Sciopero della fame e della sete

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Protesta di un giovane disoccupato molisano davanti a Palazzo Moffa

di A.C. La Terra

25 febbraio 2016

Ha suscitato clamore la protesta di un giovane disoccupato davanti a Palazzo Moffa, iniziata il 23 febbraio. Sergio Micatrotta ha stazionato per due giorni davanti alla sede del Consiglio regionale dove ha attuato lo sciopero della fame e della sete. Dopo aver incontrato il governatore Paolo Frattura,il 32enne ha avuto anche un colloquio con il sindaco di Campobasso Antonio Battista. “Vado avanti con la mia protesta – ha spiegato – non per farmi del male, ma per far sentire la voce e la sofferenza di tutti i disoccupati e gli emarginati che soffrono in questo Molise. Continuerò cercando di raggiungere il limite delle 72 ore senza mangiare ma soprattutto senza bere, oltre il quale si rischierebbe la vita. Ma non sono stupido, non voglio suicidarmi per questo, non ne vale la pena”. 

Ieri sera alle 20:15, dopo trentasei ore di sciopero della fame e della sete, il giovane 32enne campobassano ha deciso saggiamente di non infliggere ulteriori sofferenze al suo corpo e ha sospeso la protesta iniziata  in solitaria martedì mattina davanti alla sede del consiglio regionale del Molise. Una protesta estrema con la quale il giovane ha voluto lanciare  un segnale preciso ai tanti, troppi giovani disoccupati molisani, un segnale con il quale Sergio ha urlato loro di non essere più indifferenti, di non lamentarsi solo dalla tastiera di un pc, ma di ricominciare a lottare per riconquistare il diritto alla dignità del lavoro, un diritto che nel Mezzogiorno e in particolare in Molise sembra essere stato perduto definitivamente. La protesta di Sergio Micatrotta non è stata vana. Lui è riuscito da solo a mettere in evidenza le contraddizioni di un governo regionale senza idee, immobile, colmo di conflitti di interesse, attento solo ai suoi privilegi e per di più, in un momento estremamente delicato come quello attuale, sprovvisto finanche di un assessore regionale al lavoro. Sergio ha fatto più delle principali Organizzazioni Sindacali messe insieme, i cui vertici,  fatte alcune dovute eccezioni, dimostrano di essere attenti più alle luci dei riflettori offerte dalla stampa locale, che a tutelare i lavoratori molisani con azioni concrete ed efficaci.

Il sacrificio di Sergio Micatrotta ha fatto e continuerà a far riflettere tanti molisani, sulle grandi anomalie,  prima fra tutte il non essere un popolo, una vera comunità di cittadini neppure nei momenti di difficoltà, di anteporre da sempre l'interesse individuale a quello collettivo.Il coraggio di Sergio Micatrotta è servito a svegliare coscienze che sembravano definitivamente assopite; la protesta di Sergio è penetrata dentro le mura dei palazzi dorati del potere istituzionale. Tutti hanno sentito forte e chiaro il suo messaggio, che è il grido sofferente di intere generazioni di giovani molisani condannate a lasciare la loro terra e a decretare quindi la morte stessa del Molise. "Cambiate rotta, ascoltateci o sarà la fine". 

di A.C. La Terra