È festa con la banda

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I racconti di Vincenzo Colledanchise hanno la maturità che solo il trascorrere del tempo può produrre

di Vincenzo Colledanchise

26 Settembre 2023

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Nelle festività solenni, il paese già in fermento per i preparativi religiosi che la tradizione imponeva, veniva svegliato da alcuni spari pirotecnici, dallo scampanio delle campane poi, e in seguito dal suono della marcia musicale della miglior banda musicale pugliese, quali: Città di Conversano; Lecce; Corato; Ceglie Messapica; ecc.
La festa non è festa senza la Banda, si diceva, le marce musicali emozionavano e univano allegramente l’intero paese nell'entusiasmo generale.
I musicanti, dopo aver suonato fino alla mezzanotte nella tappa precedente, giunti in prima mattinata in paese col loro pullman e   sistematisi nel salone del nostro convento, appena ricomposti, scendevano suonando lungo il viale, fino alla piazza nella solennità delle loro lucide divise nere.
In piazza si esibivano con qualche marcia rinomata, accontentando l'immancabile bis, e poi riguadagnavano il viale per portarsi presso l’abitazione del rinomato cuoco, Zio Gennaro, che offriva loro caffelatte.
Per poter lucrare ulteriori offerte dalla popolazione, diversi componenti della Commissione dei festeggiamenti, con l’immancabile vassoio tra le mani per ricevere le offerte dagli astanti, dividendo in vari gruppetti i musicanti, si portavano con loro a far suonare canzoni moderne “scompostamente” lungo le altre vie del paese, tranne i “solisti” che riservavano il fiato per i concerti serali.
Nella processione solenne, dopo la messa cantata, la statua del santo era seguita dalla banda musicale, che si esibiva ad intervalli regolari con le seguenti marce classiche allora in voga: A Tubo; Vita pugliese; Ligonziana.
Appena prima dell’esplosione dei fuochi d’artificio, i musicanti alla fine della processione, riguadagnavano ansiosi la loro sede provvisoria in convento, dopo l’acquisto di alimenti da consumare colà. Seguiva un riposante lungo riposo pomeridiano e solo in serata ridiscendevano in piazza suonando una lunga marcia, facendo accorrere al suo passaggio bambini festanti.
Alle nove di sera, saliti i musicanti sulla cassarmonica in piazza, la Banda iniziava a suonare i vari pezzi d’opera, sotto la guida della bacchetta del Maestro, direttore d'orchestra, al quale un bambino porgeva, dopo il concerto, un bel mazzo di fiori.
Il pubblico numeroso e silente ascoltava “La Traviata”, il “Rigoletto”, il “Barbiere di Siviglia e l’immancabile “Aida” che, con le classiche trombe egiziane esaltavano gli amatori e non.
Dopo l’ultimo concerto, che terminava a mezzanotte, la banda musicale, col pubblico si portava alla sommità della Via del Convento per assistere agli attesi fuochi di artificio.
L’ultimo gran botto sparato, chiudeva la festa, chiudendo anche l’intenso clima euforico creatosi in quella particolare giornata.

(Foto: festività di S. Antonio a Toro negli anni Sessanta.)

di Vincenzo Colledanchise

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