Sanità pubblica. Bella ciao, ciao, ciao!

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"Piccolo gruppo compatto, noi camminiamo per una strada ripida e difficile tenendoci con forza per mano..."  

di Paolo Di Lella

23 giugno 2016

Ieri pomeriggio, sotto il sole cocente della capitale, dove l'estate sembra finalmente – a differenza del capoluogo molisano – aver preso piede, davanti al Ministero dell'Economia, una cinquantina di rappresentanti del Forum in difesa della sanità pubblica ha formato un presidio per contestare il piano sanitario che Frattura stava sottoponendo in quelle stesse ore al tavolo tecnico.  

Per più di due ore, gli irriducibili aderenti al Forum, forti della consapevolezza di rappresentare migliaia di persone (come quelle che hanno sfilato di recente a Isernia a Campobasso contro lo smantellamento della sanità pubblica), senza contare quelle che ancora non hanno compreso la drammaticità della situazione (con la quale dovranno comunque fare i conti), hanno atteso notizie dai piani alti dove si giocava una partita in cui a vincere saranno pochi, i proprietari delle strutture private e i politici accovacciati ai loro piedi, mentre a perdere saranno tutti i cittadini molisani, ma anche tutti gli italiani che pagano le tasse (che lo sappiano oppure no) per rimpinguare le tasche dei soliti affaristi e dei mediatori politici. 

Attendeva, magari, il piccolo gruppo compatto, di guardare in faccia gli stolidi governanti che stanno vendendo i diritti dei molisani alle lobby a caccia di profitti. Ma niente. Frattura e suoi mandanti Roberto Ruta e Danilo Leva – gli stessi che negli ultimi mesi gli hanno offerto copertura a sinistra fingendo di far pressione sul Commissario affinché riequilibrasse la dotazione di posti letto tra pubblico e privato – sono usciti da dietro, come dei ladri che hanno appena svaligiato un appartamento.  

Non è dato sapere cosa abbiano ottenuto. Il comunicato di Frattura, giunto verso sera, è la solita accozzaglia mal disposta di retorica e improbabili termini trionfalistici. Il Commissario ad acta ha dichiarato: "Oggi il risultato atteso, per il quale abbiamo lavorato ogni giorno da inizio mandato: sembrava impossibile e improponibile e invece lo abbiamo raggiunto". Impossibile e improponibile, per l'appunto. Sugli aggettivi ci siamo. È l'ultimo e definitivo atto – si legge sul comunicato –, al netto di alcune richieste di integrazione che nei prossimi giorni trasmetteremo ai Ministeri della salute e dell'economia". E qui c'è il colpo di scena. A saper comprendere ciò che si legge, i Ministeri avrebbero chiesto delle integrazioni. Dunque il piano non è affatto approvato.  

Se è vero, infatti, che il disegno generale è più o meno condiviso dal Ministero della salute – se non altro perché si pone perfettamente in linea con la svendita dei beni comuni che i liquidatori della Troika hanno imposto al premier-fantoccio di turno – nonché dagli advisor dell'imprenditoria vaticana, è vero pure che al Ministero dell'economia bisognerà pur presentare un straccio di piano di risparmio. E proprio qui cascano gli asini. La ratio del piano Frattura consiste né più né meno nel trasferire i servizi più remunerativi, finora svolti dal pubblico eroicamente schivando di volta in volta i colpi demolitori di Iorio e Frattura, alle strutture private che però erogano gli stessi servizi accantonando, però (piccolo particolare), una quota remunerativa del proprio capitale investito. 

Non serve scomodare Ricardo, Smith o Marx: lo scopo dell'impresa privata è quello di accrescere il proprio capitale privato. Non serve essere dei geni per comprendere che il servizio erogato da una struttura privata costa di più dello stesso erogato dal pubblico. Agli utenti non costa nulla in apparenza ma solo perché il costo lo pagano a monte, con l'accreditamento delle strutture private nel Sistema Sanitario Regionale.  

Probabilmente il tavolo ha suggerito a Frattura di dichiarare chiuso l'accordo per poter strappare alla prossima Conferenza Stato-regioni una quarantina di milioni buoni per coprire l'ennesimo disavanzo. 

Frattura e co. evidentemente pensano di reiterare il trucchetto all'infinito. Il nostro compito è fermarli prima che sia troppo tardi. La partita, nonostante tutto, è ancora aperta.

di Paolo Di Lella