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I Borbone portarono il bidet nelle residenze di caccia di Venafro

di Franco Valente - fb

3 maggio 2022

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Ne siamo certi perché nel periodo del cosiddetto Decennio Francese del regno di Napoli, all'indomani dell'occupazione napoletana da parte dei Napoleonidi, nell'aprile del 1806 fu disposta una ricognizione del patrimonio borbonico nel momento in cui le Cacce Reali furono tolte ai Borbone e demanializzate.
Per gli abitanti del Regno di Napoli cominciava una nuova stagione che influì soprattutto su due questioni:
Finì il maggiorascato, cioè il diritto del primogenito di ereditare tutto il patrimonio a danno degli altri fratelli.
Fu demanializzato il patrimonio della chiesa, il cosiddetto Asse Ecclesiastico degli Ordini Monastici.
Sembrava che per il popolo iniziasse una stagione di cambiamenti, ma sul piano pratico i meridionali delle campagne continuarono a zappare la terra e a coltivare i campi.
Anzi le condizioni cominciarono a peggiorare per tutti.
Il Palazzo Reale di Venafro e il Casino di Caccia di Torcino continuarono a splendere ancora per qualche tempo degli interventi borbonici.
Ne abbiamo conoscenza dalle ricognizioni effettuate al patrimonio che era appartenuto ai regnanti cacciati da Napoli.

Ultimamente Nicola Santacroce ha pubblicato due di questi verbali nell'ambito di una ricerca sul passaggio delle terre di caccia dai Borbone ai Pignatelli (N. Santacroce, Dai Borbone ai Pignatelli di Strongoli. La riserva reale di caccia di Torcino e Mastrati".

Santacroce si dilunga sulle complicate questioni relative al passaggio della proprietà, ma andando a spulciare tra i documenti contenuti in Appendice, si scopre anche l'elenco dei beni di arredo del Palazzo di Venafro e del Casino di caccia di Torcino.

articolare curiosità desta l'elenco delle "boffette" e degli attrezzi per l'igiene nei "Camerini per cesso" di Sua Maestà.
A Venafro tra le altre cose:
Un piede di bacile di ferro verniciato di rosso,
Una toelettina di noce bilico con cassetto.

A Torcino nel camerino erano sistemati:
Un tavolinetto verniciato a marmo.
Un portamantelli a muro di legno faggio verniciato.
Due seggiette a piegatoio di legno noce con rispettivi vasi di terraglia bianca e vestitura di doublet bianco.
Un bidet di noce con vaso d'ottone.
Un portabacile di ferro verniciato nero.
Un bacile di terraglia bianca.
Una brocca simile.

Sull'uso borbonico del bidet si è costruita una vera e propria leggenda ormai popolare.
Pare che il suo uso nella reggia di Caserta rappresentasse quasi motivo di scandalo perché in Europa quell'attrezzo era prerogativa delle prostitute, tant'è che dalla reggia di Versailles furono smantellati poco dopo la loro collocazione nei camerini della corte.

Forse anche l'Unità d'Italia contribuì a farlo sparire, non solo perché i Piemontesi non sapevano manco a cosa servisse, ma anche perché i palazzi reali delle sedi di caccia furono abbandonati e depredati.
Rimane la testimonianza rarissima dell'inventario di Venafro, Torcino e Mastrati a ricordare che i Borbone facevano uso del bidet anche quando andavano a caccia.

di Franco Valente - fb

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