Imposta di soggiorno e destagionalizzazione

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Proposte per il futuro

di Danilo Molaschi e Mino Reganato (da qualitytravel.it)

16 febbraio 2023

Lavorando da oltre vent’anni a contatto con gli imprenditori alberghieri e occupandomi di finanza agevolata per questa categoria, sono sensibile al tema della tassa di soggiorno, la cui gestione lascia insoddisfatti gli imprenditori e gli operatori di settore, per quella mancanza di progettualità e di trasparenza che purtroppo caratterizza, in termini consuetudinari, il rapporto tra pubblico, privato e impresa in Italia. Per questo motivo ho deciso di scrivere questo articolo a quattro mani con il collega e amico Mino Reganato, che, forte di un’esperienza elaborata e proposta per la regione Molise, ha raccolto molte informazioni, ispirazioni ed esempi provenienti da altre città europee.

La situazione attuale in Italia
L’imposta di soggiorno genera entrate per i comuni e dovrebbe essere dedicata a sostenere le infrastrutture e lo sviluppo del turismo. Tuttavia, l’attuale sistema di riscossione di queste tasse è spesso inefficiente, poco trasparente e poco conforme. Questi tre fattori, messi insieme, generano evidenti perdite di entrate esattoriali.

Sappiamo che sono gli albergatori e gli “host” a dover riscuotere e versare ai comuni i proventi della tassa, ma la mancanza di un sistema centralizzato per la tracciabilità e il monitoraggio dei pagamenti, da un lato incombe pesantemente sugli operatori onesti e dall’altro rende difficile identificare quelli non conformi e intraprendere azioni appropriate. Nell’era digitale, si possono adottare piattaforme online e sistemi automatizzati per la riscossione delle imposte, rendendo il processo più conveniente, riducendo al minimo gli oneri amministrativi.

I casi di Amsterdam e Barcellona
All’estero la tassa di soggiorno si paga profumatamente. Ad Amsterdam e Berlino, ad esempio, viene calcolata al 5% del costo del pernottamento, con un impatto comunque più equo, essendo correlato alla stagionalità.

La città olandese, non solo ha stabilito linee guida chiare, ma ha incorporato un portale online di facile utilizzo per il pagamento dell’imposta, coinvolgendo i fornitori di alloggi e mantenendo linee di comunicazione aperte, raggiungendo l’equilibrio tra una riscossione efficace delle imposte e un’esperienza positiva per i visitatori.

Barcellona rappresenta un altro eccellente esempio di riscossione delle imposte ben implementato. La città ha utilizzato le entrate generate dall’imposta di soggiorno per finanziare varie iniziative, come progetti di turismo sostenibile e conservazione culturale. La capitale catalana ha investito molto nelle campagne di sensibilizzazione del pubblico, per educare sia i cittadini che i turisti sui benefici della tassa, promuovendo un senso di coinvolgimento e di responsabilità collettiva.

Gli esempi di Amsterdam e Barcellona evidenziano quanto siano utili linee guida chiare, una comunicazione efficace e la collaborazione con le strutture ricettive e la comunità. Inoltre, dimostrano i potenziali benefici dell’utilizzo dei proventi per progetti che migliorano direttamente l’esperienza turistica.

Cosa dovrebbero fare i comuni italiani
I proventi dell’imposta di soggiorno devono essere destinati alla doppia transizione, digitale ed ecologica delle città e alla valorizzazione culturale del territorio. La transizione tecnologica è l’opportunità per le città e i borghi di diventare “smart”, con tecnologie innovative come la segnaletica digitale e le applicazioni di “wayfinding” basate su dispositivi mobili. Fornire aggiornamenti in tempo reale, mappe interattive e indicazioni personalizzate, magari multilingue, aiuta i turisti ad avere una piena fruizione del viaggio.

La transizione verso la sostenibilità diventa realtà se si investe in sistemi di trasporto eco-compatibili, nell’edilizia verde e nel controllo della produzione di rifiuti. Queste attenzioni non solo attraggono un turismo di qualità, ma preservano le bellezze naturali, monumentali e architettoniche, per le quali il nostro Paese non è secondo a nessuno.

Parte dei proventi della tassa di soggiorno devono riguardare le infrastrutture esistenti e i servizi essenziali, come la pulizia delle strade e dei quartieri, senza far mancare la garanzia della sicurezza in ogni angolo delle grandi città e a qualsiasi ora. Per sostenere la cultura, sindaci e assessori possono dedicare una parte del budget raccolto da un’imposta così specifica, all’organizzazione di eventi e al sostegno degli artisti e delle tradizioni locali.

Sfruttare il momento magico del turismo Italiano per raggiungere una piena destagionalizzazione
È un fatto risaputo che l’organizzazione del territorio non può essere delegata all’iniziativa privata. La pubblica amministrazione deve avere un ruolo proattivo di selezione, coordinamento e controllo, proprio perché gli imprenditori, presi singolarmente, non hanno la possibilità né la convenienza economica per farsi promotori di iniziative i cui benefici abbiano una ricaduta sociale.

Una delle strategie da applicare per destagionalizzare il turismo, come auspicato dal Ministro Santanché durante gli stati generali di Baveno a novembre 2023, passa per il coinvolgimento delle comunità locali e l’educazione ai benefici e alle sfide del turismo. Partecipare ad un progetto sociale, come già ricordato, porta benefici per tutti, ma solo se tutti sono disposti a dare qualcosa prima di raccogliere.

Destagionalizzare è un po’ come invitare gli amici a pranzo e cena tutti i giorni, oppure aprire un ristorante: per farlo bisogna essere professionisti preparati e affiancati da una forza lavoro adeguata e una pubblica amministrazione efficace ed efficiente.

La tassa di soggiorno ha il suo preciso obiettivo scritto nel nome che porta e proprio per questo le associazioni di categoria, gli imprenditori, i lavoratori ed i turisti devono farsi parte diligente nel rivendicare conformità, trasparenza e visibilità dei risultati.

Servono azioni a livello locale e nazionale per richiedere che i comuni mettano in campo pratiche adeguate al valore del turismo per il nostro Paese e servono comitati di vigilanza degli imprenditori e delle associazioni, per verificare che i patti sociali vengano non solo proclamati, ma anche e soprattutto rispettati.

di Danilo Molaschi e Mino Reganato (da qualitytravel.it)

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