Giornata contro la violenza sulle donne

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Una riflessione di Miriam 

di Miriam Iacovantuono

25 novembre 2022

Quanta sofferenza può esserci dietro a degli occhi che nonostante tutto continuano a sorridere. Quanta sofferenza in quel cuore che sanguina silenzioso e invisibile davanti a un pugno o un sopruso, o a una semplice affermazione che può essere più tagliente di una lama. Perchè oltre a una sofferenza fisica c'è una sofferenza interiore e psicologica che rimane incastrata tra la mente e nel corpo e poche volte riesce a uscire. Non è solo un pugno che fa male, non è solo lo stupro, ma anche una semplice parola.
Fa male quando viene sminuita la bellezza del suo corpo, sfiorito perché è diventato un corpo di mamma. Ma fa male anche quando viene giudicata perché per l'età che avanza, quella donna non diventerà mai mamma e non potrà tenere tra le braccia quel bambino che ha sempre sognato. È violenza quando una donna viene additata di non poter capire perché non ha un figlio. E fa male quando proprio perché non ha un figlio e una famiglia a cui pensare viene sfruttata in ambito lavorativo. È violenza quando a una donna con i figli viene detto che non riuscirà mai a conciliare la carriera e la famiglia e che una mamma deve fare la mamma e non può dedicarsi al lavoro. È violenza quando si sottovaluta la volontà di una donna, la sua forza, la sua organizzazione, la sua voglia di fare e la sua determinazione.
Ma è violenza anche quando per una bambina non c'è una mamma pronta lì a proteggerla ed è costretta a prendersi cura dei fratelli più piccoli o a rassettare la casa. Ed è violenza quando una donna vuole parlare e non viene ascoltata. Quando non le viene permesso di realizzare i propri sogni. Quando si fa di tutto per ostacolarla e la si considera inferiore. È violenza quando si considera la donna una incapace. 

Riflettiamo, ma non solo oggi. Parliamone, ma non solo oggi. Educhiamo, ma non solo oggi. Uniamoci tutte e tutti, ma non solo oggi. Apriamo le braccia e i cuori. Apriamo le nostre menti affinché nessuna resti indietro e che mai più la sofferenza e la violenza continuino a logorare chi non ha la forza di agire e reagire. Uniamoci. Prendiamoci per mano e costruiamo una catena che permetta a tutte di non sentirsi sole e che quella solidarietà di cui tanto si parla sia reale e soprattutto sincera.

di Miriam Iacovantuono

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