L’aia di Roccacasale

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25 aprile 1977-25 aprile 2022: 45 anni di missione in Bangladesh con dentro il cuore ancora un sogno in via di realizzazione

di Simona Pace (da ilgerme.it)

7 aprile 2022

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Ci sono luoghi che nei piccoli paesi dell’entroterra abruzzese vivono solo nei ricordi degli anziani, di quelli che i nuovi nati non hanno mai visto. Uno di questi è riaffiorato, nascosto e protetto nel tempo dalla vegetazione. Donne e uomini, volontari di Roccacasale, hanno ultimato da qualche giorno l’opera di pulizia della vecchia aia di paese, quasi ai piedi dell’agglomerato di case. Una opera di valorizzazione che ha fatto presto il giro del web con foto suggestive e richiami ad immagini lontane nel tempo.

A dar voce ai ricordi e al sapere è stato anche il professore Enzo Presutti che di luoghi e tradizioni porta avanti la memoria. “Con queste emergenze architettoniche che riaffiorano – si rivolge Presutti ai volontari -, state testimoniando la veridicità di ciò che la tradizione popolare orale ci ha tramandato di generazione in generazione”.

Racconta il professore: “In epoche andate, dopo aver raccolto a primavera inoltrata cicerchie, ceci, fave, piselli, segale, avena, grano, ecc., si usava festeggiare e danzare intorno ad un falò acceso al centro dell’aia, antica tradizione questa che sicuramente è da ricollegare alla Dea Cerere e ai culti della rinascita. Le donne (fate, streghe buone), che impersonavano le sacerdotesse della Dea cingendosi il capo di spighe – richiamando così l’immagine ‘magica’ fortemente legata a Roccacasale -, si spalmavano un unguento sotto le ascelle, nell’inguine, dietro le orecchie, allo scopo di ottenere sia la performance, sia le eccitazioni e le allucinazioni necessarie all’evento”.

Un ballo magico in occasione del solstizio d’estate (notte di San Giovanni) durante il quale si “rappresentava la manifestazione della vita spirituale e dell’ordine cosmico, dell’armonia e dei cicli della natura (sovrapposizioni di riti ancestrali). Queste erano danze oniriche, circolari come l’aia da voi riportata alla luce, come la luna … Il girotondo dei bambini deriva sicuramente da questi balli”. Nel “tutti giù per terra – ricorda Presutti – incominciavano gli effetti delle droghe assunte”. Un momento dedicato solo alle donne al ritmo delle note del “lu du botte abruzzese o di un flauto dolce (flauto magico)”.

L’aia appena riportata alla luce non è la sola. Secondo Presutti ce n’è ancora una nei pressi del noto Colle delle Fate e un’altra vicino a quella conosciuta ancora oggi come la quercia dei sabba.

alle testimonianze ai fatti non è passato molto. Dell’esistenza dell’aia roccolana già se n’era avuta certezza circa un anno fa quando i volontari erano andati in sopralluogo per alcuni sondaggi riuscendo ad individuare l’area situata in un terreno privato, messo immediatamente a disposizione dal proprietario d’accordo nel restituire pezzi di storia, che a Roccacasale si fondono a miti e leggende assai suggestive.

Un tassello, questo, che si aggiunge ad un lungo lavoro di valorizzazione del patrimonio e delle tradizioni che l’amministrazione comunale, in collaborazione con diverse associazioni, ha intrapreso con determinazione soprattutto circa le storie legate alla presenza di fattucchiere. A proposito si sta portando avanti una ricerca di natura antropologica al fine non solo di recuperare la “memoria storica”, ma di farla diventare leva di un’economia virtuosa a beneficio dell’intera comunità.

di Simona Pace (da ilgerme.it) 

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