Dies ira dell’infantilismo politico

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Gabanelli: “Il Molise torna in Abruzzo? L’autonomia è fallita”

di Giuseppe Tabasso (da ilbenecomune.it) 

15 marzo 2024

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Due giorni fa, il Corriere della sera ha festeggiato il suo 148º compleanno insieme ad alcune delle sue firme più importanti. C’era ovviamente Milena Gabanelli che ha raccontato come è riuscita a concepire un “nuovo panorama dell’informazione con contenuti inediti attraverso analisi di dati, ben sapendo di essere oggetto d’insulti”.

Proprio quel che è successo col suo Data room “Il Molise torna in Abruzzo? L’autonomia è fallita” che ha riaperto un problema molto serio, non nuovo, divenuto contingente rispetto a un futuro imminente tutt’altro che cenere da nascondere sotto il tappeto.

Ci si poteva aspettare una reazione politica difensiva ma ragionata, invece il governatore Roberti ha attaccato la Gabanelli buttandola come offesa ai molisani e alle bellezze del Molise, al punto di ricorrere perfino a un articolo del quotidiano francese “Le Figaro” che definiva il Molise “une région sublime qui les Italiens ignorent eux-mémes”. Sublime e ignorata certo, ma inguaiata di brutto.

Ci siamo così trovati dinanzi a un imbarazzante infantilismo politico privo di progettualità e savoir faire mistificando l’analisi con l’estetica.

Alla Gabanelli si deve piuttosto il merito di aver riaperto riflessioni in termini di prospettive: quelle ad esempio avanzate dal professore Rossano Pazzaglia e da Candido Paglione, amministratore di lungo corso, interessati a soluzioni che non rendano il Molise parente povero dell’Abruzzo.

In proposito mi prendo la libertà di rendere parzialmente pubblica una lettera personale inviatami da Gino Massullo, autore tra l’altro della indispensabile “Storia del Molise” (Donzelli Editore, Roma, 2005, pagg, 715).

Scrive Massullo che “a prescindere dalla reciproca convenienza da parte delle due regioni, il dibattito andrebbe posto su una revisione complessiva dell’assetto regionale a livello nazionale e su una riorganizzazione macroregionale delle attuali 20 regioni italiane” scartando ipotesi tipo Molisannio e Moldaunia,

“Sono convinto – aggiunge – che si debba smettere di credere, o tentare di far credere alla gente che le difficoltà in cui versa il Molise siano risolvibili con il compulsivo ricorso all’ingegneria amministrativo istituzionale. Si dovrebbero piuttosto costituire maggioranze politico amministrative capaci di individuare e proporre un innovativo modello di sviluppo, diverso da quello assistenzial-clientelare intorno al quale è nato e vissuto il Molise. Un nuovo modello di sviluppo sostenibile, solidale, auto-propulsivo, non polarizzato sul territorio, capace di rigenerare le aree più interne, per strutturare una dimensione territoriale e una amministrativa davvero ben integrate tra loro”.

“Il resto – conclude – sono per l’appunto barzellette. Tutt’al più manovre elettoralistiche, a volte finalizzate solo all’accrescimento della visibilità pubblica di chi le propone. Solite campagne di distrazione di massa, insomma, tese ad occultare i problemi veri e, ancor di più, la responsabilità di chi dovrebbe, per compito istituzionale e per mandato politico, lavorare a risolverli”. Dibattito aperto?

Postilla – La più meloniana regione italiana ha una capitale della cultura. Povero ministro Sangiuliano: ha dovuto tradire la madre agnonese.

di Giuseppe Tabasso (da ilbenecomune.it)  

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