Incuria e abbandono: il caso dell’archivio comunale di Toro

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Nonostante le nostre ripetute richieste e segnalazioni indirizzate agli organi preposti, l’archivio comunale di Toro, ricco di documenti civili e religiosi, datati dal Cinquecento ad oggi, scrigno di memorie per la ricostruzione della storia millenaria di Toro, risulta inaccessibile dal 2002 perché situato nell'ex Municipio, dichiarato inagibile, dove il materiale documentario, caduto e ammassato a terra per il terremoto, rischia di andare perduto per sempre.

di Giovanni Mascia (da toro web)

21 marzo 2016

La Settimana Nazionale degli Archivi, promossa dal 14 al 19 marzo 2016, per far conoscere il nostro eccezionale patrimonio archivistico, pare non abbia raccolto adesioni in Molise. Infatti, della benemerita iniziativa dell’ANAI, l’associazione degli archivisti italiani, non ci sono tracce nei siti ufficiali delle amministrazioni deputate. La pagina dell’Archivio di Stato di Campobasso è ferma al 26 gennaio, mentre quella della Soprintendenza ai Beni culturali addirittura al 20 ottobre 2015.

Per non far passare sotto silenzio l’iniziativa e non farne un evento solo celebrativo, segnalo il caso dell’Archivio Comunale di Toro, ricco di materiale civile e religioso, datato dal Cinquecento ad oggi. Benché riordinati e inventariati dal personale dell’Archivio di Stato di Campobasso negli Anni Ottanta, i documenti toresi, per quanto se ne sa, non solo sono preclusi ai cittadini ma sottoposti al rischio gravissimo della distruzione, con relativa estinzione della storia civile e religiosa del paese.

Per motivi di studio, nell’ottobre del 2013, avevo indirizzato al sindaco, Angelo Simonelli, la richiesta di accesso all’archivio, più volte in seguito inutilmente sollecitata. Così nell’aprile dell’anno successivo, l’ho formalizzata di nuovo, interessando per conoscenza o competenza il prefetto Di Menna, l’arcivescovo Bregantini e le funzionarie Carlascio e Glielmo, responsabili rispettivamente dell’Archivio di Stato e della Soprintendenza archivistica di Campobasso. (Clicca e leggi la richiesta del 2 aprile 2014)

A parte il prefetto, nessun riscontro. Finalmente, a quasi cinque mesi dalla prefettizia del 9 giugno 2014 (Clicca e leggi la prefettizia), e a un anno dalla prima richiesta, il sindaco si è degnato di fornire una risposta al dr. Di Menna, anche se parziale e questi a rifermene (Clicca e leggi la risposta comunicata dal prefetto). Risposta parziale: sì, perché l’inagibilità dei locali per il terremoto del 2002, alla quale si è appellato il sindaco, era contemplata già nella domanda, dove in alternativa all’accesso avevo chiesto che mi fossero dati in visione alcuni documenti specifici.

Ora, qui non ne discuto l’educazione né il senso civico, ma reputo che un amministratore, anche in forza della cospicua indennità di carica, sia tenuto a riscontrare nei tempi giusti le richieste della cittadinanza. Tanto più quando, come in questo caso, avrebbe potuto rispondere addirittura in tempo reale, e non dopo un anno, se voleva limitarsi a richiamarsi alla ultradecennale inagibilità del palazzo municipale, senza trovare nessuna soluzione del problema.

Rammaricandomi del tempo inutilmente trascorso, a inizio novembre 2014, sono tornato a reiterare la richiesta, e a cointeressare gli interlocutori, ai quali ho denunciato lo stato della documentazione civile e religiosa lasciata nell’abbandono e nell’incuria. Cioè – come appreso di persona dal sindaco nel mese di marzo 2014 e prontamente riferito alla dr. Gielmo – caduta e ammassata a terra, alla rinfusa, tra calcinacci, polvere, umidità, tarme, roditori… esposta al rischio concreto della distruzione. (Clicca e leggi la richiesta/segnalazione del novembre 2014).

Da allora, perdurando il silenzio degli interessati, ignoro se le cose siano cambiate o meno. Mi auguro che nel frattempo i documenti siano stati posti in sicurezza e finalmente resi accessibili ai cittadini, nello spirito della Settimana degli archivi in corso nel resto d’Italia.

di Giovanni Mascia (da toro web)