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Il puparo, il principe e l’avvocato

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I protagonisti di questo racconto sono tre, gli altri sono solo comparse: il Puparo, il Principe azzurro e l’Avvocato basso-molisano

di Domenico D’Adamo (da lafonte.tv)

20 Settembre 2023

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Sappiamo chi ha ucciso il centrosinistra ma non abbiamo le prove e tuttavia possiamo con assoluta nitidezza ricostruire i fatti senza timore di essere smentiti. I protagonisti di questo racconto sono tre, gli altri sono solo comparse: il Puparo, il Principe azzurro e l’Avvocato basso-molisano, a voi la capacità di dar loro un volto seguendo gli indizi.
Da quando Michele Iorio è stato sfrattato da via XXIV Maggio, i tre protagonisti della storia politica molisana hanno sempre deciso come e quando doveva sorgere il sole sul Contado del Molise e così si sono prima inventati Frattura, poi Toma e per ultimo, fresco di paranza, Roberti, pescato nel mare di Termoli. La strategia l’ha spiegata il Puparo, urbi et orbi sul Fatto Quotidiano: “in Molise, per vincere le elezioni regionali, (almeno fino a quando a votare ci va il 40% degli elettori, diciamo noi) bisogna spogliarsi di ogni identità, (e di ogni dignità diciamo ancora noi) e promettere tutto a tutti”, possibilmente cose irrealizzabili del tipo: strade, autostrade, ferrovie, alta velocità, ospedali di primo e secondo livello, porti, interporti e aeroporti, (tanto saranno gli altri a dire che non si possono realizzare, diciamo ancora noi); intanto, la competizione elettorale, se mai ve ne fosse una, sarà ormai passata da un pezzo. Per fare tutto questo c’è bisogno che la gente si incazzi veramente e perché si raggiunga l’obiettivo diventa indispensabile la partecipazione anche dell’opposizione, la quale dovrà fare così schifo da convincere gli elettori a non andare a votare e il gioco è fatto.
In questa pièce comica, se non si trattasse della vita e del futuro della nostra terra, i tre protagonisti non vengono mai allo scoperto, non frequentano i tavoli appositamente istituiti per costruire un’area di centrosinistra, ovvero di centrodestra – lì ci mandano dei figuranti i quali verranno informati delle decisioni assunte in altre sedi, solo a tumulazione avvenuta. I tre hanno origini comuni: vengono tutti dal centrosinistra. Il primo partecipò al ribaltone di Marcello Veneziale e in quella occasione il secondo divenne presidente del Consiglio regionale con gli stessi voti che elessero Iorio a presidente della Giunta; il secondo, dopo numerosi insuccessi politici si è deciso a fare lo Spin Doctor, riuscendo in questa veste a promuovere la costituzione di liste di disturbo che hanno avuto il merito di favorire l’ascesa della sua assistita a scapito della sinistra radicale: per uno che si è abbeverato alla scuola di Fioroni, da qualche settimana uscito dal PD in polemica con le posizioni politiche della Schlein alla quale invece si ispira la sua protetta, è veramente un passo ardito; il terzo, insieme al primo e al secondo, ha lavorato alacremente per affidare nelle mani di Frattura le sorti della Regione con il risultato che il Puparo, padre e padrone della Sanità privata è diventato sempre più ricco di cliniche e di voti e i pazienti molisani sempre più poveri di servizi sanitari nelle strutture pubbliche, non più in grado di curarli.
Dopo il fallimento Frattura, il Puparo scopre nell’albo dei commercialisti un giovane talento di rara intelligenza, keynesiano di formazione e berlusconiano di adozione, in buona sostanza uno che si intende di economia e di finanza come uno grande e lo impone, senza se e senza ma, alla coalizione di centrodestra che, senza batter ciglio, accetta nel timore di una nuova dipartita verso il campo avverso, anche perché 10.000 voti sono determinanti nella contesa elettorale della nostra regione. Oggi possiamo dire che l’esperienza del governo Toma è stata la peggiore in assoluto degli ultimi vent’anni. Non si tratta di polemica politica, basta leggere gli ultimi dati economici e sociali forniti da SVIMEZ che concordano con quelli ISTAT i quali notificano a noi altri il primato negativo in cui è finita la nostra regione al netto di quelli sanitari, di cui non parliamo per il rispetto delle vittime. E la certificazione di ciò che diciamo viene dalle scelte che il centrodestra ha operato sia per la mancata riconferma di Toma alla guida della regione sia per quella di quasi tutti gli ex assessori esclusi dal nuovo governo regionale.
In questa situazione obiettivamente favorevole per la sinistra, com’è stato possibile perdere le elezioni e per di più in maniera catastrofica? Questa sarebbe dovuta essere la domanda che l’avvocato di San Martino in Pensilis avrebbe dovuto farsi all’indomani della disfatta e non festeggiare la sua personale affermazione strafottendosene dei risultati del suo PD al 12%, il peggiore di tutti i tempi. E non è sufficiente dire che l’opposizione di centrosinistra è stata inefficace, perché neanche questo giustificherebbe la sconfitta del centrosinistra dopo i disastri provocati da Toma.
È in questo “Eden” che si fa strada l’idea di una discontinuità con il passato e si offre il nome di Domenico Iannacone, il giornalista da marciapiede che si occupa frequentemente di quei rompipalle dei poveri, dei migranti, dei senza diritti, degli sfigati che si lamentano sempre e pretendono, appena sbarcati, quando gli va bene, un piatto caldo, il reddito di cittadinanza, il salario minimo indispensabile per campare, un lavoro sperando di non apparire troppo pretenziosi e che cosa gli rispondono questi cialtroni della lotta alle diseguaglianze? Il tuo curriculum non è sufficiente; tra le attività svolte manca quella di politico professionista e la stessa, è ormai risaputo, la si può rilevare solo dal cedolino, perché solo se lo Stato ti paga rivesti la qualità di politico. Ma se i partiti non esistono più, dove si formano i politici? E se invece l’avvocato avesse voluto perdere?

di Domenico D’Adamo (da lafonte.tv)

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