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Come in Abruzzo e Molise si festeggia San Giovanni

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Miti e credenze, l’ordine sovrano dei Cavalieri di Malta, dipinti, libri, luoghi tra Abruzzo e Molise

di Piccole Storie - fb

24 giugno 2022

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“…Ora le ragazze per San Giovanni/ chiedono al fuoco di svelare gli inganni /chiedono al cardo chiedono al piombo/ chi avranno un giorno per compagno intorno/ e anche le crude Masciare, / questa notte vogliono volare/ e ognuno indaga nel cielo qualche segno dal mondo del vero/Ma il futuro è scritto nel fuoco/ ed è bruciare interi quel giorno vedere una testa che brilla nel sole...” Sono i versi di una delle più belle canzoni di Vinicio Capossela, anima del canto popolare.

“Domani è San Giovanni, fratel caro; è san Giovanni. Su la Plaia me ne vo gire, per vedere il capo mozzo dentro il sole all’apparire, per veder nel piatto d’oro tutto il sangue ribollire”. Recita Gabriele D’Annunzio ne La Figlia di Iorio, riportando l’antica tradizione abruzzese. Infatti Si dice che in Abruzzo e nel Molise, la mattina del 24 giugno le ragazze che volgono lo sguardo a Oriente, possono vedere nel disco solare nascente, il volto del Santo decapitato. Colei che lo avrà visto per primo si sposerà durante l’anno.

Il sole di San Giovanni, tra miti e leggende innestate nei solstizi, passaggi tra spazio, tempo e non tempo, è celebrato in tutto il mondo con usanze diverse. Tra queste l’accensione dei fuochi sacri, in Irlanda, in Belgio, In Piemonte, persino in Africa tra le popolazioni berber . Per non parlare de gli sciami di streghe che volano nei cieli d’Europa per la loro riunione plenaria intono al mitico noce di Benevento. Qui vicino a noi è possibile visitare alcune località dove le diverse associazioni locali organizzano eventi celebrativi.

A Pescara, l’Associazione Amici del Museo delle Genti rinnova la manifestazione “Dall’alba al Tramonto”, nello spazio della nave Cascella dove il maestro Mario Cianci accompagnerà con la musica il sorgere del sole. Al tramonto, invece, in villa De Riseis si svolgerà il rituale del comparatico con lo scambio del ramajette , mazzette di erbe e di fiori spontanei. Il rituale è l’acqua di San Giovanni profumata di fiori lasciati in infusione. Altra meta importante sono alcuni luoghi dedicati come la Rocca di San Giovanni e San Giovanni in Venere, tra colline e mare nei pressi dell’eremo dove D’Annunzio si recava a dire scrivere.

Che dire della Cascata di San Giovanni? Un salto d’acqua di 35 metri tra le faggete di Bocca di Vall, frazione di Guardiagrele. Qui dove il torrente Vesola continua il suo percorso, tra i fiori di montagna, fiorisce il giglio rosso di San Giovanni.

Le famose acque di San Giovanni quando, come dice un proverbio, “Entra il mosto nel chicco”, per dire che cominciano a formarsi gli zuccheri nel chicco d’uva, le erbe di San Giovanni offrono presagi alle ragazze da marito. L’iperico, la verbena, le bacche di San Giovanni, le drupe delle noci raccolte nella notte per preparare liquori e decotti.

In questa speciale notte, ricca di mistero e dove tutto può succedere, si raccolgono le noci acerbe con tutte le drupe che tagliate in quattro saranno coperte da circa un chilo di zucchero e messe al sole per alcuni giorni. Di poi si aggiungerà un litro di alcool e saranno lasciate in infusione per circa due mesi. Di poi il liquido verdastro sarà filtrato con un panno e imbottigliato.  Le noci dovranno essere raccolte e lasciate alla rugiada, in numero di 24 per ogni litro di alcool. Circa due mesi dopo si può gustare il “Nocino”, un particolare e gustoso liquore dal potere energizzante e in alcuni casi curativo. Un ottimo digestivo di fine pasto che viene chiamato anche Elisir di San Giovanni.

Ma al di là dei riti, delle superstizioni e delle credenze la storia di San Giovanni ha radici profonde nella storia del Cristianesimo e nella diatriba di alcuni ordini religiosi. Dapprima sotto l’egida dell’ordine dei cavalieri Gerolosomitani o di San Giovanni e ora dei Cavalieri di Malta, rivendicano il diritto di Giovanni il precursore.

La scrittrice abruzzese, Lorena Marcelli, questo tema intricato lo affronta nel romanzo storico “l’Enigma del Battista”. Ambientato tra Italia e Irlanda penetra nei meandri di una vicenda che collega la ricerca del Sacro Gral, con quella di San Giovanni Battista. Una storia ambientata in un medioevo profondo con un intreccio di trame tutte volte a chiarire il mistero del precursore che i Giovanniti interpretano come il vero destinatario della missione salvifica di Dio in Terra.

E nel quadro dei possedimenti di questi ordini religiosi tra Abruzzo e Molise, si ricorda che già nella seconda metà del XIII secolo, esisteva una grancia gerosolimitana, attestata nel 1295, a San Biagio, oggi San Biase, una contrada posta alla destra del Trigno, sulla direttrice della strada che da San Salvo conduce verso Montenero di Bisaccia.

Tale grancia proveniva dagli estesi possedimenti benedettini situati tra l’area di Mafalda e la marina di Montenero-Petacciato che i Padri Cassinesi avevano ceduto insieme all’intera commenda di S. Primiano di Larino, consistente in diverse chiese e monasteri, tra cui S. Angelo a Palazzo – ad Acquaviva Collecroce – e S. Giovanni – a Termoli, all’Ordine Gerosolimitano, cioè ai Cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme, detti anche Ospitalieri.

Questi, inoltre, possedevano il monastero di San Giuliano a Celenza e l’ospedale di San Giovanni in Vasto. Anche il bosco Corundoli a Montecilfone, dove c’era anche una grancia, apparteneva a quest’Ordine. Non a caso la più suggestiva rappresentazione della storia di San Giovanni è nel dipinto della decollazione commissionata al Caravaggio da Alof de Wignacourt (1547 – 1622), Gran Maestro dell’Ordine dei Cavalieri di Malta per l’Oratorio di San Giovanni Battista nel Duomo de La Valletta.

Tornando ai riti e ai miti, ci piace chiudere con i versi di Capossela …. Su una trave accesa di fuoco/ vagano in cielo senza riposo/ vagano al grido dall’ultimo fiato/ uscito dal collo del decollato/ vagano al vento spinte dal Santo/ che perse la testa per quell’incanto/ Perse la testa Erode il Re/ perse la testa per una danza/ perse la testa Erode il Re/ e un’altra testa volle per se. Ora le ragazze pure di cuore/ ancora sentono le parole/ delle ombre nel vacile / dentro l’acqua continuare a dire / Mamma mamma perché lo chiedesti / e tu figlia perché lo facesti? / Chiedesti la testa di San Giovanni ora mamma che brutti affanni/ /Ora le ragazze per San Giovanni/ chiedono al dito chi sarà il marito/ chiedono al cardo esposto nell’alba, / nella luce fuori dalla stanza/ la mattina nel sole che avanza, se fiorisce, fiorisce la speranza”.

di Fernanda Pugliese (da amolivenews.it)

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