La paura “du ‘mazzamauriello…”

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Nella tradizione contadina era un piccolo fantasma dispettoso e terribile

di Carmine Nardone - fb

22 dicembre 2022

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Mazzamauriello’ era un piccolo fantasma dispettoso e terribile (per chi svelava la sua esistenza).
Le origini delle storie di questo folletto sono molto antiche visto la diffusione delle credenze anche nel Molise (la leggenda attribuisce l'origine di questo fantasma proprio al Molise). 
Nella versione benevole si diceva che compariva la notte nella stalla. 
Si raccontavano tante storie di questo caspita di ‘mazzamauriello’ al punto da considerarlo autore di qualunque rumore notturno. Il problema si pose nella vecchia casa, dove dormivo nella stessa stanza con nonno Carmine a piano terra adiacente alla stalla. Non c’era la porta tra la stanza e la stalla ma una finestra chiusa da due sportelli di legno che di notte spesso cigolavano per l'azione del vento. Uno dei vicini ci disse che nella nostra stalla c’era il ‘mazzamauriello’ così cominciarono le paure notturne. Spesso i fruscii della bora suscitavano ansie perché sospettati come opera del folletto. Il problema si poneva in particolare la notte in caso di qualche necessità fisiologica, al buio (non c’era corrente elettrica) e l’idea di andare in quelle condizioni nella stalla a rischio di incontrare il ‘mazzamauriello’ comportava, per paura, da una parte l’attenzione di non svegliare il Nonno e dall'altra di usare in alternativa il vaso da notte.
Tutti si affannavano a rassicurarci che i “mazzamauriello” non esistevano. Finché la compianta Elena la moglie di Vincenzo Boniello non raccontò che lei lo aveva visto veramente nella vecchia masseria di San Chirico! Nessuno è mai riuscito a capire perché Elena ogni volta che raccontava la visione scoppiava ridere fragorosamente.

“Alcuni lo attribuiscono alla battaglia di BN nel 1266, infatti " ammazza" riferito all'omicidio del Re Manfredi, presso il ponte mauriello, di proprietà dello stesso notaio Mauriello. Mazzamauriello, lo spirito vagante di Manfredi disotterrato è lasciato marcire chissà dove. Alcuni storici indicano la sua sepoltura "abbascio u verde". Dove c'è la confluenza del fiume Tammaro ed il calore dove c'era il confine tra lo stato papalino ed il regno degli svevi. Altro che garigliano. Ancora oggi nella contrada è forte la leggenda. Poco più avanti c'è la contrada Recupo, dal francese "Re coupe'", il Re ammazzato.” (Gino Porcelli)

(Disegno di Giuliana Nardone)

di Carmine Nardone - fb

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