Privi di piano paesaggistico

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Negli anni sono stati prodotti diversi atti per la tutela e la valorizzazione del paesaggio, a livello internazionale, nazionale e delle singole regioni

di (Patrizia Manzo (da lafonte.tv)

13 novembre 2023

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Centoventi mesi! Sì, perché sono dieci gli anni trascorsi a spulciare carte, accedere ai documenti, studiare, proporre o, semplicemente, stimolare un dibattito politico sulla persistente ostinazione della classe politica molisana a sottrarsi, con atteggiamento irresponsabile e irrispettoso dell’articolo 9 della Carta Costituzionale, alla responsabilità di approvare un Piano paesaggistico regionale.

Credo sia utile – con l’intento di chiarire la realtà dei fatti soprattutto a chi afferma che il Molise sia già dotato di un piano paesaggistico, continuando quindi ad ignorare l’urgenza di una programmazione chiara del territorio che tuteli paesaggio e ambiente – descrivere il contesto di riferimento.

Il territorio molisano attualmente risulta disciplinato dai Piani territoriali paesistico-ambientali di area vasta (PTPAAV), adottati, in base a una legge regionale del 1989 ormai superata, tra il 1997 e il 1999 per ciascuna delle “aree vaste” in cui è stato suddiviso lo stesso territorio. Si contano ben otto diversi Piani paesistici di area vasta, approvati in contrasto con il Codice dei beni culturali che prescrive la condivisione e la co-pianificazione degli elaborati del Piano paesaggistico.

Oggi è la Corte Costituzionale a intervenire sul lassismo molisano che, con una sentenza di illegittimità costituzionale su diverse leggi regionali che normano i tratturi, i trabucchi, il piano casa, il recupero dei sottotetti, locali interrati e seminterrati e dei porticati, denuncia non solo la mancata approvazione di un Piano paesaggistico ma anche un generale abbassamento del livello di tutela che, attraverso le norme regionali approvate, si pone in contrasto con il valore primario e assoluto del paesaggio così come riconosciuto dall’articolo 9 della Costituzione.

Nella sentenza, la Corte costituzionale descrive un complessivo contesto in cui il Molise non solo è privo di un Piano paesaggistico, frutto di condivisione con lo Stato, ma evidenzia come non sia stato neppure raggiunto l’accordo volto al rispetto dei princìpi di co-pianificazione obbligatoria e di preminenza del piano paesaggistico.

Il Molise però si spinge oltre, evidenzia ancora la Corte, violando persino il rapporto di gerarchia tra gli strumenti di pianificazione territoriale che pone al primo posto il Piano paesaggistico attribuendogli una valenza sovraordinata rispetto alla pianificazione di tipo urbanistico-territoriale. La politica molisana, infatti, sopraffatta dalla volontà di voler soddisfare altri interessi pubblici, ha attribuito al piano paesaggistico un ruolo secondario rispetto a un piano spiaggia comunale che, come è evidente, nella sua importanza dev’essere però assoggettato a una programmazione più ampia, organica e unitaria di tutela del paesaggio.

Più volte la Corte costituzionale ha ripetutamente affermato che il sistema di pianificazione paesaggistica, come delineato dal Codice dei beni culturali, è in attuazione all’ articolo 9 della Costituzione ed è funzionale a una tutela organica e di ampio respiro, che non tollera interventi frammentati e incoerenti. La tutela ambientale e paesaggistica, rappresentando un bene molto complesso, che va osservato nella sua unitarietà, è un valore primario ed assoluto della Costituzione.

L’Italia fu il primo Paese al mondo a mettere il paesaggio tra i princìpi fondamentali dello Stato. Infatti, l’articolo 9 della Costituzione recita: “La Repubblica promuove lo sviluppo e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”.

Il Codice dei beni culturali e del paesaggio (D.lgs. 42 del 2004), che attua l’articolo 9 della Carta, non ammette interpretazioni: “Le Regioni assicurano che il paesaggio sia adeguatamente tutelato e valorizzato. A tal fine sottopongono a specifica normativa d’uso il territorio, approvando piani paesaggistici ovvero piani urbanistico-territoriali con specifica considerazione dei valori paesaggistici, concernenti l’intero territorio regionale, entrambi di seguito denominati “piani paesaggistici”.”

Negli anni sono stati prodotti diversi atti per la tutela e la valorizzazione del paesaggio, a livello internazionale, nazionale e delle singole regioni. È stata ratificata con legge dello Stato la Convenzione europea del paesaggio, e sono stati presi accordi tra lo Stato e le Regioni sull’esercizio dei poteri in questo delicato ambito.

Il Molise? Non pervenuto. Inadempiente!

Con eccessiva lentezza, sono state approvate delibere di Consiglio – dietro mio impulso – e di Giunta; è stato stipulato un protocollo d’intesa con il MIBACT di cui si è perso traccia e nessuno ne conosce i contenuti, e sottoscritta una convenzione con l’Università per l’elaborazione del piano. Ma è finita qui. Dopo circa venti anni siamo ancora colpevolmente inadempienti. Non c’è traccia del Piano paesaggistico regionale.

Se il Molise conserva ancora la sua essenza paesaggistica, che cattura l’anima di tutti coloro che lo visitano e lo vivono, non è di certo merito della politica, quindi. Quella che fino ad oggi, nonostante gli stimoli, gli impulsi, gli atti, i dibattiti e le proposte è rimasta in stand by preferendo l’immobilismo ad una chiara, indispensabile e utile presa di posizione di Italia Nostra e WWF 

di (Patrizia Manzo (da lafonte.tv)

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