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I campanili cambiano, le campane no

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Nell’ultimo millennio le campane non hanno mai modificato la loro forma né il materiale di cui sono fatte. Le torri campanarie, invece, presentano una casistica assai varia

di Francesco Manfredi Selvaggi

9 maggio 2022

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Nell’ultimo millennio, cioè da quando sono nate, le campane non hanno mai modificato la loro forma né il materiale di cui sono fatte. Le torri campanarie, invece, presentano in quanto a configurazione architettonica una casistica assai varia. Si parlerà pure del fatto che le iscrizioni poste sulle campane non sono percepibili da lontano, ma solo dall’operatore chiamato a suonarle.

Appare essere una regola nella civiltà del passato che più un oggetto è fatto di materiale prezioso più esso viene decorato; ciò è vero tanto più in campo liturgico dove le suppellettili sono invariabilmente in metalli di grande valore, quasi sempre oro e argento, trattandosi di cose sacre. Deve essere dotata di decori non solo l’oggettistica di lusso, ma pure l’utensileria la quale non manca di caratterizzarsi per un particolare design, per esempio l’impugnatura delle posate.

L’arte invade la vita quotidiana permeando ogni artefatto, da quelli di uso comune a quelli per funzioni speciali, sia nel caso che siano destinati ad essere messi in vista sia se rimangono scarsamente percepibili. Tra questi ultimi vi sono le campane che sul loro mantello presentano incisioni, quindi in bassorilievo, o, viceversa, iscrizioni e raffigurazioni a soggetto religioso in rilievo: sono segni visibili solo dal “campanaro”. Talune decorazioni sono identificative della fonderia, mettiamo Marinelli, che ha prodotto la campana, una specie di marchio di fabbrica.

Altre hanno uno scopo celebrativo come per le grandi campane realizzate ad Agnone in occasione dei Giubilei. Generalmente le scritte e i disegni hanno una valenza votiva alla stessa maniera di una preghiera e poste come sono sull’estradosso della campana risultano rivolte verso il cielo (peraltro si è in cima al campanile) per essere “lette”, in quanto invocazioni grafiche, dalla divinità, mentre le orazioni che sono espressioni verbali sono da ascoltarsi da parte delle entità divine. Al di là della questione se si vede o meno le campane devono possedere una qualità estetica per la loro natura di opere consacrate; le campane ricevono una benedizione una volta, per così dire, sfornate, uscite dal forno in cui è avvenuta la fusione del bronzo, quindi al loro varo, e già prima che prende forma, al momento della colata di questa lega metallica negli appositi stampi ovvero controforme, vi è la recita dell’Ave Maria la quale cadenza tale operazione.

Non è l’unica contraddizione quella della decorazione che non si vede perché vi è anche un altro aspetto che a proposito delle campane lascia perplessi ed è il seguente: se la campana, la materia di cui è costituita e la sua conformazione, non ha subito alcuna significativa modificazione nel tempo, il campanile, il quale non ha altra ragione funzionale che di fungere da supporto alle campane, un elemento accessorio, un manufatto di servizio, invece sì. Campana e campanile sono nati insieme, sono connessi l’un l’altro strettamente.

Essi stabiliscono fra loro una relazione biunivoca, non c’è, è scontato, campanile senza campana e, al contrario, campana senza campanile, relationship che diventa addirittura triunivoca, se è consentito tale termine, qualora si aggiunga un terzo “soggetto” che è il cristianesimo: campana, campanile e religione cristiana fanno un tutt’uno. È un legame che sussiste fin dalle origini: la comparsa della campana e di conseguenza del campanile è avvenuta contestualmente all’affermarsi di tale credo. All’epoca dell’antica Roma non vi era nulla di simile, né campana né campanile.

La nuova fede arriva a diffondersi in tutto il nostro continente e il binomio campana-campanile arriva a diventare una specie di emblema dell’Europa. La torre campanaria arriva a costellare ogni paesaggio europeo, tanto urbano quanto rurale (nell’agro sono onnipresenti i conventi con l’immancabile campanile voluti da S. Benedetto che non per niente è il Patrono d’Europa). I campanili, dunque, sono un fattore dell’identità a scala continentale e nello stesso tempo, poiché così differenti fra loro, un connotato identitario a livello locale.

Prendi il Molise in cui si trovano campanili, in qualche modo lo sono, a vela, con una coppia di campane nella parrocchiale di Pietrabbondante o ospitante solo una campana, chiesa di Faifoli a Montagano, campanili a pianta circolare (Campodipietra) e semicircolare (S. Polo), tutto il resto a sezione quadrata, campanili integrati nell’edificio di culto (Castelpizzuto) o distanziati da questo (S. Maria della Strada a Matrice), due così limite poiché di norma sono affiancati alla struttura ecclesiastica, campanili singoli, la maggioranza delle volte, o accoppiati, uno per lato della facciata della chiesa, come succede a S. Giuliano del Sannio e nella Basilica di Castelpetroso dove fanno a gara in altezza con la cupola, campanili con tetto aguzzo, a S. Massimo, o che terminano a terrazzo, a Vinchiaturo, oppure a bulbo, la copertura a cipolla maiolicata della chiesa barocca dell’Annunziata a Venafro.

L’elenco potrebbe continuare a lungo; le tipologie di campanile sono tantissime e salvo nelle vele le campane sono identiche, quasi che quella della Pontificia Fonderia Marinelli fosse una produzione in serie, con poche varianti. Il “contenitore”, il campanile, assume sembianze differenti da Comune a Comune, mentre il “contenuto”, la campana, non varia, un vero enigma che si aggiunge all’altro mistero della pregevole fattura artistica della campana che neanche più il sacrestano vede essendo ormai le campane azionate da remoto. Il Museo della Campana presso lo stabilimento della fonderia è l’unico luogo in cui è possibile ammirarle da vicino, apprezzarne le loro mirabili fattezze frutto di una millenaria sapienza artigianale e, in continuità con il sito di fabbricazione, una magica atmosfera davvero.

di Francesco Manfredi Selvaggi

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