Molise, storia

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E’ importante studiare la storia: iniziamo da Monte Marrone, episodio bellico particolarmente significativo, che ricorda l’impresa, definita dai libri di storia “eroica”

di Marco Branca (da lafonte.tv)

17 Febbraio 2023

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La necessità di studiare la storia, incessantemente, rappresenta un refrain che non ripetiamo mai abbastanza. Sia alle future generazioni che a noi stessi, che abbiamo il dovere morale di tramandarla, laddove il compito della scuola non risulta sufficientemente pervasivo. Questa materia purtroppo sembra passata di moda, rimpiazzata da argomenti certamente più moderni, ma che non producono memoria negli studenti. Un esempio su tutti: l’onnipresente Agenda 2030, un argomento portante, ma tanto nozionistico quanto asettico, che ha fatto tabula rasa dello studio degli atlanti geografici, delle carte fisiche e politiche e ridotto drasticamente le ore dedicate alle Guerre di Indipendenza, tanto per citare.

Nel frattempo, la storia continua a scorrere impetuosa e quella passata si allontana sempre più dal nostro quotidiano, lasciando tra le pagine di libri ormai in disuso, come anche nelle biblioteche chiuse e dimenticate, quelle che sono menzioni che non dovrebbero mai essere cancellate. Ricordi in cui è scritto il nostro passato e che rappresentano ciò che siamo oggi, grazie a sacrifici spesso pagati con la vita e che senza la storia ed il suo studio svaniranno progressivamente all’interno di quelle pagine dimenticate, in biblioteche ormai in disuso, sacrificate in nome di tutto ciò che non è ritenuto strettamente necessario dalla società moderna. Insisto su questa tematica perché anche in una regione piccola e relativamente giovane come la nostra, la storia ce l’abbiamo davanti ed è un vero peccato che non venga raccontata ai ragazzi. Esempi se ne potrebbero fare in quantità, ma per ovvie ragioni di spazio, ne menzionerò solo un paio.

Il primo, a carattere storico, risale alla Seconda Guerra Mondiale, per ricordare ciò che non è ricordato mai abbastanza, ovvero la storica battaglia di Monte Marrone, un episodio fondamentale nella guerra di liberazione dell’Italia centrale, doppiamente importante poiché salutò la nascita del Corpo Italiano di Liberazione.

Il secondo, a carattere politico, per ricordare il voto favorevole del deputato molisano del Fronte dell’Uomo Qualunque, Francesco Colitto, al governo democristiano De Gasperi, con implicazioni che risultarono fondamentali per la tenuta di quel governo, in un momento ‘nero’ per il paese.

Iniziamo da Monte Marrone, episodio bellico particolarmente significativo, che ricorda l’impresa, definita dai libri di storia “eroica”, che vide protagonisti la notte del 31 marzo 1944 ed i giorni immediatamente successivi, i Bersaglieri, gli Alpini del Battaglione Piemonte ed i Paracadutisti della Divisione Nembo appoggiati da unità marocchine operanti nelle vicinanze.

Non troppo lontano da Cassino, nella catena appenninica delle Mainarde, fra Lazio, Abruzzo e Molise, le forze italiane inquadrate in quelle Alleate che stavano risalendo la penisola, in quei giorni si trovarono a dover conquistare prima e difendere poi la strategica posizione contesa alle forze di occupazione naziste. Un’azione frontale, ritenuta impossibile sia dai nuovi alleati anglo-americani sia dai nemici tedeschi, ma che avvenne. Ed altrettanto sorprendente fu la difesa successiva dello sperone roccioso da parte degli Alpini che resistettero, fra il 9 e il 10 aprile successivi, ai reiterati tentativi delle truppe tedesche di riprendere le posizioni perse. La conquista della vetta permise agli italiani di avanzare lungo la direttrice Monte Marrone, Monte Mare, valle Venafrana. In sé l’azione militare ebbe dimensioni modeste, ma è il valore morale e motivazionale il più importante: l’enfasi propagandistica sull’azione degli alpini rafforzò il ruolo degli italiani a fianco degli Alleati e contribuì alla definizione di un nuovo spirito d’identità tra i soldati, ormai riabilitati agli occhi del mondo. Dal Molise, senza tema di smentita, iniziò pertanto la lenta risalita verso la vittoria finale della guerra. Il Corpo italiano di liberazione, trasferito poi sul fronte adriatico, parteciperà all’offensiva che lo porterà allo sfondamento della linea invernale sul Sangro.

Saltando dal fronte bellico a quello politico dei palazzi capitolini, non meno determinante fu l’azione di un molisano, nella persona di Francesco Colitto, che nel 1946 insieme ai deputati dell’allora Fronte dell’Uomo Qualunque fu decisiva per le sorti del governo De Gasperi, con il suo voto a favore contro la mozione di sfiducia presentata da socialisti e comunisti, ed evitando una rovinosa caduta che avrebbe aperto le porte all’anarchia governativa in un paese già vessato dalla guerra e completamente allo sbando, schiacciato tra America e Russia. Uno scenario drammatico. Molti dei qualunquisti, fra cui Colitto stesso, ebbero paura che togliendo la fiducia al governo avrebbero fatto precipitare il paese in chissà quale situazione in un momento così delicato e drammatico della storia d’Italia. Siccome il governo non cadde per soli trentaquattro voti, il quarto gabinetto De Gasperi si era salvato per i trentatré qualunquisti più lo stesso De Gasperi. Colitto votò per il Governo perché sentiva fortemente che un’eventuale caduta dello stesso avrebbe recato notevole danno al Paese ed avrebbe dovuto farne i conti con il suo elettorato molisano, che sentiva non avrebbe apprezzato quel comportamento. Il governo si salvò, ma non si salvò il qualunquismo, che andò via via declinando.

Anche di questo episodio, oggi piccolo e remoto davanti all’enormità degli accadimenti giornalieri, la memoria è completamente perduta. Se mettessimo i nostri ricordi nero su bianco, da anziani, essi non riempirebbero nemmeno un libro, perché la nostra memoria è fallace.

I giorni passano, li dimentichiamo e teniamo in mente solo quei ricordi legati a un particolare valore emotivo, sia esso di gioia o di dolore, ma gran parte della nostra vita quotidiana scompare, anche se ogni giorno ci sembra speciale. La storia è un racconto della memoria che non deve essere perduto e a noi adulti, che abbiamo contezza di questo, spetta il compito di rappresentarlo alle nuove generazioni, che in maniera incolpevole ignorano questa realtà dei fatti.

di Marco Branca (da lafonte.tv)

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