Rocchetta a Volturno

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Il paese fantasma, fu bombardato dagli americani per scopi cinematografici

A.C. La Terra

23 febbraio 2016

Il borgo molisano di Rocchetta Vecchia o Alta , fu bombardato dagli americani durante la Seconda Guerra Mondiale per uno scopo cinematografico.
Gli abitanti vennero evacuati con una scusa di disinfestazione, subito dopo il bombardamento con tanto di riprese cinematografiche pronte per il grande schermo a stelle e strisce. Il borgo, mai più ripopolato fu distrutto successivamente anche da una frana. Rimangono oggi i portali in pietra delle case sormontati da stemmi, i viottoli con pavimentazione in pietra e la chiesa parrocchiale di Santa Maria che conserva al proprio interno un fonte battesimale in pietra, datato al XII secolo.
A stupire il visitatore è soprattutto l’atmosfera che regna nel borgo: passeggiando per le stradine non si può fare a meno di immaginare quella che doveva essere la vita dei suoi abitanti con le loro botteghe, la loro chiesa, il loro Municipio.
Questa comunità nasce nel VII secolo e prende il nome di “Bactaria” (località chiamata Vaccareccia) .”Bactaria” sorgeva a sud-est del posto, dove ora è, e, con l’evento dei saraceni, nel IX secolo, il paese fu distrutto e gli abitanti si rifugiarono a Rocchetta della Badia.
Il castello Battiloro domina il borgo medievale di Rocchetta Alta. Le sue origini si collocano intorno al XII secolo. L’abate Marino, dopo l’arrivo per la seconda volta dei saraceni, invitò alcune famiglie provenienti dalla sua città natale, Atina, ad insediarsi nelle terre di proprietà del Monastero, che prese il nome di Rocchetta Alta. Al castello si accede oltrepassando l’ingresso collocato vicino al vecchio Municipio di Rocchetta. Le case del borgo erano costruite lungo il pendio della roccia per motivi di difesa.
Il castello si restringe nella zona retrostante, per seguire anch’egli il pendio della roccia e termina con una torre circolare. L’ingresso vero e proprio è a sud in prossimità dello strapiombo roccioso inaccessibile al nemico. La porta di ingresso al giardino si trova invece sul lato orientale della fortezza e reca ancora lo stemma nobiliare.
Il castello Battiloro si eleva su due piani ed è caratterizzato da stanze molto piccole che testimoniano come l’edificio abbia avuto sempre una funzione difensiva.
Come è facile capire, quindi, esso rappresenta il simbolo del dominio Signorile del territorio di Rocchetta. Dominio che, secondo le fonti storiche, si è così succeduto nel corso dei secoli.
Rocchetta, infatti,  dopo essere stata ripopolata nel 1142 dall’abate Marino, che introdusse nel Comune molte famiglie coloniche di Atina, rimase feudo del Monastero fino a tutto il secolo XIV.
Nel 1415 era posseduta dalla famiglia degli Evoli, e dopo qualche anno se ne impossessarono i Caldora, che ne mantennero il controllo fino al 1443.
Durante il 1443 Francesco Pandone usurpò Rocchetta alla famiglia dei Caldora, e ne conservò il possesso fino 1525, anno in cui cedette Rocchetta a di Donato Barone. Inseguito, per brevi periodi, si susseguirono le famiglie Quadrara, De Matteis, e Dattilo. Ferdinando Dattilo, nel 1721 vendette Rocchetta al duca di Castellone, che nel 1725 la rivendette a Candido Battiloro. La famiglia Battiloro fu l’ultima ad avere il controllo su Rocchetta, potere che mantenne fino al 1814, anno in cui morì l’ultimo discendente della famiglia, Pietrabbondio Battiloro.

A.C. La Terra