Roccamandolfi e i briganti

Visite: 129

È appena uscita la prima edizione italiana del libro con Cosmo Iannone Editore

di Identità Partenpea - fb

20 novembre 2023

Back

Roccamandolfi, piccolo centro della provincia di Isernia, per le sue caratteristiche territoriali, è stato interessato, all’inizio del ottocento, dal fenomeno del brigantaggio, costituendo la storia del territorio.
Ancora oggi, viene ricordato come la patria dei briganti. Il 20 Giugno 2015 infatti la Proloco di Roccamandolfi insieme all’amministrazione, ha inaugurato il monumento al brigante, all’interno del progetto “Passeggiata nel borgo dei briganti” per non perdere memoria del fenomeno storico. L’intendo è quello di creare una sorta di museo a cielo aperto nelle vie del borgo, permettendo a studiosi e appassionati di conoscere i luoghi dove i briganti hanno fatto la storia.
“A Roccamandolfi si nasce briganti come altrove si nasce musicista: sarà questione di ambiente, di legge di atavismo. Il roccolano è d’indole indipendente, ha in sé qualche cosa dell’anarchico, non tollera soprusi, non soffre padronanza, rispetta e teme poco le leggi” è così che Vincenzo Berlingieri, in “Storie di Briganti“, descriveva Roccamandolfi ed i suoi abitanti. Popolo fiero, temerario, anche ribelle, che difficilmente si sottometteva al potere.
Una storia dura, cruenta, fatta di sangue ed uccisioni; ma una storia vera, che merita di essere raccontata e deve essere conosciuta. Fatti spesso messi in secondo piano ma che, in realtà, hanno rappresentato una gran parte della storia di alcuni paesi molisani (vedasi anche Guardiaregia con “i tre frati” o la Morgia di Pietravalle meglio nota come “Morgia dei Briganti” a Salcito).

Le cause del brigantaggio
Ex soldati del disciolto esercito borbonico che hanno subito soprusi; i contadini che si vedono usurpate le terre vendute ai galantuomini; le attese non mantenute del governo sabaudo; le enormi difficoltà economiche dovute al crollo del Regno di Napoli
Queste le parole di Rita Frattolillo e Barbara Bertolini che, nel libro “Il tempo sospeso – Donne nella storia del Molise“, cercano di dare una spiegazione alla nascita del fenomeno del brigantaggio.
Fenomeno esploso soprattutto al sud dopo l’unità d’Italia, con più di ottantamila uomini raggruppati in circa quattrocento bande armate e che il regno sabaudo impiegò circa dieci anni per sconfiggerli, con violenta repressione, schierando quasi metà delle forze armate disponibili.

Museo multimediale del brigantaggio
Per riscoprire pagine di storia mai dimenticate ma mai studiate e approfondite per davvero, a Roccamandolfi è nato il museo multimediale del brigantaggio; sito in una struttura all’ingresso del paese, racchiude anche una biblioteca davvero ricca e sale studio.
Fiore all’occhiello, però, è la sala multimediale dove poter vedere il video in 3D che ripercorre alcune tappe del brigantaggio in paese narrando storie realmente accadute.
Su tutti Sabatino Maligno che, sempre Berlingieri in “Storie di Briganti“, descrive così:
“Sabatino Maligno, pastore di anni trenta […] aveva forme erculee, e d’indole pacifica prima, divenne perfido poi […] Fece radicare nel popolo la convinzione che fosse fatato e che godesse la protezione del diavolo […] Maligno è sordo alle preghiere e non desidera che vendetta. Vuole lavare col sangue l’ignominia sofferta. Chi fino al 1843, visitando Roccamandolfi, avesse fissato gli occhi al campanile, vi avrebbe veduto due gabbie di ferro racchiudenti due teschi: erano i crani di Maligno e Cazzonero”

di Identità Partenpea - fb

Back