Lavoro, ambiente e cibo nella transumanza

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Il volume curato da Norberto Lombardi, Anna Maria Lombardi e Gianpaolo Colavita, fissa i tratti connotativi della transumanza

di APS La Terra

14 aprile 2022

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La transumanza è stata praticata intensamente nel corso dei secoli passati, tanto da segnare profondamente i caratteri economici, sociali e culturali dei popoli. Ha costituito una delle forme più antiche e di più lunga durata, di economia naturale e come in gran parte delle aree rurali del bacino del Mediterraneo, è nata dalla necessità di alimentare il bestiame che difficilmente poteva contare su condizioni agrarie e climatiche di allevamento stanziale.
Il ridimensionamento della pastorizia ed il contestuale vorticoso sviluppo della zootecnia intensiva hanno avuto conseguenze negative sulla transumanza, in particolare quella delle pecore è praticamente scomparsa al Sud, qualcosa rimane sull’arco alpino del Paese.
Al Sud, nella primavera e nell’autunno di ogni anno una moltitudine di uomini e diverse migliaia di bovini, essenzialmente di razza podolica, si mette in cammino sull’Appennino meridionale, sulle colline e le pianure delle marine, guadando fiumi e attraversando centri abitati.
Il “reticolo viario” attraverso il quale gli allevatori si spostano dai luoghi più alti e più freddi, fruibili solo d’estate, a quelli collinari e pianeggianti, più caldi nel periodo invernale, rappresentano percorsi suggestivi che consentono di scoprire le bellezze naturali e paesaggistiche, ancora sconosciute a tanti.
E durante il viaggio ci si meraviglierà dell’immenso patrimonio costituito dalle tradizioni locali e dai saperi che si estrinsecano nella varietà del cibo e nelle feste proprie di una cultura popolare che passa attraverso lo stretto rapporto tra l’uomo e la natura, il mondo animale e il suo tradursi in riti, credenze e tradizioni.
Lungo le vie della transumanza si può leggere la nostra storia e la nostra civiltà, vivendo le suggestioni e le emozioni che ancora suscitano le antiche masserie, i luoghi di culto, i siti archeologici. Vie antiche, che stimolano il piacere di camminare a piedi, assaporando il silenzio e la serenità del paesaggio, scoprire piccoli borghi e luoghi insoliti, ritrovare la felicità nella semplicità del cibo.

Nel riconoscerla patrimonio immateriale dell’umanità, nel 2019, l’Unesco ha definito la transumanza «un’antica pratica della pastorizia che affonda le sue radici nella preistoria e che si sviluppa in Italia anche tramite le vie erbose dei tratturi, che testimoniano, oggi come ieri, un rapporto equilibrato tra uomo e natura e un uso sostenibile delle risorse naturali»; essa, inoltre, «modella le relazioni tra persone, animali ed ecosistemi». Siamo dunque al cospetto di un grande e composito patrimonio immateriale, che abbiamo il dovere civico e morale di conservare, tutelare e possibilmente rinnovare in una dimensione aggiornata alle tematiche del nostro tempo.

Lavoro, ambiente e cibo nella transumanza“, volume curato da Norberto Lombardi, Anna Maria Lombardi e Gianpaolo Colavita, fissa i tratti connotativi della transumanza, ne sottolinea il portato di valorizzazione ambientale e di tutela della biodiversità, indica le forme di una declinazione al presente e al futuro delle sue attività, richiama i termini della tradizione gastronomica ad essa intrecciata, evidenzia le peculiarità dei suoi prodotti di eccellenza nei quali un’antica sapienza si incontra con

le moderne conoscenze e tecnologie.

di APS La Terra

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