C’è un tempo per seminare e un tempo per raccogliere

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Si narra che una volta, in un tempo lontanissimo, i merli fossero bianchi come la neve

di Paolo Piacentini - fb

30 Gennaio 2023

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Noi narratori delle montagne siamo anche un po' ipocriti; ammettiamolo con umiltà.
Uso volutamente il NOI perché dentro ci sono anche io. 
Pratichiamo e narriamo esperienze virtuose e siamo tutti animati da grande passione e ci contraddistingue una indiscussa onestà intellettuale. 
Siamo capaci a distinguerci separando il pelo delle differenze. 
Dobbiamo assolutamente continuare con le nostre narrazioni amplificandole ancora di più.
Esiste però una grande questione che vive sommersa in una sorta di "Mondo di mezzo", parafrasando la famosa inchiesta su mafia capitale.
Esistono le piccole e grandi mafie locali che tolgono il futuro alle persone che vogliono fare impresa nei settori dove girano troppi soldi.
Lo dico da tempo ma vedo che è una cosa che fatica a passare lasciando soli quei pochi che provano ad opporsi da soli.
Certo che è difficile affrontare gli speculatori della montagna e nessuno si deve mettere a fare l'eroe, ma è proprio per questo che dovremmo interrogarci, almeno questo, su come fare rete contro lo sfruttamento nei pascoli, l'accaparramento continuo delle terre, lo sfruttamento delle sorgenti, l'aggressione dei crinali, l'inutilità di nuove infrastrutture per il turismo invernale e tanto altro ancora.
La nostra narrazione e la messa a terra di progetti virtuosi potrebbe solo giovarne e farebbe sentire meno sole donne e uomini impantanati tra una burocrazia pesante e la mano lunga di chi si compra la montagna non certo per amore.
Ammettiamolo che questo pezzo di mondo non riusciamo ad affrontarlo, nulla cambia rispetto al valore di quello che facciamo in positivo.

di Paolo Piacentini - fb

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