Due paesi  allo scontro sull’energia

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Comunità energetiche in Sardegna: ecco cosa succede sull’isola

dì Francesco Bevilacqua (da italiachecambia.org)

28 aprile 2022

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Due piccoli Comuni nel cuore della Sardegna hanno acceso la miccia per una rivoluzione energetica in questa regione. Due modelli produttivi e culturali si scontrano: uno mira alla realizzazione di una transizione ecologica reale e a misura di comunità, mentre l'altro persegue vecchie logiche incentrate sul profitto di pochi. Ecco come sta andando questo "duello".

Medio Campidano, Sardegna - In Sardegna si gioca una partita importante per determinare il futuro dell’energia in questa regione. Da sempre l’isola è infatti ostaggio di interessi economici molto forti, soprattutto in campo energetico. Ultima in ordine di tempo è la procedura avviata per costruire un mega impianto nella zona di Bolotana.

Ma le comunità non ci stanno e cominciano e delinearsi percorsi alternativi ai modelli di produzione energetica centralizzati, spesso basati su logiche ben lontane da una reale transizione energetica e studiati più per generare profitti che per sopperire in maniera solidale ed ecologica al fabbisogno della popolazione.

Questa piccola rivoluzione è partita da due piccoli Comuni della Sardegna centro-meridionale, Villanovaforru e Ussaramanna. Nel luglio del 2021 sono infatti nate ufficialmente le Comunità Energetiche Rinnovabili di questi due territori, distanti meno di una decina di chilometri uno dall’altro.

«Nell’autunno del 2020 – racconta Maurizio Onnis, sindaco di Villanovaforru – abbiamo deliberato l’avvio del percorso di fondazione e abbiamo scelto di appoggiarci a è nostra». La prima assemblea con i cittadini si è tenuta nel gennaio 2021 e poi a marzo è partita la raccolta delle adesioni: «Abbiamo trovato i cittadini connessi alla cabina secondaria che volevano fare parte della CER e abbiamo creato il gruppo fondatore», ricorda Onnis.

Il 13 luglio del 2021 si è tenuta l’assemblea costitutiva, in occasione della quale è stato creato lo statuto. Infine, nell’autunno seguente è stato installato un impianto fotovoltaico sul tetto della palestra comunale: «A quel punto la comunità energetica era fatta: c’era l’associazione, c’erano i soci, c’era lo statuto. L’unica cosa che mancava era che il contatore, che spettava all’Enel installare».

Un passaggio fondamentale che spesso si rivela un collo di bottiglia e che induce il primo cittadino di Villanovaforru a pensare che «né i grandi player energetici né la politica vogliono le comunità energetiche rinnovabili. Enel non ha voluto dirci quali cittadini erano serviti dalla cabina di bassa-media tensione di riferimento e abbiamo dovuto scoprirlo noi con un sondaggio».

Fra Villanovaforru e Ussaramanna sono un centinaio i soggetti che hanno aderito alla CER, fra cui diverse attività commerciali. Così come è successo per il tetto della palestra di Villanovaforru, anche il Comune limitrofo ha previsto l’installazione di tre nuovi impianti – dei quali uno già realizzato – su edifici comunali, per per una produzione media attesa di circa 72 MWh/anno.

«I cambiamenti climatici e il pericolo di sfruttamento del suolo da parte di azioni speculative sono purtroppo una realtà, a cui ci si può opporre solo con nuovi modelli collettivi di produzione e consumo», ha dichiarato il sindaco di Ussaramanna Marco Sideri. «L’obiettivo di lungo periodo è quindi quello dell’autosufficienza energetica per un ulteriore abbattimento dei costi in bolletta e per un futuro sempre più green».

Le barriere da abbattere per realizzare questa visione tuttavia non sono poche, specialmente a livello regionale. Nell’autunno del 2019 è stato presentato al consiglio regionale della Sardegna il DDL sulle comunità energetiche, che però ancora non è stato discusso: «È evidente che interessa a pochi», ammette Onnis. «Non c’è da stupirsi perché si sta passando da un modello verticale con un grosso produttore e tanti consumatori a uno orizzontale in cui tutti i consumatori si conoscono e parlano, producono e rivendono».

«È una cosa nuova e come tutte le cose nuove fa fatica ad affermarsi. Siamo partiti nell’autunno del 2020 e per tanto tempo non si è mosso nulla, ma negli ultimi due o tre mesi il processo si è finalmente attivato. Stiamo ribaltando il modello tradizionale e i protagonisti attuali remano contro», conclude il sindaco.

dì Francesco Bevilacqua (da italiachecambia.org)

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