La giornata del contadino

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I racconti di Vincenzo Colledanchise hanno la maturità che solo il trascorrere del tempo può produrre

di Vincenzo Colledanchise

2 Marzo 2023

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Si svegliava prestissimo il contadino Matteo, alle sei aveva già rassettato  e governato gli animali, che erano nella sottostante stalla della casa.
Accantonato lo stallatico della nottata, approntava una nuova lettiera per gli animali, nell’ afrore intenso dei letami.
Dalle pecore e qualche capra mungeva il latte che, portato in cucina, la moglie Maria riusciva a ricavarne un'altra grossa caciotta che provvedeva a far essiccare sull’apposito trespolo di legno (appennacasce), appeso sulla volta di casa.
Dalla cucina si irradiavano gradevoli intensi odori: sotto la brace del camino cuoceva la pizza di granone o di farina (pizza mallevita) al cui fianco, sui treppiedi di ferro, a fuoco lento, arrostivano dei peperoni, oppure pomodori e baccalà o “caciaove e cipollata”.
Non era questa la colazione dei ragazzi, era il pranzo che i contadini avrebbero portato in campagna.
La colazione per i ragazzi la si preparava col siero, ottenuto dalla cagliatura, intinta con la “posa” del caffè, donata dalla vicina benestante.
Due sottoprodotti, due scarti, che uniti alle fette di pane abbrustolito, rendevano comunque saporita la colazione.
In quella casa la povertà non pesava, la si viveva con dignità e con la consapevolezza che apparteneva a tutti in paese.
E' paradossale che oggi si idealizzi quel mondo rurale, come nostalgia di vita semplice, lontana dalla frenesia dei traffici e dagli affanni della città, nella pace, nel silenzio e nella bellezza della natura.
(Prima parte)

di Vincenzo Colledanchise

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