“Bojanesi, svegliatevi dal letargo!”

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“Altrimenti la vostra città farà la stessa fine di Venafro: una città morta”

di Franco Valente - fb

18 aprile 2024

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È passato un quarto di secolo da quando don Angelo Spina e Oreste Muccilli dedicarono un bel volume alla Cattedrale di Bojano (O. Muccilli e A. Spina, L’ANTICA CATTEDRALE DI BOJANO, Foggia 2000 – Enzo Nocera Editore).

Venticinque anni e un nuovo Giubileo è alle porte.

Sarebbe una bella occasione per i Bojanesi di cercare di capire il motivo per cui la loro Cattedrale è dedicata a S. Bartolomeo Apostolo.
Non è un argomento secondario se si ragiona un po’ sulle origini di questa insigne Cattedrale.
Certamente si deve terer conto che le città antiche non sono sempre eguali a se stesse.
La città romana nota ai più come "Bovianum Undecumanorum" nacque come municipio fortificato sulla dorsale appenninica che in epoca moderna dagli aragonesi prese il nome di Tratturo Pescasseroli – Candela.
Quando la città cominciò ad impaludarsi per l’incapacità dei suoi amministratori di provvedere alla manutenzione delle acque e delle strade, fu il primo vescovo Lorenzo (Laurentius Bobianensis) che intorno al 501 creò una vera e propria cittadella mentre i conti longobardi, di cui rimangono pochissime tracce, qualche secolo dopo cominciavano a trasferire l’abitato a Civita.
Che diventerà la capitale delle Contea normanna di Bojano, qualche decennio dopo la fine del primo millennio.

Della cittadella vescovile sappiamo poco oi niente.
Bojano, capitale del Molise, avrebbe meritato un’attenzione maggiore da parte dell’Archeologia ministeriale, ma degli scavi, fatti con molta approssimazione, praticamente non si conosce documentazione alcuna.
Però non è mai troppo tardi e se il nuovo vescovo mons. Biagio Colaianni deciderà di mobilitare gli studiosi di cose antiche credo che molte cose verranno fuori.
Io personalmente appunterei l’attenzione sulla intitolazione della Cattedrale a S. Bartolomeo Apostolo. Che è anche il protettore di Benevento, della cui diocesi metropolitana Bojano faceva parte.

La storia della traslazione delle reliquie di S. Bartolomeo è particolarmente interessante. Bartolomeo fu martirizzato in Armenia e nel 410 il vescovo Maruta trasportò le reliquie a Maipherqat, in Mesopotamia (attuale Tikrit in Iraq).
Nel 507 l’imperatore Anastasio I le portò a Darae, sempre in Mesopotamia e poi in Frigia.
Nel 580 sarebbero arrivate, miracolosamente a Lipari galleggiando sul mare.
Dopo le incursioni arabe del IX secolo, le reliquie nell’anno 838 furono trasferite a Benevento per iniziativa del principe longobardo Sicardo.

Alla fine del X secolo l’imperatore Ottone III di Sassonia sottrasse il corpo di S. Bartolomeo alla città di Benevento e lo fece depositare in un antico sarcofago di marmo nella chiesa di San Bartolomeo all’Isola Tiberina di Roma.
Alcune reliquie, però, rimasero a Benevento.

Vi sono ragionevoli motivi per ritenere che è in questo periodo, a cavallo dell’anno Mille, che alcuni frammenti delle ossa rimaste a Benevento siano state trasferite nella cattedrale di Bojano.

di Franco Valente - fb

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