Siamo a un bivio di civiltà

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Antonio Di Lalla , direttore de La Fonte, scrive sul suo mensile una lettera aperta a quanti si sentono politicamente scorretti

di Antonio Di Lalla

10 Ottobre 2023

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Sono consapevole che la mia opinione vale meno del due di coppe con la briscola a denari, e forse anche quella di voi lettori, tuttavia non è più possibile tacere senza diventare complici e conniventi. Siamo impastati di insensibilità e altruismo, di grettezza e dedizione: che cosa faremo prevalere? Siamo a un bivio di civiltà ed è tempo di essere politicamente scorretti.

Ora basta speculare sugli immigrati, merce di perenne campagna elettorale. È dal 2002, con la famigerata legge Bossi-Fini, che si tenta di reprimere piuttosto che disciplinare correttamente l’immigrazione. In questi anni successivi abbiamo provveduto a emanare sempre più leggi vergognose e mai a fare un progetto serio di accoglienza e inserimento lavorativo. Premesso che tutte le persone al mondo sono libere di partire come sono libere di restare in un luogo, deve essere chiaro che finché non agiamo sulle cause non potremmo contenere gli effetti. Finché deprediamo le risorse naturali delle Nazioni povere con le nostre multinazionali, finché vendiamo armi per fomentare le guerre, spesso tribali, finché devastiamo la natura, producendo desertificazione, come possiamo sperare che la gente non emigri? Ognuno vorrebbe stare a casa sua, nella sua terra, con i propri familiari. Se si prende la drammatica decisione di partire, se si mette in gioco la vita pur di fuggire da situazioni disperate, niente e nessuno fermerà l’ondata di sbarchi, tantomeno quei veri e propri lager con torture e sevizie, inimmaginabili nel XXI secolo, costruiti da alcuni stati e finanziati da noi per bloccare il passaggio dei migranti. Se “aiutiamoli a casa loro” non fosse solo uno slogan per tranquillizzarci le coscienze ma un impegno serio di geopolitica per rimuovere le cause della fuga dai Paesi natali, un sostegno concreto a piani di sviluppo, non avremmo la cosiddetta ‘emer- genza sbarchi’. Ma forse ci fanno comodo gli immigrati irregolari, perché così possono lavorare a nero, possono essere sfruttati, possono essere insomma funzionali ai nostri bisogni senza dovercene occupare seriamente. Ci lamentiamo, giustamente, dello spopolamento delle aree interne ma che progetti si sono messi in campo per l’inserimento di nuove famiglie? Abbiamo provveduto a criminalizzare il modello Riace, per paura che altri comuni lo imitassero! La presidente del consiglio, novella vispa Teresa, preferisce cercare gli scafisti “in tutto il globo terracqueo” più che creare condizioni per l’accoglienza di persone di cui abbiamo bisogno, a cominciare dai bambini che ci consentono di tenere aperte delle sezioni di scuola. Possibile che solo il papa, tra i leader mondiali, abbia una visione chiara e lungimirante? A Marsiglia ammonisce: “Non possiamo più assistere ai drammi dei naufragi, dovuti a traffici odiosi e al fanatismo dell’indifferenza”.

Ora basta violenze sulle donne: dagli stupri ai femminicidi. Come si può pensare che una persona possa essere ridotta a oggetto di divertimento? Possa essere considerata di proprietà dell’uomo che ne dispone come crede, con il diritto di vita e di morte? Finché la donna sarà ritenuta inferiore nei fatti, finché a parità di lavoro percepirà uno stipendio minore dell’uomo, finché dovrà subire modelli di vita decisi dal maschio, la violenza troverà sempre legittimazione. Che strana società stiamo costruendo! Due gradini più in basso gli immigrati, un gradino più sopra le donne e sul podio? Il maschio fascio-leghista che si atteggia a padrone, unicamente perché ha paura di un confronto paritario.

Ora basta con i morti di lavoro. Il lavoro non può essere una trappola mortale: in questo anno stiamo avendo una media di 80 vittime al mese! I profitti sempre più alti delle imprese che sfruttano, succhiando sudore e sangue agli operai, produce solo morte. Se alcune aziende arrivano a pagare i manager fino a 600 volte un operaio, qualcosa non funziona. Le ditte risparmiano sempre e puntualmente sulla vita degli operai e sulla loro sicurezza. Il lavoro è per esprimere le potenziali non per distruggerle, per assicurare una vita dignitosa non per finire in un loculo. Quando non si rispetta la dignità della persona, che sia bianco o di colore, maschio o femmina, si finisce per versare più volentieri lacrime (spesso di coccodrillo) che lottare per la dignità della persona in quanto tale.

Ora basta con la fabbricazione e la vendita di armi. Ora basta con le guerre vicine e lontane. Come è possibile rimanere inerti di fronte alla guerra in Ucraina, voluta dagli Stati Uniti per distruggere l’Europa e impedire la naturale collaborazione degli Stati europei con la Russia? Una guerra volutamente lunga per fiaccare l’economia e tenere occupati i contendenti in modo che gli Stati Uniti possano regolare i conti con la Cina. Quanti politici e quanti mezzi di informazione sono stati pagati per convincerci della necessità della guerra in Ucraina? Perché quella burla del presidente ucraino va cercando armi e non pace? Perché la NATO ancora non è stata sciolta? Si vuole la guerra per far leva sugli istinti peggiori delle persone che così tentano di rifarsi sui più deboli siano essi sottoposti, donne, di colore.

Ora basta con l’elogio dei morti, soprattutto quando sarebbe opportuno stendere un velo pietoso. Dopo la beatificazione di Berlusconi ora è il momento, ex aequo, di Napolitano e Messina Denaro (complici nella trattativa stato-mafia?)! Era il 1996 quando il comunista Napolitano prese possesso del Ministero dell’Interno. Ci saremmo aspettati che avrebbe tirato fuori qualche scheletro dall’armadio, con tutte le stragi fasciste ancora senza mandanti ed esecutori, ed invece non aprì neppure un cassetto! E fu così in tutti i posti chiave che occupò.

Ora basta tentennamenti. Al bivio non lasciamoci ingannare da destra o sinistra, seguiamo l’indicazione della rivoluzione francese: libertà, uguaglianza, fraternità. 

di Antonio Di Lalla

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