“Mo tu chiande nu papagnone!”

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Come saper riconoscere i papaveri buoni da quelli cattivi 

di Marcello Pastorini

31 maggio 2016

Mo tu chiande nu papagnone! oggi l’ho detto ad un mio studente, ma era solo un racconto!

Si è vero ci sono papaveri e papaveri e i miei studenti non lo sapevano! Ho detto loro, con una battuta scontata ma dal significato importante: “ state attenti ragazzi, in questo mondo bisogna saper riconoscere i papaveri buoni da quelli cattivi, per evitare i tanti inconvenienti!”

Grazie ad una bella giornata, a causa delle vacanze imminenti e la classe poco numerosa, si è presentata, quindi, l’occasione ottimale per effettuare una lezione sui generis: a caccia di piante sul territorio. Li accompagno in macchina, sfidando, prendendomi dei rischi, la lenta prassi, le autorizzazioni, perché i paesi al mondo dove stanno avanti in tutto , mirano al risultato, alla sostanza, non sono schiavi della forma e amano rischiare. Incontriamo tante piante, alcune coltivate, come il Pistacchio, il Pepe rosa o falso pepe, fino all’avvistamento di un bell’esemplare di Papaver somniferum detto volgarmente, a Larino, “ U Papagnone”. Questa pianta racchiude principi biochimici ma non solo, essa custodisce le storie che mi sono state narrate da mia nonna e altri parenti.

Il nome generico dei papaveri a Larino è” Papamb’le .

U Papagnone non è un semplice papavero, come quello, il rosolaccio, che ho immortalato in alcune mie canzoni come, ad esempio, “ Belle è a geventù”

“Campe de grane, papamb’le e cascigne(1), pu tutte quante nu bagne dende u Cigne”(2)

Il Papavero infestante nei campi di grano è il Papaver rhoeas o rosolaccio, invece “u papagnone” è più raro, completamente diverso sia nelle foglie che nel colore dei petali. Contiene sostanze stupefacenti quali morfina, codeina, papaverina e altre .Veniva utilizzato per addormentare i bambini, da cui il detto minaccioso mostrando il pugno: ” mo te chiande nu papagnone”. Non a caso Morfeo, il dio dei sogni, era rappresentato con un mazzo di papaveri tra le mani (3). Tra l’altro il legame con questa figura mitologica spiega il nome dato ad una delle sostanze che la pianta contiene: la morfina.

L’esemplare trovato è ovviamente spontaneo, infatti in Italia la legge 685 del 22/12/1975( art 26 e 28) rende illegale la sua coltivazione.(4)

Vi svelo un racconto di mia nonna Assunta. Un giorno una bambina minorenne fu lasciata a casa da sola con un fratello ancora più piccolo. I genitori lavoravano, in campagna, dalla mattina alla sera tardi, rientravano a casa quando era già buio. Un giorno, prima di recarsi ai campi, all’uscita di casa, la mamma per l’ennesima volta si raccomandò alla figlia di tenere d’occhio il fratellino. La ragazzina aveva tanto voglia di giocare insieme ad altre sue amiche, invece come sempre doveva stare a casa per controllare il suo fratellino vivace. Si ricordò che per addormentare i piccoli, utilizzavano, per l’appunto U Papagnone”. Si procurò il necessario e lo somministrò al fratellino, con una dose tale che dormì tutto il giorno e lei felicemente fu libera di giocare. Al ritorno, la mamma ebbe risposta affermativa quando chiese alla ragazzina minorenne se era andato tutto bene col fratellino, che, beatamente, continuò a dormire fino al giorno successivo.

La storia di mia nonna ci insegna come sia pericoloso improvvisarsi naturopata, il pericolo di un’intossicazione o di un avvelenamento è sempre dietro l’angolo , con le piante non si scherza.

Per questo effetto, per il fatto che provoca sonnolenza, ai primi colpi di sonno a Larino e dintorni, ma anche in altre aree geografiche, dicono: mi è venuta “ na papagna”. A volte il termine “ Papagna” viene utilizzato per denunciare una evidente stanchezza. Quella stanchezza che dopo tante spiegazioni ho letto sul viso dei miei studenti, per questo avvistati degli alberi di ciliegio, di albicocco, di nespolo, carichi dei loro maturi frutti, abbiamo effettuato una dolce pausa, gustando dei prodotti della natura che a loro volta racchiudono emozioni e ricordi ed oggi hanno evitato a tutti una fastidiosa “papagna”.

Note e sitografia

1) Crespigno

2) Cigno, torrente del Larinese e affluente del Fiume Biferno

3) http://ilgiardinodeltempo.altervista.org/papavero-miti-storia-e-linguaggio-dei-fiori/

4) http://www.photomazza.com/?Papaver-somniferum&lang=it

di Marcello Pastorini