La Mannirata

Visite: 170

I fratelli Vincenzo e Stefano Vinti e il recupero della capra girgentana

di Maria Enza Giannetto (da italiachecambia.org)

17 Febbraio 2023

Back

Questa è una storia che parla di cambiamento, o meglio di ritorno al passato e a un’attività atavica come quella della pastorizia e della caseificazione. Questa è la storia dell’Azienda Agricola La Mannirata, fondata dai fratelli Vincenzo e Stefano Vinti a San Biagio Platani in provincia di Agrigento. La storia di due fratelli che, nonostante non avessero mai avuto a che fare con queste attività, hanno letteralmente deciso di cambiare vita (un po’ come hanno fatto le gemelle Greta e Natascia), puntando tutto sulle capre e in particolare sulla capra girgentana.

Una storia giovane, che è iniziata circa 5 anni fa quando Vincenzo, oggi 39 anni, ha deciso di fare un salto indietro, riprendendo la sua passione infantile per gli animali da fattoria: quelli che ha imparato a conoscere e amare quando da bambino andava sempre con suo padre Girolamo in campagna dove teneva oche, tre caprette e un asinello. Da quei ricordi mai dimenticati ha deciso di “prendere la rincorsa” per inseguire il sogno di una vita più soddisfacente che rispondesse davvero ai suoi desideri.

Un sogno realizzato: perché quando Vincenzo comincia a raccontarmi com’è nato tutto, si illumina e la sua voce diventa quella di chi parla di un successo e di chi ha avuto il coraggio di crederci e trasformare un desiderio in realtà: una realtà chiamata La Mannirata (che in dialetto siciliano, significa, appunto “ovile”) che trae il nome proprio dalla contrada dove si sono stabiliti riportando la pastorizia in un luogo dove c’era in passato.

IL CAMBIO-VITA DI VINCENZO E LA NASCITA DI LA MANNIRATA

«Fino a 6 anni fa – racconta Vincenzo –, avevo un buon lavoro, ben remunerato nel settore dell’eolico. Un giorno, però, mentre mi trovavo nell’isola di Capo Rizzuto in Calabria, da sopra un palo dell’eolico vidi un pastore sdraiato sotto un albero e circondato dalle sue capre. Fu come una folgorazione: lo vedevo sereno e tranquillo proprio come avrei voluto sentirmi io e sapevo che dipendeva proprio da quel mestiere: a contatto costante con la natura e con gli animali. Mi misi a parlare con lui e mi feci raccontare le sue giornate. Sapevo che c’era molto fatica dietro ma ne ero affascinato».

«Gli chiesi di poter trascorrere con lui i sabati e le domeniche per tutto il periodo in cui mi sarei ancora fermato in Calabria. E così, per un mese, trascorsi i weekend con il pastore e il suo gregge. Quando tornai in Sicilia non avevo più dubbi: era quello che volevo fare. Tra l’altro in quel periodo l’azienda per cui lavoravo entrò in crisi e io decisi di cominciare questa nuova avventura acquistando i primi 10 capi. Man mano che mi appassionavo sempre di più, cominciai anche a pensare che dovevano essere soprattutto capre girgentane: capre intelligentissime e bellissime che amano il contatto con l’uomo. Si tratta di una razza siciliana che si adatta bene al territorio e che è a rischio di estinzione ed esistono sempre meno allevatori anche perché la resa in termini di quantità del suo latte è minore alle altre razze. Forse anche per questo, oggi, siamo gli unici allevatori di girgentane in tutto l’agrigentino».

LA MANNIRATA E LE CAPRE GIRGENTANE

La capra girgentana, il cui nome deriva appunto da Girgenti (oggi Agrigento) è oggi presidio slowfood. Inconfondibile per le lunghissime corna a spirale, è un animale di taglia media con pelo lungo, folto il cui latte è rinomato per la qualità dovuta all’ottimo equilibrio tra grasso e proteine. E da cui si ricavano prodotti caseari pregevoli. E proprio con l’idea di trascorrere tempo all’aria aperta, occupandosi delle sue capre e trasformarne poi il pregiato latte in prodotti caseari di nicchia e qualità, Vincenzo comincia a cercare di convincere suo fratello Stefano a seguirlo in questa avventura e occuparsi, appunto, principalmente della trasformazione del latte e quindi del nascente caseificio.

«Io ero un personal trainer e il latte neanche lo toccavo», confessa Stefano, 28 anni. «Non mi poteva interessare di meno. Man mano, però, mentre Vincenzo portava le capre al pascolo cominciavo a frequentare il piccolo laboratorio che sarebbe poi diventato il nostro piccolo caseificio e a pensare che forse avrei anche potuto farci un pensierino e far diventare quello che per mio padre era un semplice hobby un vero e proprio mestiere. Un giorno mi decisi e gli dissi “ok, ci possiamo provare ma prima devo avere la giusta formazione”. E così sono partito per fare dei corsi specifici di caseificazione. Corso dopo corso, ho trovato la mia strada e oggi mi occupo di tutti i nostri prodotti caseari».

IL CASEIFICIO E LA GESTIONE MANUALE E TRADIZIONALE

In questi anni, La Minnarata ha moltiplicato i suoi capi (oltre alle meticce, ci sono sempre più girgentane il cui latte viene lavorato separatamente) ma la gestione sia dell’allevamento sia del caseificio continua ad essere famigliare e con tecniche tradizionali. Vincenzo si sveglia tutte le mattine alle 4, arriva all’ovile alle 5 e comincia la mungitura manuale, alle 8 porta il latte a suo fratello e torna dalle sue capre per portarle al pascolo. Trascorre 6 ore fuori con loro, tra i pascoli verdeggianti dei monti Sicani, cambiando spesso zona per garantire alle sue capre sempre erba fresca e pulita. Alle 16 torna all’ovile. «Per noi il pascolo è la base alimentare perché non diamo integrazioni con cereali. Questi territori sono ricchi di essenze spontanee e di sulla e abbiamo a disposizione oltre 20 ettari. Poi nel periodo di maggio facciamo la transumanza e ci spostiamo nella zona e nell’ovile estivi».

Il latte derivato da queste capre, che Vincenzo conosce una per una, è delicato, ricco di ferro e zinco e facilmente digeribile. La sua composizione, infatti, dopo quello di Asina, si avvicina più di ogni altro al latte materno ed è indicato nei casi di allergia provocata dalle proteine del latte bovino. «I nostri prodotti sono fatti a latte crudo e a seconda del periodo dell’anno varia la gamma di formaggi e latticini che produciamo. In questi anni, grazie alla formazione casearia ho imparato a produrre tutte le paste filate, solitamente difficili da fare con il latte caprino, e i formaggi a coagulazione lattica col metodo francese, cioè senza l’uso di caglio e 48h di coagulazione», aggiunge Stefano.

UNA GIORNATA DA PASTORE O DA CASARO: IL TURISMO ESPERIENZIALE DI LA MANNARATA

Insomma, i due fratelli Vinti, con La Mannirata, hanno trovato la loro strada e i loro formaggi oggi sono sempre più conosciuti non solo in Sicilia. Vista la modalità tradizionale della gestione dell’ovile, del pascolo e di tutta la lavorazione del latte e dei formaggi, La Mannirata è inoltre entrata in un circuito di turismo esperienziale – quello che “pratica” in queste zone Pierfilippo Spoto – che permette a turisti e scolaresche di “vivere” una giornata in caseificio o una giornata da pastore. Tutte esperienze che permettono a chi lo desidera di vivere per un giorno la vita che Vincenzo e Stefano si sono scelti e che al momento fa dire loro di essere davvero felici.

di Maria Enza Giannetto (da italiachecambia.org)

Back