Il Parco Archeologico di Sepino 

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Una meraviglia del Molise

di Chiara Lombardi (da mediterraneoantico.it)

2 febbraio 2022

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La recentissima nomina di sei nuovi direttori autonomi di Musei e Parchi Archeologici è stata occasione per annunciare alcune novità relative al territorio del Molise. Enrico Rinaldi, professore a contratto presso la Scuola Superiore Meridionale dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, archeologo specializzato in restauro di monumenti, è stato nominato nuovo Direttore autonomo del futuro Parco Archeologico di Sepino. Egli si è occupato di progetti di restauro programmato nei siti di Ostia e Pompei, e adesso si occuperà della direzione del Parco Archeologico di Sepino, che comprenderà l’omonima area archeologica e il museo della città e del territorio.

Il sito archeologico di Sepino sorge sulla piana di Bojano, un’area di importanza economica strategica essendo al centro di uno snodo stradale che collegava, tra il IV e il III sec. a. C., il Sannio Pentro con la Valle Peligna (Abruzzo) e l’Irpinia (zona di Avellino), e avendo sbocchi commerciali non solo sulla Campania ma anche sulla Daunia e, da qui, sull’Egeo. Della seconda metà del IV sec. a.C. sono una serie di insediamenti fortificati sparsi sul territorio, dei quali le indagini archeologiche hanno fornito, per ora, solo le strutture perimetrali esterne. Dopo la Prima Guerra Sannitica (343-341 a.C.), venne realizzata una rete fortificata sulla cima delle montagne a controllo del Sannio. La fortificazione di Terravecchia, sulla montagna di Sepino, fu uno degli ultimi baluardi sannitici a tenere il controllo della piana fino alla sconfitta romana del 293 a.C.

La popolazione rimasta si spostò nella valle del Tammaro e successivamente si alleò contro i Romani all’arrivo di Pirro, e durante le Guerre Puniche approfittando del passaggio di Annibale. Finito il conflitto, i Romani vollero a tutti i costi smembrare il Sannio, confiscando territori, fondando colonie latine e isolando diverse tribù. La subalternità delle popolazioni sannitiche nei confronti dei privilegi posseduti dai cittadini romani portò ad un ulteriore conflitto che si risolse con la status di cittadini romani inizialmente concesso a tutti coloro che non si erano armati contro Roma.

La riorganizzazione territoriale di Saepinum, il cui nome deriva da saepire (recintare) per la sua attività transumante, non riguardò solo aspetti economici, come l’agricoltura specializzata o la transumanza su vasta scala, ma anche un assetto urbano urbano a cardi e decumani che continuerà ad ampliarsi fino a raggiungere l’apice in età augustea. Gli scavi di Saepinum hanno restituito quattro porte di accesso alla città, di cui tre ancora con archi e un foro a pianta rettangolare, la cui pavimentazione a lastroni è ancora visibile. Il foro era circondato da edifici pubblici, tra cui la curia, il capitolium e la basilica. L’insediamento romano possedeva un macellum (area destinata al mercato) e tre terme, oltre al teatro, che poteva ospitare ca. 3000 spettatori, e del quale ancora oggi sono visibili sia la scena che la platea.

La presenza di famiglie influenti, portò Saepinum a diventare parte della tribù Voltinia, una delle trentacinque circoscrizioni di cui si serviva Roma per i tributi, le elezioni e la leva. Tuttavia, l’accentramento di ricchezza in mani di pochi, porta la città a peggiorare le sue condizioni economiche tra la fine del I e l’inizio del II sec. d.C., tanto che lo stesso imperatore interverrà nella questione economica. Saepinum continuò a vivere un discreto periodo, anche di rinnovamento edilizio, fino alla fine del IV sec. a.C. La sua popolazione continuò a sopravvivere grazie alla pastorizia, fino ad avere una battuta di arresto durante la guerra greco-gotica (535-553 d.C.) che portò, tra le conseguenza, un calo demografico.

Diventata capoluogo della provincia del Sannio nella seconda metà del IV secolo, Saepinum diventa sede vescovile all’inizio del VI secolo divenendo poi parte del Ducato longobardo di Benevento. Proprio la guerra tra l’imperatore Costante II e i Longobardi causò alla devastazione del territorio nella seconda metà del VII secolo, facendo perdere a Saepinum la sua importanza. A seguito delle dominazioni di Bulgari, Saraceni e Normanni, nel IX/X secolo la popolazione si spostò nell’attuale centro di Sepino, allora chiamato Castellum Sepini, mentre la valle del Tammaro con l’antico insediamento si trasformò in un’area paludosa, in quella che oggi corrisponde a località Altilia.

di Chiara Lombardi (da mediterraneoantico.it)

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