Il Segretario politico Fanelli ha un profilo di capacità e professionalità tali da poter ricoprire numerosi incarichi. Tuttavia la questione del partito è centrale. Noi abbiamo vinto un congresso e abbiamo tutto l’interesse di arrivare a fine mandato mantenendo l’attuale assetto di maggioranza. Su questo non ci sono arretramenti: non abbiamo nessuna intenzione di scendere a compromessi e soluzioni al ribasso».

Noto che ha tra le mani il modulo per la raccolta firme in vista del referendum costituzionale di ottobre. Lei ovviamente è per il Sì: come procede la petizione, e che sensazioni ha oggi sull’esito referendario?

«Voglio subito chiarire un punto: il referendum di ottobre non è un referendum pro o contro Matteo Renzi ma una scelta tra innovazione e conservazione. La vittoria del Sì sarebbe la vittoria di un Paese che riparte, quella del No di un Paese fermo a cui piace l’eterna confusione e lentezza amministrativa e burocratica. Come procede la raccolta delle firme? Per ora bene ma a ottobre ci vorrà unità d’intenti all’interno del partito per modernizzare e dotare di un sistema legislativo più snello e funzionante l’intero Paese».

 di  Alessandro Corroppoli (da primonumero.it)