Larino, la “Città del Sollievo”

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L’Hospice, proprio per quello che ha dato e come l’ha dato, ha bisogno di raddoppiare la sua attività

di Pasquale Di Lena (da La Fonte Mar 24)

1 marzo 2024

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La notizia, diffusa nei primi giorni di febbraio, di un trasferimento de l’Hospice da Larino a Colletorto per colmare il vuoto di una struttura completata nel 2016 e mai inaugurata, se da un lato spiega l’incapacità di programmare ciò che serve al Molise e ai suoi 136 luoghi, dall’altro lato fa capire la fragilità che vive Larino nel momento in cui tutti possono approfittare della sua decadenza.
Uno stato per niente casuale che viene da lontano, soprattutto, negli ultimi vent’anni, con l’attacco al suo ospedale, il “Vietri”, subito dopo l’inaugurazione dell’imponente struttura, non più punto di riferimento, anche oltre il Molise, per le sue eccellenze. Da applaudire il ritorno (miracolo!) del Centro iperbarico, la riapertura di un’attività che coinvolge realtà territoriali che superano i confini del Molise. L’Hospice, centro regionale per le cure palliative riconosciute e inserite nel Sistema sanitario nazionale con legge n. 39 del 26.02.1999, è stato approvato dall’allora governo Iorio (1998), grazie all’impegno dell’Assessore alla Sanità, dr.Giovanni Giorgetta, che aveva fatto suo un mio suggerimento tratto da una notizia letta sull’inserto della Domenica de Il Sole24Ore. Istituito a Larino nel 2006, il centro ha trovato nel dr. Mariano Flocco, direttore dal 2010, l’espressione alta dell’attenzione e della cura per i malati ospiti del centro. Non a caso “Cittadino onorario di Larino” e, non a caso, Larino “Città del Sollievo” dal 2016, grazie all’Hospice, che, proprio per quello che ha dato e come l’ha dato, ha bisogno di raddoppiare la sua attività e, con essa, gli spazi necessari per assicurarla. C’è chi dice no alla possibilità di utilizzare l’attuale struttura per ricavarne nuovi spazi per perché l’idea è di portarla altrove, non per un futuro del centro ancor più necessario e utile, ma per mettere una pezza a una realtà nata a Colletorto per una RSA, della quale, per le sue finalità, ha sempre più bisogno il Molise. Un suo utilizzo per come essa è stata pensata e realizzata, anche per non dare ragione al pensatore di turno, che ha potere, di spostare in un altro luogo l’Hospice e, nel contempo, creare una nuova struttura per una RSA da aprire, non nella Città dell’Olio che guarda il Fortore, ma altrove.
Tutto per depauperare Larino, una città che, con il suo territorio ricco di storia, di arte e di cultura, interessanti tradizioni, ha dato molto all’Italia e al Molise. Ne ho parlato con il sindaco Puchetti, che mi ha assicurato che “non c’è niente di vero”. Voglio crederci, ma ciò non toglie la preoccupazione, non solo mia, per una Larino che, da tempo, è sì nelle mani di impegnati amministratori, che, però, non hanno il gusto del sogno e, a dimostrarlo, è la mancanza di una strategia, fondamentale per il rilancio della capitale frentana, per me possibile.
Penso a:
1. l’agricoltura biologica, a partire dal suo comparto fondamentale da sempre, l’olivicoltura, che, con la sua esclusiva biodiversità (tre varietà abbinate al suo nome) la rendono unica al mondo e con la varietà “Gentile di Larino”, la più diffusa nel Molise, possibile nuova Dop, utile per esaltare ancor più bontà e diversità dell’olio molisano, da affiancare a quella riconosciuta, “Molise” olio evo;
2. Il rilancio del Distretto biologico, con un coinvolgimento pieno dei coltivatori e più diretto de l’ITAS “S. Pardo” per un suo contributo alle politiche annunciate dall’Unione europea, Gren Deal e Farm to Fork, che la protesta dei trattori di questi giorni hanno messo in discussione;
3. la Fiera di ottobre, dedicata al “Primolio” ed alla “Agroecologia”;
4. l’Università dell’Olivo e dell’Olio del Mediterraneo;
5. il Museo regionale dell’Olivo e dell’Olio, sede anche, del “Panel test” (il secondo riconosciuto in Italia dopo quello di Siena), del Concorso regionale “Goccia d’Oro” e del “Coordinamento regionale delle Città dell’Olio del Molise”, che vede 30 comuni associati; 6. il Parco della biodiversità olivicola italiana, quale luogo di visite, ma, anche, centro di promozione e valorizzazione degli oli provenienti da oltre 600 varietà di olive coltivate in 18 delle 20 regioni italiane. Un patrimonio unico al mondo;
7. la Stalla della “biodiversità bovina”, per assicurare i caratteri propri della grande Festa dedicata a S. Pardo, e delle “razze in via di estinzione” In pratica il sogno che, con una lettura attenta del territorio, diventa visione di una rinascita di Larino, con l’Hospice che resta per raddoppiare l’offerta delle sue cure palliative, e, con la RSA di Colletorto recuperata per assolvere alla funzione per la quale è stata pensata e realizzata.
Sognare dà la possibilità di avere idee utili per programmare bene il domani.

di Pasquale Di Lena (da La Fonte Mar 24)

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