Rinasce il pensiero unico televisivo

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Quello teleregionale va in onda da sempre

di Giuseppe Tabasso (da ilbenecomune.it)

16 Maggio 2023

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I due principali sistemi televisivi italiani, quello pubblico RAI e quello commerciale privato Mediaset, stanno per convolare a nozze, “simboliche” come quelle tra Silvio Berlusconi e Marta Fascina, con reciproco scambio di amorosi sensi.
Succede cioè che Giorgia pigliatutto ha messo le mani anche su Mamma Rai per sistemare dirigenti e conduttori di fede fiamma. Per fare solo un paio di nomi, pare ad esempio che Nicola Porro, vice direttore del Giornale e conduttore Mediaset, sostituirà Fabio Fazio e che il fedelissimo Pino Insegno andrà al posto di Amadeus.

Si potrebbe obiettare che anche gli altri Governi non hanno tolto le mani dei partiti su Mamma Rai. È vero, ma la differenza è incommensurabile, nel senso che mentre il centrosinistra ha avuto sempre contro i canali Mediaset, il centro-destra ci ha campato sempre di rendita e ora più che mai.

Ricordate Berlusconi che telefonò in diretta a un talkshow di Gad Lerner da lui definIto “postribolo” e ordinò a Iva Zanicchi di abbandonarlo? E poi, quando si prese pure la RAI, emanò il famoso editto bulgaro per licenziare Enzo Biagi, Michele Santoro e il comico Daniele Luttazzi.

Ecco quindi che la destra torna ora a vivere di rendita e in simbiosi politica tra TV pubblica e privata. Altro che sentire sempre due campane: avranno tutte e due lo stesso rintocco. Qualcuno infatti parla di una evidente “operazione di egemonia culturale”, altri la definiscono ironicamente una “sostituzione Raietnica”, per altri sarà semplicemente “Tele-Meloni”.

Ora però, considerando che la stragrande maggioranza degli italiani s’informa attraverso la televisione, siamo dinanzi a una svolta temibile del rapporto tra comunicazione e influenza elettorale.

Visto quindi che il Molise è in campagna elettorale, è il caso di ricordare che l’assetto mediatico regionale è, da sempre, una replica del gemellaggio politico in corso a Roma. Parliamo di un condominio televisivo tutto di destra, nelle mani (i nomi li conoscete tutti) di un potere uno e trino sorretto da pesanti conflitti d’interesse dinanzi ai quali la squattrinata sinistra è sempre impotente.

Come difendersi allora dall’omologazione del pensiero unico teleregionale nascosto dietro commentini, titoli, immagini e minutaggi? Non è molto facile, bisognerebbe infilarsi nei segreti del mestiere, perciò in mancanza di alternative è decisamente meglio frequentare siti web molto liberal e aperti a tutti (come questo che avete scelto di leggere).

di Giuseppe Tabasso (da ilbenecomune.it)

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