Dopo i porci

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I racconti di Vincenzo Colledanchise hanno la maturità che solo il trascorrere del tempo può produrre

di Vincenzo Colledanchise

11 ottobre 2023

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Quell’anno aveva nevicato molto ed era stato cosparso il terreno di letame, ragion per cui le piante di mele si mostravano rigogliose, tanto che Natangelo le osservava quasi rapito, contemplando la loro lucente bellezza: mele limoncelle, mele gelate e mele zitelle.
Decise di coglierle di mancanza, ad inizio d'ottobre, si sarebbero conservate per tutto il lungo inverno. 
Col suo fedele asinello, munito di bigonce, si recò per ben tre giorni consecutivi nella Valle delle Canne per andare a cogliere quei copiosi frutti.
Li depose nel fondaco adagiandoli con cautela sul pavimento di cotto, sotto il “cascione”, nel soffitto, sull’impalcato, nel sottoscala.
Non sapeva proprio dove metterle più, le aveva riposte anche sotto i letti e alla base della credenza. 
Si rese conto che non poteva lasciare altre mele residue nelle bigonce, si sarebbero infradiciate. Allora Natangelo, con finto altruismo ne dispensò a tutti vicini, non abituati a ricevere doni da quell’ uomo da tutti ritenuto avaro. 
Qualche giorno dopo dovendosi recare all’Ufficio postale per riscuotere la pensione, vi andò carico di due grossi canestri pieni di mele.
Durante la fila ne dispensò diverse e giunto presso lo sportello disse alle impiegate: “Signorine, le volete queste mie mele?”   “Quest’anno ne ho raccolte tante: non so proprio dove metterle, ho riempito tutti gli angoli di casa, la soffitta è sovraccarica ed ho paura che crolli, i vicini sono sazi e i porci non vi dico…”.
Allora, una delle due signorine allo sportello, mentre ritirava il suo canestro, ebbe a replicargli umilmente: "Beh, visto che i vostri porci non ne vogliono proprio più, datele pure a noi ”! 
Era la prima volta in paese che quelle temute impiegate che dispensavano tanti soldi ai pensionati avevano l’umiltà di porsi gerarchicamente finanche dietro i porci.

di Vincenzo Colledanchise

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