NO al consumismo, al futuro

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Il solo urlo che mette pensiero al sistema imperante e lo fa tremare

di Pasquale Di Lena (da La Fonte – Feb 23)

1 Febbraio 2023

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Si parla di come risolvere il problema energetico e mai di come ridurre i consumi. In pratica di come aiutare il sistema a risolvere i guai che ha creato, in modo da poter continuare nella sua corsa a consumare quel poco che di questa terra ci rimane. Penso al paesaggio, all’acqua, alla biodiversità, al cibo, alle stagioni, come pure ai valori storici, culturali, sociali, politici, che il consumismo continua a banalizzare e ad eliminare. Un sistema capace di coinvolgere i suoi potenziali oppositori e, così, di renderli complici, se non strumenti utili ad appagare i suoi desideri ed a cogliere il suo obiettivo primario, se non unico, che è quello – in mancanza di un senso del limite e del finito - di consumare sempre più, e tutto e solo per accumulare denaro. In ogni momento e ad ogni costo per renderlo non più un mezzo, ma sempre più un fine che giustifica ogni tipo di crimine, primo fra tutti quello che più esprime distruzioni e morti, la guerra. Non è un caso il numero alto di conflitti in atto in questi anni nel mondo, solo ultimo quello in Ucraina, che vede anche noi, come Paese e come membro della Ue, direttamente coinvolti La situazione del sistema che governa il mondo fa pensare a un treno che procede spedito nella stessa direzione, quella dell’implosione. 
Una situazione gravissima, sempre più complessa, che rende ancor più difficile, se non impossibile, bloccare o cambiare direzione utilizzando uno scambio. Il combustibile di questo treno impazzito è sempre lo stesso, il consumismo. Un virus ormai diffuso ovunque, che ha solo nella politica, quella vera, il vaccino efficace capace di bloccare la primaria vera pandemia che, a partire dagli anni ’70, sta riducendo il mondo a poca cosa. Il virus della depredazione e della distruzione che si è divorato la gran parte del territorio e, con esso, tanta vita qual è quella espressa dalla biodiversità. Tutto sulla spinta di una parola magica, il denaro, che è diventato il termometro della situazione che vive il mondo. 
Cemento e asfalto, ovunque a moltiplicare l’intensità del traffico e, nel contempo, a rallentarlo; pali eolici, sempre più alti, e, pannelli solari a terra, sempre più neri; nuclei industriali, in gran parte abbandonati; furto di agricoltura, quella contadina, e, insieme, di paesaggi stupendi e cibo di qualità; spopolamenti e abbandoni dei piccoli centri, soprattutto di alta collina e montagna, e, con essi, la riduzione, quando non perdita, della socializzazione e del senso della comunità, ma anche della storia e della cultura, delle tradizioni. Non c’è da meravigliarsi se prossimamente saranno molte le aree popolate del mondo che pagheranno a caro prezzo gli impegni presi dai governi dei paesi del mondo, a partire dalla Cop 21, svoltasi nel 2015 a Parigi, a quella ultima di Novembre scorso, la Cop 27, che c’è stata in Egitto.
Impegni mai mantenuti che hanno portato alla situazione grave che il globo intero vive, come a dire che gli incontri sono una presa in giro. Un atteggiamento ipocrita insopportabile che alimenta la disperazione, non la speranza. Intanto il clima continua a dare segnali del suo malessere, che neanche i più accesi dei negazionisti riescono a giustificare. Una situazione sempre più estrema grazie, appunto, ai governi che hanno preso l’impegno di ridurre le cause e, invece, non hanno fatto altro che aggravarle. I segnali che arrivano - penso a quelli riferiti al gruppo che va imbrattando i muri e che non a caso si definisce “ultima generazione” - sono propri di una vera e propria disperazione. L’espressione di una voglia di azzerare tutto e subito, non di indicare e tracciare un nuovo percorso che eviti il baratro. 
Non più il “futuro” gridato da Greta Thumberg e dai milioni di giovani che hanno animato le piazze del mondo, ma il senso della fine, “ultima generazione”, come a voler togliere i sogni e la speranza nel futuro alla generazione che seguirà. La generazione che, così, avrà in eredità solo disastri non facili da riparare. Il sistema– lo dimostra con le azioni che mette in atto ogni giorno - non improvvisa e usa ogni mezzo atto a prevenire o, anche, reprimere azioni che possano frenare o bloccare la sua corsa. C’è chi pensa che la soluzione è tutta nelle energie rinnovabili, non rendendosi conto che è solo un grande affare per il sistema che, come sopra si diceva, fa grandi annunci sul clima e continui summit, perdendo solo tempo. Una tecnica scelta per aggravare la situazione e risolverla solo con strumenti che creano lauti profitti.
Il No al consumismo, Sì al futuro è il solo urlo che mette pensiero al sistema imperante e lo fa tremare. Ancor più se sostenuto dalla politica, l’arte per la quale vale la pena spendersi per dare spazio a un nuovo tipo di sviluppo, che è tale se porta l’uomo a rispettare le leggi della natura e, in questo modo, avviare una riconciliazione quanto mai urgente e necessaria per un domani migliore per tutti. 

di Pasquale Di Lena (da La Fonte – Feb 23)

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